Ticino7

Così, per gioco (di società)

Anche nel nostro cantone diverse associazioni permettono di scoprire il mondo dei giochi da tavola, in costante evoluzione

(Ti-Press)
14 luglio 2018
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Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, disponibile anche nelle cassette di 20 Minuti per tutto il fine settimana.

Divertimento, un po’ di agonismo e voglia di stare insieme: tutto stipato dentro una scatola colorata. Possibile? Eccome. Basta sapersi mettere... in gioco, rispettando le regole (s’intende). Da qualche anno infatti pedine, dadi, carte in stile 2.0 e i personaggi più strani popolano ormai le ore di svago di tanti ticinesi. 

La passione per i giochi di società, sulle prime condivisa da quattro amici attorno a un tavolo, è diventata un vero e proprio movimento; e ha tutta l’aria di essere in crescita, anche dalle nostre parti. Si moltiplicano, in effetti, le occasioni di sfida: ogni anno si sfornano almeno un migliaio di nuovi giochi a livello mondiale. Mentre si estende su tutto il globo la febbre per questi passatempi: Europa, America e Asia, non fa differenza. «Che sia chiaro: noi preferiamo il gioco analogico», sgombra subito il campo uno dei ‘discepoli’ di questi svaghi. Vuoi mettere lanciare la tenzone guardandosi dritto negli occhi, pronti a scrutare le mosse dell’avversario (si fa per dire)? Se lo chiedete al terzetto dei MoMoLudica o ai soci di Giochintavola (giochintavola.ch), il cui nome è già una garanzia, la risposta è una sola. Così un po’ di tempo fa per una domenica (e per celia) queste realtà hanno voluto unire le forze, e si sono ritrovate negli spazi del Centro giovani a Mendrisio per scambiarsi opinioni e, naturalmente, farsi una partita.

«A cosa giochiamo?». Sui tavoli zeppi di scatole c’è solo l’imbarazzo della scelta. «Se si pensa – ci fanno notare mentre ci perdiamo tra i nomi più strani – che ad oggi di giochi se ne sono registrati almeno 100mila...». C’è di che far girare la testa. D’abitudine Giochintavola ha il suo appuntamento fisso il venerdì al Foce a Lugano. «Si arriva a contare anche una trentina di presenti alla volta», ci dice il presidente Paolo Baronio. Ma non è finita qui: ci sono infatti pure i frequentatori della ‘filiale’ di Giubiasco, sempre di venerdì, all’associazione Velabianca, e i partner del Drago Rosso di Locarno, che il ritrovo ce l’hanno, invece, tutti i giovedì. Chi pensa a una sorta di ‘operazione nostalgia’, però, sbaglia di grosso. In questi anni molto è cambiato e si è evoluto nell’universo ludico. Anche se molte famiglie continuano a divertirsi con Monopoly o Risiko.

Giochi di società vs Playstation?

Resta il fatto che in queste sale si preferiscono di gran lunga tabelloni di cartone e pedine alla Playstation. Insomma, non c’è ombra di svaghi digitali. «Non metterei però i due mondi in contrapposizione», ci corregge Baronio. C’è anche chi si confronta a distanza su giochi da tavolo online: oggi è possibile. In realtà vi è una sorta di ‘crossover’». Sta di fatto che sedersi attorno a un tavolo ha tutto un altro sapore: nessuno per un po’ guarda più l’orologio e si dà tempo solo alla voglia di socializzare. Lo si capisce subito osservando da vicino i ‘contendenti’. Ogni gioco stimola la fantasia, oltre alla capacità mnemonica e alla prontezza di riflessi. «Temi e difficoltà sono innumerevoli, al pari delle situazioni riprodotte», ci rende edotti Baronio. Alcune proposte si ispirano all’ecologia, altre alla fantascienza o alla storia.
«Ci sono i giochi di civilizzazione e quelli di gestione, i giochi a tema e quelli ispirati a delle serie TV e persino quelli che fanno pensare». Poi ci sono i passatempi collaborativi, dove i giocatori si alleano contro il gioco stesso, quelli di dialettica e altri imperniati sul risolvere enigmi e scovare identità nascoste. «Da circa un decennio il panorama è alquanto variegato». A fare un po’ da spartiacque è stato un gioco datato 1995, i ‘Coloni di Catan’, che poi nel tempo ha conosciuto diverse declinazioni. Certo, ognuno ha il suo preferito. Del resto, questa è una passione che non ha età. «Ai nostri ritrovi arrivano anche ragazzi di 16-17 anni, ma in genere – ci conferma il presidente – si va dai 20 ai 45-50 anni, senza dimenticare le famiglie». 

Ad attraversare le generazioni ci sono tanto lo spirito competitivo quanto l’abilità e un po’ di fortuna, che anche qui non guasta. «Il nostro scopo primario, comunque, è la divulgazione» dice Baronio. «La nostra idea è espandere la voglia di giocare insieme, magari (ri)portando questa passione in famiglia». 

Il mondo che ruota attorno all’ideazione, produzione e distribuzione dei giochi di società, invece, è tutt’altro che formato famiglia. In alcuni casi gli autori raggiungono una fama internazionale, tanto da vantare ciascuno i propri fan. Produrre giochi, poi, ha tutta l’aria di essere un ‘business’ interessante. Non a caso si contano anche delle multinazionali sul mercato. 

A testimoniare quanto questo universo abbia dei numeri ci sono anche i vari appuntamenti durante i quali si confrontano addetti ai lavori e amatori. «Il vero punto di riferimento – ci illustra Nicola Fattorini dei MoMoLudica – è la fiera di Essen, in Germania, una delle nazioni di spicco con gli Stati Uniti. Ma ad attrarre l’attenzione sono pure gli appuntamenti italiani di Modena e Lucca, Cannes in Francia e Indianapolis negli States». Tutti eventi, ci fa notare, che hanno numeri da capogiro quanto a presenze. La dicono lunga pure i premi che vengono assegnati, anche in Svizzera, alle idee di maggiore successo dell’annata: dei veri e propri Oscar dei giochi da tavolo assegnati dagli esperti, dalle associazioni, ma anche dai fruitori stessi. Per non parlare delle riviste specialistiche pubblicate nelle diverse lingue: da ‘Io gioco’ ad ‘A scatola aperta’, dal francese ‘Plateau’ al tedesco ‘Spielbox’.

Autori di casa nostra

Anche il Ticino, o meglio l’associazione Giochintavola, ha il suo inventore di giochi. Che si è trasformato in imprenditore, pubblicando il suo gioco con le sue sole forze e il supporto degli amici e di una raccolta fondi (questa sì, digitale). Paolo Baronio ne va fiero e ci mostra con orgoglio la scatola di ‘Brides&Bribes’, che porta il nome di Andrea Gallazzi. È lui l’autore con Elisa Lenardi e Pietro Navarotto di questa sfida che riporta alla Genova rinascimentale, tra matrimoni e veleni. Un tema che, da solo, risulta essere assai accattivante. La prova, però, è troppo ardua per un dilettante allo sbaraglio. Perché non è possibile lasciare la domenica ludica di Mendrisio senza essersi messi alla prova almeno una volta. Allora, meglio scegliere un gioco facile da spiegare: da queste parti i regolamenti sono la Bibbia e applicarsi prende tempo. Ci buttiamo su un’esperienza vagamente giapponese, ma creata da un tedesco: binomio singolare. Un lancio di dadi e ci si ritrova subito in mezzo a samurai, castelli e cavalieri: questione di punti e di manieri conquistati. Basta poco per tornare bambini e riscoprire ancora la voglia di giocare.