Ticino

Iniziativa sulla legittima difesa: ‘informazione oggettiva’, 'no'

Pollice verso della Cancelleria dello Stato al reclamo del ‘Ghiro’. Il ‘Guastafeste’ ribadisce: "Quell'opuscolo è fuorviante".

(TiPress)
31 gennaio 2020
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“Da un esame dell’opuscolo informativo nel suo complesso emerge che il cittadino può farsi un’idea dell’oggetto posto in votazione senza influenze inammissibili”. L’opuscolo – distribuito dal Cantone ai cittadini in vista della votazione, il 9 febbraio, sull’iniziativa popolare ‘Le vittime di aggressioni non devono pagare i costi di una legittima difesa’ – “garantisce un’informazione oggettiva e completa perlomeno negli aspetti essenziali ed è allestito in modo conforme alla legge e nel rispetto dei requisiti di obiettività imposti dal Tribunale federale”. Per queste e altre ragioni “si chiede di respingere il reclamo”.

La richiesta, indirizzata al Servizio dei ricorsi del governo, arriva dalla Cancelleria dello Stato. Il reclamo è quello indirizzato il 19 gennaio all’Esecutivo cantonale dal losonese Giorgio Ghiringhelli, primo firmatario dell’iniziativa. Reclamo con cui il ‘Guastafeste’ contesta la pubblicazione – nell’opuscolo – di una delle motivazioni elencate a sostegno del ‘no’ e cioè che il testo dell’iniziativa popolare che propone di mettere a carico del Cantone le spese procedurali in caso di assoluzione da reati commessi per legittima difesa – estendendo in pratica quanto oggi previsto per le difese d’ufficio a quelle rappresentate da avvocati di fiducia – violi il diritto federale.

Il testo dell’opuscolo, scrive la Cancelleria dello Stato/Servizio dei diritti politici nelle tre pagine di osservazioni al reclamo, “rileva che in alcune situazioni l’iniziativa popolare propone una soluzione di rimborso che si contrappone al disciplinamento del diritto federale”. Questa considerazione, tiene a puntualizzare la Cancelleria, “non equivale certo a misconoscere la decisione del Gran Consiglio sulla ricevibilità dell’iniziativa popolare o a sostenere che quest’ultima dovesse essere dichiarata irricevibile dal parlamento”. Tuttavia “anche un’iniziativa popolare ricevibile, a dipendenza di come sia applicata, potrebbe in determinati casi porsi in contrasto con il diritto federale”. Insomma, l’opuscolo “non indica che l’iniziativa popolare viola il diritto federale: essa si limita a sollevare il tema della violazione del diritto federale solo riguardo ai ‘casi semplici e bagatellari’”. Ciò che l’iniziativa chiede verrebbe infatti applicato anche per i casi appena citati.

'Casi semplici e bagatellari'

L’opuscolo, continua la Cancelleria, “presenta anche la questione della compatibilità dell’applicazione dell’iniziativa popolare con il diritto federale poiché è stata un tema di discussione”. L’indicazione, contenuta nel documento informativo per i cittadini, che ‘l’iniziativa prevede una soluzione di rimborso delle spese che viola il diritto federale’ “fa chiaramente riferimento ai casi semplici e bagatellari che non sono rimborsati nemmeno in caso di assoluzione”.

Il consulente giuridico del Gran Consiglio, nel proprio parere del gennaio 2017, ricorda la Cancelleria, “aveva espresso le medesime perplessità sostenendo una possibile disparità di trattamento nei confronti degli altri imputati che al di fuori del contesto dell’articolo 1 (della legge confezionata dagli iniziativisti, ndr) non beneficerebbero della prestazione positiva voluta dai promotori dell’iniziativa”. Il consulente “aveva quindi concluso che solo in apparenza l’iniziativa non è in contrasto con il diritto superiore”.

Sul tema della compatibilità con il diritto federale, prosegue la Cancelleria, si era chinata anche la commissione parlamentare ‘Giustizia e diritti’ due anni dopo. Sia nel rapporto di maggioranza sia in quello di minoranza, nel quale “erano state avanzate analoghe perplessità”. La replica del ‘Guastafeste’ non si è fatta attendere.

Ghiringhelli ribadisce: l’opuscolo inganna gli elettori

“L’autorità competente è il Consiglio di Stato, non la Cancelleria dello Stato”. E ribadisce: “Certamente il testo dell’opuscolo così come concepito ha indotto svariati elettori a votare in maniera contraria all’iniziativa popolare, siccome indotti a credere che la proposta fosse lesiva del diritto federale”. Vede, contesta e rilancia Giorgio Ghiringhelli, primo firmatario dell’iniziativa ‘Le vittime di aggressioni non devono pagare i costi di una legittima difesa’.

Perché la risposta della Cancelleria (vedi articolo sopra) non lo soddisfa per niente. E il ‘Guastafeste’ la sua insoddisfazione, sia per il modo sia per il merito della risposta, la affida a una raccomandata di tre pagine inviata ieri al Consiglio di Stato: “Visto il carattere del reclamo contro gli atti di procedura preparatoria (l’opuscolo informativo del Consiglio di Stato che vede scritto come l’oggetto violi il diritto federale, ndr), impostato all’urgenza, e considerato che gli elettori stanno già votando, il Servizio dei ricorsi doveva preparare subito una decisione all’indirizzo del Consiglio di Stato”. Pertanto, “si chiede di procedere in tal senso evitando di chiedere un’ulteriore presa di posizione alla Cancelleria dello Stato”.

'Cancelleria di Stato malvenuta'

Fin qui siamo al modo. È quando si entra nel merito che partono le bordate: “La Cancelleria dello Stato è malvenuta. Dalla lettura globale, nell’ottica di un cittadino medio, si vuol dare l’impressione certa che l’iniziativa popolare sia contraria al diritto federale”. Ed è su questo fatto che piccona ancora Ghiringhelli. Nel senso che “l’iniziativa popolare, come già si è detto nel reclamo, ha fatto l’oggetto di un esame completo di ricevibilità, che non solo è stato positivo e non è stato oggetto di ricorsi al Tribunale federale, ma non ha avuto un sol voto contrario in Gran Consiglio”.

Ciò detto, “l’implicito voler argomentare come per le iniziative popolari federali, ove spesso si afferma che tali proposte violano il diritto internazionale, è specioso”. Nel rapporto del consulente giuridico del Gran Consiglio sulla ricevibilità, insiste, “si legge che ‘il quadro giuridico riferito al patrocinio in ambito penale sia definito in modo chiaro dal Codice di procedura penale, lo stesso sembra non escludere la possibilità che un singolo Cantone regolamenti il finanziamento della difesa (...) e decida di erogare una prestazione positiva di natura pecuniaria ad hoc’”.

'Erroneamente perentorio'

E, sempre in merito al diritto superiore, il losonese se la prende sulla questione dei casi bagatellari (leggi sempre articolo a fianco). Il Tribunale federale, ricorda, “annulla una disposizione cantonale solo se non si presta ad alcuna interpretazione conforme al diritto costituzionale o al diritto federale di rango superiore”. Appoggiandosi a ciò, rileva come “la semplice circostanza che in singoli casi la disposizione impugnata possa essere applicata in modo lesivo della Costituzione non conduce di per sé al suo annullamento da parte del Tf”. Per questo, il rinvio ai casi bagatellari “è fuorviante. Quand’anche fosse lesivo del diritto federale (...) trattandosi di un aspetto marginale, ossia uno dei ‘singoli casi’ fra molti, non invalida in alcun modo il castello dell’iniziativa che mantiene la sua validità”. Insomma, scrivere nell’opuscolo “violazione del diritto federale” è “erroneamente perentorio”.

E sulla questione inerente alla disparità di trattamento? “Nemmeno questo termine giuridico poteva essere usato nel volantino”, scrive Ghiringhelli. “La decisione che accerta la compatibilità con tale principio è quella del Gran Consiglio preavvisata dal proprio giurista di allora”. Che nel 2017 scrisse: “Quand’anche vi fossero gli estremi per ritenere violata la parità di trattamento, va comunque detto che il Tribunale federale è solitamente restio e condanna per prassi unicamente le discriminazioni insostenibili o arbitrarie, che ben differiscono dal testo in esame”. E ancora: “Giacché l’iniziativa sembrerebbe non contrastare o limitare il citato diritto sociale istituito dalle rispettive leggi federali ma si prefigge semmai di estendere la prestazione positiva erogata dallo Stato, la stessa non appare in contrasto con il diritto superiore”.

Forte, ancora, di queste considerazioni Ghiringhelli ribadisce, in conclusione, la bontà del suo reclamo.

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