Cure a domicilio, il deputato e presidente dell'0rdine dei medici: il settore va bene così. Il sindacalista e promotore dell'iniziativa: sono allibito!
No, Franco Denti non ci sta. L’iniziativa cantonale promossa dalla Commissione sanitaria, che chiede una modifica della Legge federale sull’assicurazione malattie (Lamal) che permetta ai Cantoni che lo desiderano di effettuare una pianificazione degli spitex anche privati, per il deputato e presidente dell’Ordine dei medici «è un pasticcio». Eppure, in calce al testo esaminato ieri dalla Commissione della gestione, la sua firma c’è. «Mi copro il capo di cenere – risponde Denti raggiunto dalla ‘Regione’ – ma ho firmato questa iniziativa per avere l’occasione di approfondire il tema». Una volta fatto, «mi sono reso conto che è davvero lacunosa e al suo interno ci sono parecchi errori concettuali». Innanzitutto il fatto che «i servizi di interesse generale, i nostri 6 Sacd, sono già pianificati di fatto osservando la legge specifica. Mentre gli spitex privati, seppur presenti in numero elevato, forniscono poche prestazioni in rapporto alla globalità della spesa Lamal». Senza dimenticare, insiste, che «i privati a volte colmano delle lacune presenti nei Sacd di interesse generale, come le fasce notturne, i sabati e le domeniche». Tutto ciò, ma non solo come vedremo, ha portato il presidente dell’Ordine dei medici a bocciare un’iniziativa che «se arrivasse a Berna, farebbe ridere tutti». Nel senso che «nel testo (con primo firmatario Raoul Ghisletta, ndr) si pongono due domande: se le prestazioni a domicilio sono svolte esclusivamente da personale qualificato e se le ore svolte e le prestazioni fatturate dagli spitex concernono davvero e solo ambiti Lamal». Ebbene, per Denti «la prima non sta in piedi, l’Ufficio del medico cantonale esercita il suo ruolo di vigilanza sugli operatori, così come gli assicuratori. E in più, ci sono i medici che prescrivono le cure. Non metterebbero mai un proprio paziente nelle mani di una persona non valida». E la seconda questione? Niente da fare nemmeno qui: «È chiaro che non è così. C’è tutto il settore dell’aiuto domestico, che non è una prestazione Lamal. Faccio fatica a comprendere il senso di inviare una domanda del genere all’attenzione del parlamento». Insomma, per Denti la situazione va bene così com’è «col giusto equilibrio tra pubblico e privato. E, ricordo, non è vero che il pubblico vada sempre bene e il privato sempre male». Ad ogni modo, dopo la discussione di oggi, gli schieramenti in Gestione non sono ancora definiti. «Denti ha illustrato le sue considerazioni: gli abbiamo chiesto di presentare appena possibile un rapporto – afferma il presidente della commissione, Raffaele De Rosa (Ppd) –. Abbiamo inoltre delegato il relatore per quel che riguarda l’audizione dell’iniziativista Ghisletta. Come commissione, valuteremo la richiesta al Consiglio di Stato di una sua presa di posizione».
«Sono allibito!». Non usa mezzi termini Raoul Ghisletta, da noi interpellato, nel replicare ai rilievi mossi da Denti alla sua iniziativa cantonale. Iniziativa che, afferma il deputato socialista, «scaturisce da lunghe discussioni della Commissione sanitaria, che ne ha parlato con il direttore del Dipartimento sanità e socialità Paolo Beltraminelli, e ha sottoposto il testo al consulente giuridico del Gran Consiglio Tiziano Veronelli. Denti dovrebbe venire più spesso in Sanitaria per seguire le discussioni, così saprebbe meglio di cosa parla». Il testo, insomma, «è stato concordato col Dss. Quando come Commissione sanitaria abbiamo deciso per questa iniziativa, abbiamo anche sottoposto il tutto a Beltraminelli. Che ha fatto le sue osservazioni, ha posto qualche correzione ed eccoci qui». E no, il settore non è assolutamente regolamentato, «trattandosi di un settore ambulatoriale come fa a esserlo, se non volontariamente?». Per Ghisletta si tratta di un’iniziativa necessaria perché «se spunta uno spitex ogni giorno, aumenta il volume delle prestazioni, e non giriamoci attorno, una pianificazione serve per verificare che queste prestazioni siano controllate». In più, conclude Ghisletta, «una decisione in questo senso aiuterebbe molto a contenere i costi della salute».