Ticino

Nomina toghe, Lepori: troveremo il modus operandi ideale

Parla il presidente della 'Giustizia e diritti' dopo la spaccatura della commissione parlamentare sul rapporto per la successione della pp Bergomi

18 giugno 2019
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«Il mio auspicio – dice il deputato socialista Carlo Lepori – è che in futuro quando si tratterà di nominare un magistrato si proponga al plenum del Gran Consiglio l’elezione di un solo candidato». Non sarà così per l’imminente designazione del o della subentrante della procuratrice pubblica Fiorenza Bergomi, presto giudice al Tribunale penale federale. La nomina è prevista la settimana prossima quando tornerà a riunirsi, ultima seduta prima della pausa estiva, il Legislativo cantonale. Al quale la neonata commissione parlamentare ‘Giustizia e diritti’, presieduta dal granconsigliere del Ps, di papabili alla carica di pp ne indica tre. Solo che il relativo rapporto non è stato firmato da tutti e diciassette i membri della ‘Giustizia e diritti’. Lo hanno sottoscritto in undici. La maggioranza. D’accordo. Tuttavia la mancanza di unanimità segna per la commissione una partenza infelice. Perlomeno agli occhi di chi confida(va) – grazie proprio alla ‘Giustizia e diritti’, voluta dal parlamento e formalmente istituita dalla nuova Legge sul Gran Consiglio in vigore dallo scorso mese – in un reclutamento delle toghe in Ticino più ordinato del recente passato, senza polemiche partitiche. Il motivo della ‘spaccatura’? La sottocommissione ‘elezione magistrati’ della ‘Giustizia e diritti’, sottocommissione coordinata pure questa da Lepori, aveva individuato due candidati, dei sette in corsa alla poltrona di procuratore, da sottoporre all’autorità di nomina, il Gran Consiglio appunto. Due segretari giudiziari aspiranti pp. Dalla Commissione di esperti uno, di area socialista, è stato ritenuto ‘particolarmente idoneo’; l’altro, in quota Lega, ‘idoneo’. La maggioranza della ‘Giustizia e diritti’ ha deciso però di proporre al parlamento anche un terzo papabile: un avvocato penalista, senza un partito di riferimento, che gli esperti hanno considerato ‘particolarmente idoneo’. Un modo di procedere che come scritto non ha fatto l’unanimità in commissione.

L’inizio non è dei più incoraggianti, condivide presidente Lepori?

Be’, sarebbe stato meglio evitare questa situazione. Che comunque non enfatizzerei. Ricordo che per legge è la commissione ‘Giustizia e diritti’, e non la sua sottocommissione ‘magistrati’, che fa al plenum del Gran Consiglio le proposte di elezione. Ha dunque sfruttato le sue prerogative. Aggiungo che in questa circostanza i tempi erano stretti. Si è deciso di allestire il dossier – che significa audizione dei candidati e discussione, il tutto avvenuto in poche settimane – per l’ultima seduta parlamentare prima della pausa estiva e ciò per garantire il più rapidamente possibile alla Procura il sostituto o la sostituta di Bergomi. In ogni caso faremo all’interno della ‘Giustizia e diritti’ le opportune riflessioni, alla luce di questa prima esperienza, per chiarire bene i ruoli di commissione e sottocommissione e trovare il ‘modus operandi’ ideale.

Se per legge, come ha ricordato, è la commissione che indica al Gran Consiglio quei candidati che reputa meritevoli di essere eletti, la stessa è pertanto libera anche di ribaltare le proposte della propria sottocommissione...

È libera di farlo, ma così, secondo me, non agevolerebbe le decisioni del plenum del Gran Consiglio. In parlamento l’elezione di un giudice o di un procuratore diventerebbe nuovamente, temo, argomento di dibattito/scontro fra partiti, cosa che nuocerebbe all’immagine della magistratura nel suo insieme. Anche se il Gran Consiglio può e potrà optare per aspiranti magistrati non preavvisati favorevolmente dalla commissione, personalmente auspico che in futuro la ‘Giustizia e diritti’ proponga al parlamento l’elezione di un solo candidato quando è in ballo la nomina di un magistrato oppure di due o più candidati quando occorre designare due o più magistrati. Insomma: un posto, un candidato. Il lavoro della commissione risulterebbe chiaro e credibile verso il Gran Consiglio. La premessa è che già la sottocommissione proponga al plenum della ‘Giustizia e diritti’ uno o più candidati, a seconda dei posti a concorso, e che lo faccia con argomenti validi affinché le proprie indicazioni siano condivise dall’intera commissione.

In questa tornata la sottocommissione ha tuttavia proposto un papabile giudicato ‘soltanto’ idoneo dagli esperti.

La Commissione di esperti, e anche qui richiamo la legge, è tenuta a stabilire l’idoneità degli aspiranti magistrati a ricoprire la carica dal profilo tecnico, tenendo conto della loro preparazione scientifica. La valutazione ‘particolarmente idoneo’ è stata introdotta, in un secondo tempo, nella prassi. Per legge però un candidato è idoneo o non lo è. Come ‘Giustizia e diritti’ abbiamo considerato e considereremo il parere dei periti, che comunque non è vincolante. Peraltro nel formulare i nostri preavvisi al Gran Consiglio consideriamo altri fattori, oltre a quello tecnico. Con la Commissione di esperti, recentemente rinnovata nei suoi tre quinti, avremo ad ogni modo un incontro.