Ticino

Targhe clonate in Serbia, ma la multa arriva in Ticino

Ne parla anche il Blick, che riprende un servizio della Regione, e consiglia alle vittime di denunciare la falsificazione delle targhe e non pagare le multe

30 gennaio 2019
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Ticinesi ‘perseguitati’ da società di incasso elvetiche che, anche al ritmo incalzante di due lettere al mese, minacciano di passare alle maniere forti, se non si paga un presunta ‘multa’ in Serbia per posteggio. È successo a due donne del Sopraceneri che in Serbia non sono mai state (vedi servizio nei correlati). Allegato al sollecito di incasso – che non è emesso dalla locale polizia ma da una società privata di parcheggio – ci sono più foto che ritraggono un’autovettura con targhe ticinesi, in un posteggio che non è stato pagato. Ci sono data, ora e luogo dell’infrazione. E la ‘minaccia’ di passare ad un precetto esecutivo, se non si paga subito. Chi ha ricevuto le ‘multe’ da onorare, non è mai stato in Serbia, non ha mai immatricolato le autovetture fotografate, ma ha effettivamente quei numeri di targa, che qualcuno ha falsificato e usa nei Balcani.

Ora ne parla anche il Blick, che riprende la Regione e racconta anche un nuovo caso, sempre ticinese, accaduto alla consigliere comunale di Bioggio Elisa Morena Ferrari, che si è vista recapitare una multa di parcheggio da Roma, ma lei era al Triathlon in Ticino. 

Il Tcs: Si devono fornire le prove ed è meglio denunciare in polizia 

Qualche caso è arrivato anche al Touring Club Svizzero, al giurista Paolo Ferrazzini. Il responsabile Servizio giuridico Bellinzona di Assista Protezione giuridica SA ci spiega che cosa è meglio fare in questi casi. «Spesso si tratta di posteggi gestiti da ditte private, quindi ci muoviamo in ambito civilistico e non penale, non essendoci un’infrazione del codice stradale serbo e una multa emanata dalla polizia», spiega il giurista. Chi è certo che la sua vettura non era in quel posto, deve farsi avanti con la ditta di incasso e dimostrarlo: «È opportuno inviare una lettera raccomandata, allegando le prove che quel giorno la vettura era in Svizzera. Ad esempio una testimonianza di un parente o meglio ancora di un conoscente con una copia di un documento d’identità». Consigliabile reagire subito, piuttosto che stracciare e gettare via le richieste di incasso. «Così se vi sarà un seguito, si avrà a disposizione un valido elemento per controbattere», spiega. Se la targa è corretta ma non l’autovettura, si può coinvolgere la Sezione della circolazione chiedendo di confermare che con quella targa non era immatricolato quel mezzo ritratto nella fotografia. E per evitare qualsiasi altro problema, il giurista Ferrazzini, consiglia anche una denuncia in polizia contro ignoti per falsificazione di targhe. «Così se quel veicolo con targhe falsificate dovesse creare problemi, il vero titolare di quella targa avrà le carte in regola», conclude.