La pp Margherita Lanzillo ha annunciato la chiusura dell'inchiesta alle parti. Cadono le accuse di usura e truffa a carico dell'ex responsabile operativo
I reati più gravi sarebbero destinati a cadere. Per l’ex responsabile operativo dell’agenzia di sicurezza Argo 1, Marco Sansonetti, non si configurerebbero né le accuse di usura, né quelle di truffa e di falsità in documenti. Lo ha comunicato alle parti la procuratrice pubblica Margherita Lanzillo – ne dà notizia il ‘Caffè’ – annunciando la chiusura dell’inchiesta a carico del responsabile della ditta incaricata dal Cantone per tre anni della sorveglianza dei centri per richiedenti l’asilo, come noto senza la necessaria autorizzazione da parte del Consiglio di Stato e per un mandato complessivo di quasi tre milioni e mezzo di franchi. Nell’ambito del pagamento in nero dei salari ai dipendenti, Lanzillo ipotizza un decreto d’accusa o un atto d’accusa soltanto per infrazione alla legge sull’Avs e la previdenza professionale.
Decreto d’accusa o promozione di accusa anche per la vicenda dell’ammanettamento ad una doccia di un giovane eritreo, episodio che risale al gennaio 2017 al centro di Camorino. Lanzillo ha preso in considerazione i reati di abuso di autorità e coazione, mentre cade il sequestro di persona, precisa ancora il domenicale. Ad ammanettare il giovane fu la Polizia cantonale (Sansonetti arrivò dopo), e a carico di tre poliziotti vi è ancora un’inchiesta aperta in mano al procuratore generale Andrea Pagani. Resta aperta anche l’inchiesta a carico dell’amministratore della Argo 1, Davide Grillo, che deve rispondere sulla questione dei salari in nero.
Decreto d’abbandono in vista – infine – per l’accusa a Sansonetti di aver messo in pericolo la salute di uno degli ex dipendenti, che al Centro di Peccia aveva contratto la tubercolosi.