Ticino

Elezione magistrati, altri ritocchi alla procedura

Gli esperti si limiteranno a dire se un candidato è 'idoneo' o no. Salta l'avverbio 'particolarmente'. I deputati rinunciano all'audizione dei candidati

29 ottobre 2019
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La commissione parlamentare ‘Giustizia e diritti’ – d’intesa con gli esperti chiamati a esprimere all’attenzione dell’autorità di nomina dei magistrati, cioè il Gran Consiglio, un parere sulle nuove candidature – ritocca la procedura di valutazione degli aspiranti procuratori pubblici e giudici.

I periti non formuleranno più il giudizio “particolarmente idoneo”. Vi rinunciano. Si limiteranno quindi a dire se sul piano della preparazione tecnico-giuridica il candidato (o la candidata) è, secondo loro, “idoneo” a ricoprire la carica. A sua volta la ‘Giustizia e diritti’, e meglio la propria sottocommissione ‘Elezione magistrati’ rinuncerà alle audizioni di coloro che ambiscono a entrare al Palazzo di giustizia: saranno organizzate e condotte unicamente dagli esperti. I quali in vista della designazione di un pp o di un giudice incontreranno la sottocommissione per illustrare o chiarire ulteriormente i motivi per cui hanno ritenuto idonei certi candidati e altri no. Tenendo ovviamente conto (anche) dell’opinione dei periti, la sottocommissione considererà aspetti diversi da quelli di natura tecnica. E questo «per proporre al plenum del Gran Consiglio l’elezione di un candidato o di una candidata che possa soddisfare i criteri su cui si fondano i giudizi degli esperti e i criteri, come quello di un’equa rappresentanza in magistratura delle varie sensibilità politiche, su cui si basano le valutazioni dei deputati-commissari», afferma, interpellato dalla ‘Regione’, il socialista Carlo Lepori, presidente della ‘Giustizia e diritti’ nonché della sottocommissione.

L’incontro con i cinque periti

Il nuovo modus operandi, aggiunge Lepori, «è stato deciso dopo la riunione che abbiamo avuto tre settimane fa con la Commissione di esperti indipendenti». Cinque periti: Agnese Balestra-Bianchi, ex giudice alla testa del Tribunale penale cantonale; Giorgio Bomio-Giovanascini, giudice del Tribunale penale federale; Mauro Dell’Ambrogio, già segretario di Stato per la formazione, la ricerca e l’innovazione; Ivo Eusebio, ex giudice del Tribunale federale a Losanna e Silvia Torricelli, avvocato e notaio, ex magistrato dei minorenni e già giudice d’Appello. «Con loro abbiamo avuto un’ampia e stimolante discussione – riprende Lepori –. Nei rapporti che ci trasmetterà, la Commissione di esperti si pronuncerà solo sull’idoneità di questo o quel candidato, spiegando perché lo ritiene “idoneo” o “non idoneo”, come del resto prevede la legge. Ha infatti deciso di rinunciare alla formula “particolarmente idoneo”». Salta dunque l’avverbio: «D’ora in poi una persona sarà considerata dai periti idonea o no a svolgere la funzione di procuratore oppure di giudice». Il che, evidenzia il coordinatore della ‘Giustizia e diritti’, «dovrebbe allargare la rosa dei papabili. Il giudizio “particolarmente idoneo” potrebbe condizionare le scelte della commissione parlamentare e della sua sottocommissione, indirizzandole sui candidati che gli esperti hanno considerato non soltanto idonei, ma “particolarmente idonei”, che di solito sono una minoranza rispetto a quelli ritenuti semplicemente “idonei”».
Dal canto suo la sottocommissione della ‘Giustizia e diritti’ non sentirà più gli aspiranti magistrati. Tuttavia, puntualizza Lepori, «incontreremo regolarmente gli esperti, ai quali potremo chiedere le impressioni che hanno dei candidati dopo averli ascoltati o perché hanno ritenuto una candidatura idonea e un’altra no». In occasione dell’elezione di un giudice o di un procuratore, prosegue il parlamentare, «quello dei periti resterà un giudizio prettamente tecnico. La nostra valutazione, quali deputati-commissari, sarà per esempio finalizzata a garantire in seno alla magistratura, nel limite del possibile, un’equa rappresentanza di genere, regionale e politica per evitare che vi sia un ufficio giudiziario ‘monocolore’». L’obiettivo, sottolinea Lepori, «è che al plenum del Gran Consiglio la commissione ‘Giustizia e diritti’ e la sua sottocommissione ‘Elezione magistrati’ propongano candidature condivise anzitutto al loro interno. E che giungano a proporre un numero di candidati pari a quello dei posti messi a concorso, fermo restando che, come ora, saranno liberi di sottoporsi al voto del plenum anche quei candidati non preavvisati favorevolmente da commissione e sottocommissione».

La ‘Giustizia e diritti’ è stata istituita quest’anno con l’entrata in vigore in maggio della riformata Legge sul Gran Consiglio. «Siamo ancora in una fase di rodaggio – ricorda il suo presidente –. Pensiamo comunque di aver tratto qualche insegnamento dalle, poche, esperienze sin qui fatte. Siamo sulla buona strada? Lo spero».