Ticino

Il Ppd apre la stagione elettorale

Fiorenzo Dadò: ‘Ho promesso una lista forte per le elezioni del 2019’. Il futuro del partito tra continuità e cambiamento.

7 agosto 2018
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La politica non va in vacanza. Ancora meno in un’estate pre-elettorale. Ad accendere il dibattito all’interno del Ppd una lettera di Stefano Gilardi (sindaco di Muralto), ripresa ieri dal CdT, in cui esprime la sua posizione sulla strategia futura del partito: trasformazione in ‘area di pensiero’ e apertura agli indipendenti. «Accolgo molto positivamente le posizioni del dottor Gilardi – spiega Fiorenzo Dadò, presidente dei popolari democratici –. La lettera non è arrivata come un fulmine a ciel sereno: è il frutto di tante discussioni fatte insieme. D’altro canto – prosegue Dadò – non avrei accettato la presidenza del partito se non avessi intravisto, pure io, la necessità di fare dei cambiamenti anche importanti». Per Dadò, i partiti democratici in Europa che vogliono sopravvivere devono riaffermare le proprie idee, e il Ppd fa parte di questi partiti. «Bisogna aprirsi a delle aree di pensiero. Il futuro è quello di questi movimenti. Le persone che pensano come me non per forza s’identificano con un partito in senso classico». Trasformazione imminente dunque? «I cambiamenti non possono essere fatti dall’oggi al domani, vanno ragionati e fatti bene. Se pensiamo ai partiti come li conosciamo oggi, se pensiamo di mantenere lo status quo, stiamo andando nella direzione sbagliata. Il futuro dei partiti come il mio passerà da piccole rivoluzioni. È necessario creare nuovi paradigmi senza diventare involucri vuoti. Oggi in Europa si assiste a questi movimenti moderni, conglomerati di tutta una serie di malcontenti che si uniscono, nascono e poi svaniscono». A proposito del concetto ‘area di pensiero’ sorge una domanda: come fare a tracciare i confini tra partiti vicini dal punto di vista delle idee? «Dobbiamo vedere quali sono gli obiettivi e le priorità, chiarirli molto bene, definire insomma quali sono i valori che s’intendono difendere in Ticino, ma si può anche dire in Svizzera. Poi uno si riconosce o non si riconosce. Bisogna aprire un dibattito su ogni tema centrale, vedere chi sta da una parte, chi sta dall’altra e decidere quali sono i principali obiettivi da sostenere». Per il presidente cantonale del Ppd questa idea del ‘movimento dei moderati’ non comporta per forza nuove alleanze elettorali. «Se vogliamo avere delle coalizioni solo per avere delle maggioranze, e poi non si decide più niente, non funziona… Così si va verso sistemi meno democratici, il sistema maggioritario è meno democratico rispetto a quello proporzionale».
L’altro punto centrale nella lettera di Gilardi è l’apertura agli indipendenti sulle liste pipidine. «Dobbiamo capire bene cosa s’intende per “indipendenti” – riprende Dadò, granconsigliere dal 2006 –, ne stiamo discutendo all’interno del partito. Ho visto che girano già dei nomi, ma non c’è nulla di ufficiale». Elezioni cantonali 2019, dunque: se sul fronte ‘esterno’ è ancora tutto da vedere, sui nomi di casa invece... Correrà per il Consiglio di Stato? «Non ho ancora deciso ma non escludo niente. Se ci saranno delle primarie è possibile che partecipi. Se ho accettato la presidenza del partito è perché sono disposto a mettermi in gioco». La possibilità delle primarie, che Dadò vede positivamente, era una delle domande poste nel sondaggio rivolto alla base del partito: «Un modo per coinvolgerla nelle scelte importanti». Una lista Ppd con Beltraminelli e Dadò? «Tutto è possibile, ma non lo so. Ho promesso una lista con nomi forti. Ci vuole una lista con gente combattiva. Beltraminelli verrà sentito, come tutti, dalla commissione ‘cerca’. Poi sarà il comitato cantonale a dare o meno il proprio benestare se il consigliere di Stato decide di ricandidarsi».