I due giovani granconsiglieri socialisti si candidano in tandem alla presidenza del partito: 'Saremo meno in palazzo e più in piazza'
Maglione rosso lui, in verde lei. L’annuncio ufficiale è una dichiarazione d’intenti a tutti gli effetti. Laura Riget, deputata, classe 1995 e Fabrizio Sirica, classe 1989, vicepresidente e pure lui granconsigliere sciolgono le riserve e, a colloquio con ‘laRegione’, lanciano la propria corsa in tandem alla co-presidenza del Partito socialista in vista del Congresso convocato per il 16 febbraio a Massagno. Per un Ps «profilato a sinistra, organizzato ed entusiasta», dice Riget. «Che sia più in piazza e meno nel palazzo, che faccia proposte anche azzardate. Non solo andando a rimorchio con i referendum, ma proponendo più iniziative da lanciare», aggiunge Sirica. Un Ps «di lotta», ma anche di governo. Però «senza appiattirsi su linee filogovernative».
Riget: Fabrizio ed io facciamo parte di una generazione con prospettive decisamente meno rosee rispetto a quelle che avevano i nostri genitori. Il futuro della nostra generazione è incerto: il lavoro è sempre più precario e oltre a quella ambientale c’è un’emergenza sociale. In questo contesto è necessario un Partito socialista ticinese forte, profilato, capace di proporre soluzioni al problema di fondo e il problema di fondo è il nostro sistema economico, che privilegia il profitto di pochi anziché il benessere di tutti. Ritengo che noi due insieme possiamo contribuire alla ricerca di queste soluzioni ed è per questo che ci siamo messi a disposizione come co-presidenti per la successione di Igor Righini, che teniamo a ringraziare per l’importante lavoro fatto in questi quattro anni.
Sirica: La linea adottata dal Ps sulle cosiddette riforme fisco-sociali recenti e su altri temi era ed è chiara. Occorre però profilarsi maggiormente. E credo che la giovane età di Laura e del sottoscritto, la nostra voglia di fare, di cambiare le cose per non limitarsi alla ‘governance’ della politica, e il nostro entusiasmo possano dare ulteriore slancio al Ps, un partito che deve ritrovare coraggio, facendo anche proposte azzardate e che non deve reagire unicamente a quelle provenienti dalla destra o dal centrodestra. Un partito dunque ancor più propositivo di oggi, che deve avere una visione della società anche sul lungo termine, in grado poi di trasmetterla all’esterno affinché sempre più persone si riconoscano, o tornino a riconoscersi nei valori del Partito socialista, come la solidarietà, come la giustizia sociale, che non può prescindere da un’equa (ri)distribuzione della ricchezza. Vorremmo quindi un partito profilato a sinistra, non per una questione ideologica, ma per rispondere alle necessità odierne del Paese e di buona parte della sua popolazione. Le difficoltà del mondo del lavoro, la diffusione del precariato e di salari assorbiti in buona parte dalla spesa per i premi di cassa malati e l’affitto necessitano di risposte molto nette da parte della politica e da parte dello Stato.
Sirica: Alle elezioni federali abbiamo vinto come area e questo per noi è comunque importante. I Verdi non sono nostri avversari politici, ma nostri alleati e lo sottolineiamo. È però vero che il risultato del Ps in termini di voti è tra i peggiori della storia del nostro partito, cosa che non vogliamo e non dobbiamo minimizzare. Quindi c’è una difficoltà. Ora, pensando alle prossime elezioni comunali penso che sia necessario riproporre un discorso di area proprio per dare delle risposte ai bisogni dei ticinesi. È però urgente e necessaria anche una risalita del Ps. Il nostro partito deve poter rappresentare la comunità di sinistra: deve essere un punto di riferimento di questa comunità, nella quale si riconosce comunque un’ampia fetta della popolazione.
Riget: La grande attenzione dell’opinione pubblica verso il tema ambientale ha sicuramente portato beneficio anche in termini elettorali ai Verdi, nonostante il Partito socialista sia da sempre impegnato a favore di una politica ambientale incisiva. In occasione delle recenti ‘federali’ gli ecologisti hanno inoltre saputo veicolare un’immagine giovanile e dunque dinamica del partito. Cosa che forse è un po’ mancata al Ps. Da questo punto di vista la nostra co-presidenza potrebbe essere funzionale.
Riget: Penso che il modello della co-presidenza sia molto interessante, anche perché permette di conciliare meglio l’impegno politico con gli impegni professionali e privati. Il carico di lavoro per un solo presidente, come ha sostenuto anche Righini, è oggi notevole. Evidentemente una co-presidenza non la si può improvvisare. Fabrizio ed io siamo sulla stessa lunghezza d’onda, collaboriamo da tempo su diversi temi. Una co-presidenza ma una voce sola, qualora il Congresso approvasse la nostra candidatura.
Sirica: Giovani, un uomo e una donna: ritengo che la nostra candidatura sia coerente con la visione progressista del Ps della società e con lo spirito di rinnovamento voluta dall’attuale dirigenza del partito. Laura ed io ci conosciamo da anni e insieme stiamo lavorando anche al documento che presenteremo per spiegare motivi e obiettivi della nostra candidatura alla presidenza del partito, una co-presidenza che secondo noi potrebbe essere un valore aggiunto, non un limite.
Riget: Non vogliamo imporre una linea unica all’interno del partito. Pensiamo che sia molto importante favorire il dibattito tra le varie idee, anche per trovare una visione più ampia per progetti futuri. Però bisogna essere consapevoli che all’interno di un partito ci sono ruoli diversi: il consigliere di Stato ha un determinato ruolo, il gruppo parlamentare ne ha un altro, la presidenza e la direzione del partito ne hanno ancora altri. Quindi non si tratta di sconfessare il proprio consigliere di Stato. Bertoli essendo in governo ha la funzione di trovare dei compromessi. Noi, come base, come presidenza, non dobbiamo necessariamente condividere. Il nostro ruolo è un altro: più di fare opposizione, che di appiattirsi su una linea eccessivamente governativa.
Sirica: Un eccessivo appiattimento su posizioni filogovernative a mio modo di vedere ha fatto perdere credibilità al partito verso l’elettorato. Serve remare tutti dalla stessa parte, ma sono sicuro che con Manuele Bertoli si possa ragionare bene.