Tutte le persone licenziate si occupavano del mercato italiano ed erano impiegate nel Sottoceneri
Ubs licenzierà 20 persone in Ticino tra Lugano e Chiasso. Tutte si occupavano del mercato italiano. A darne notizia sono le Cronache della Svizzera italiana della Rsi.
Dove possibile l'azienda ha proceduto a dei prepensionamenti, nel restante dei casi i licenziamenti sono stati accompagnati da piani sociali con assistenza al personale per la durata di un anno.
La misura è stata comunicata oggi ai collaboratori tramite colloqui, ha confermato il direttore regionale di Ubs Luca Pedrotti: «Sono decisioni molto difficili da prendere. Vi è però anche la responsabilità di assicurare gli altri posti di lavoro nel lungo termine», precisa Pedrotti, aggiungendo che «a coloro che hanno raggiunto il limite d’età per poterlo fare è stata data la possiblità di andare in prepensionamento, mentre per le altre persone abbiamo predisposto dei piani sociali con la durata massima di 12 mesi per trovare soluzioni interne o ricollocamento». In pratica i dipendenti colpiti da questa decisione «rimarranno sotto contratto fino a un anno, periodo durante il quale potranno svolgere corsi di riqualifica e ambire così a posizioni che si potrebbero aprire all’interno dell’azienda. Ovviamente non tutti potranno essere ricollocati all’interno di Ubs».
La decisione tocca, come detto, personale a contatto con la clientela di oltre confine: «C’era la necessità di trovare una migliore gestione dei costi in relazione anche all’evoluzione dei rapporti con il mercato italiano, con cui l’interazione è complicata. C’è inoltre una forte pressione sui margini», aggiunge ancora Pedrotti.
«Non mi sorprende, purtroppo, considerato che il mercato italiano langue e non cresce», afferma da noi contattato Franco Citterio, direttore dell'Associazione bancaria ticinese (Abt). Oltre a ciò, «c'è una difficoltà di accesso al mercato, molto limitato e che non permette ai nostri consulenti di muoversi liberamente», aggiunge. Ostacoli che riguardano l'intera piazza finanziaria ticinese. «È ancora un mercato primario, ma a noi interessa favorire le banche che possono operare dalla Svizzera nei confronti del cliente italiano. La succursale prevista dalla legislazione italiana non è certamente una soluzione». È il preludio di qualcosa di più grave?. «Non è l'unica notizia del genere negli ultimi anni. Gli effettivi stanno calando lentamente e si cerca di farlo in modo socialmente sostenibile», commenta ancora Citterio.