Anche nel nostro cantone diverse associazioni permettono di scoprire il mondo dei giochi da tavola, in costante evoluzione
Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, disponibile anche nelle cassette di 20 Minuti per tutto il fine settimana.
Divertimento, un po’ di agonismo e voglia di stare insieme: tutto stipato dentro una scatola colorata. Possibile? Eccome. Basta sapersi mettere... in gioco, rispettando le regole (s’intende). Da qualche anno infatti pedine, dadi, carte in stile 2.0 e i personaggi più strani popolano ormai le ore di svago di tanti ticinesi.
La passione per i giochi di società, sulle prime condivisa da quattro amici attorno a un tavolo, è diventata un vero e proprio movimento; e ha tutta l’aria di essere in crescita, anche dalle nostre parti. Si moltiplicano, in effetti, le occasioni di sfida: ogni anno si sfornano almeno un migliaio di nuovi giochi a livello mondiale. Mentre si estende su tutto il globo la febbre per questi passatempi: Europa, America e Asia, non fa differenza. «Che sia chiaro: noi preferiamo il gioco analogico», sgombra subito il campo uno dei ‘discepoli’ di questi svaghi. Vuoi mettere lanciare la tenzone guardandosi dritto negli occhi, pronti a scrutare le mosse dell’avversario (si fa per dire)? Se lo chiedete al terzetto dei MoMoLudica o ai soci di Giochintavola (giochintavola.ch), il cui nome è già una garanzia, la risposta è una sola. Così un po’ di tempo fa per una domenica (e per celia) queste realtà hanno voluto unire le forze, e si sono ritrovate negli spazi del Centro giovani a Mendrisio per scambiarsi opinioni e, naturalmente, farsi una partita.
«A cosa giochiamo?». Sui tavoli zeppi di scatole c’è solo l’imbarazzo della scelta. «Se si pensa – ci fanno notare mentre ci perdiamo tra i nomi più strani – che ad oggi di giochi se ne sono registrati almeno 100mila...». C’è di che far girare la testa. D’abitudine Giochintavola ha il suo appuntamento fisso il venerdì al Foce a Lugano. «Si arriva a contare anche una trentina di presenti alla volta», ci dice il presidente Paolo Baronio. Ma non è finita qui: ci sono infatti pure i frequentatori della ‘filiale’ di Giubiasco, sempre di venerdì, all’associazione Velabianca, e i partner del Drago Rosso di Locarno, che il ritrovo ce l’hanno, invece, tutti i giovedì. Chi pensa a una sorta di ‘operazione nostalgia’, però, sbaglia di grosso. In questi anni molto è cambiato e si è evoluto nell’universo ludico. Anche se molte famiglie continuano a divertirsi con Monopoly o Risiko.
Resta il fatto che in queste sale si preferiscono di gran lunga tabelloni di cartone e pedine alla Playstation. Insomma, non c’è ombra di svaghi digitali. «Non metterei però i due mondi in contrapposizione», ci corregge Baronio. C’è anche chi si confronta a distanza su giochi da tavolo online: oggi è possibile. In realtà vi è una sorta di ‘crossover’». Sta di fatto che sedersi attorno a un tavolo ha tutto un altro sapore: nessuno per un po’ guarda più l’orologio e si dà tempo solo alla voglia di socializzare. Lo si capisce subito osservando da vicino i ‘contendenti’. Ogni gioco stimola la fantasia, oltre alla capacità mnemonica e alla prontezza di riflessi. «Temi e difficoltà sono innumerevoli, al pari delle situazioni riprodotte», ci rende edotti Baronio. Alcune proposte si ispirano all’ecologia, altre alla fantascienza o alla storia.
«Ci sono i giochi di civilizzazione e quelli di gestione, i giochi a tema e quelli ispirati a delle serie TV e persino quelli che fanno pensare». Poi ci sono i passatempi collaborativi, dove i giocatori si alleano contro il gioco stesso, quelli di dialettica e altri imperniati sul risolvere enigmi e scovare identità nascoste. «Da circa un decennio il panorama è alquanto variegato». A fare un po’ da spartiacque è stato un gioco datato 1995, i ‘Coloni di Catan’, che poi nel tempo ha conosciuto diverse declinazioni. Certo, ognuno ha il suo preferito. Del resto, questa è una passione che non ha età. «Ai nostri ritrovi arrivano anche ragazzi di 16-17 anni, ma in genere – ci conferma il presidente – si va dai 20 ai 45-50 anni, senza dimenticare le famiglie».
Ad attraversare le generazioni ci sono tanto lo spirito competitivo quanto l’abilità e un po’ di fortuna, che anche qui non guasta. «Il nostro scopo primario, comunque, è la divulgazione» dice Baronio. «La nostra idea è espandere la voglia di giocare insieme, magari (ri)portando questa passione in famiglia».
Il mondo che ruota attorno all’ideazione, produzione e distribuzione dei giochi di società, invece, è tutt’altro che formato famiglia. In alcuni casi gli autori raggiungono una fama internazionale, tanto da vantare ciascuno i propri fan. Produrre giochi, poi, ha tutta l’aria di essere un ‘business’ interessante. Non a caso si contano anche delle multinazionali sul mercato.
A testimoniare quanto questo universo abbia dei numeri ci sono anche i vari appuntamenti durante i quali si confrontano addetti ai lavori e amatori. «Il vero punto di riferimento – ci illustra Nicola Fattorini dei MoMoLudica – è la fiera di Essen, in Germania, una delle nazioni di spicco con gli Stati Uniti. Ma ad attrarre l’attenzione sono pure gli appuntamenti italiani di Modena e Lucca, Cannes in Francia e Indianapolis negli States». Tutti eventi, ci fa notare, che hanno numeri da capogiro quanto a presenze. La dicono lunga pure i premi che vengono assegnati, anche in Svizzera, alle idee di maggiore successo dell’annata: dei veri e propri Oscar dei giochi da tavolo assegnati dagli esperti, dalle associazioni, ma anche dai fruitori stessi. Per non parlare delle riviste specialistiche pubblicate nelle diverse lingue: da ‘Io gioco’ ad ‘A scatola aperta’, dal francese ‘Plateau’ al tedesco ‘Spielbox’.
Anche il Ticino, o meglio l’associazione Giochintavola, ha il suo inventore di giochi. Che si è trasformato in imprenditore, pubblicando il suo gioco con le sue sole forze e il supporto degli amici e di una raccolta fondi (questa sì, digitale). Paolo Baronio ne va fiero e ci mostra con orgoglio la scatola di ‘Brides&Bribes’, che porta il nome di Andrea Gallazzi. È lui l’autore con Elisa Lenardi e Pietro Navarotto di questa sfida che riporta alla Genova rinascimentale, tra matrimoni e veleni. Un tema che, da solo, risulta essere assai accattivante. La prova, però, è troppo ardua per un dilettante allo sbaraglio. Perché non è possibile lasciare la domenica ludica di Mendrisio senza essersi messi alla prova almeno una volta. Allora, meglio scegliere un gioco facile da spiegare: da queste parti i regolamenti sono la Bibbia e applicarsi prende tempo. Ci buttiamo su un’esperienza vagamente giapponese, ma creata da un tedesco: binomio singolare. Un lancio di dadi e ci si ritrova subito in mezzo a samurai, castelli e cavalieri: questione di punti e di manieri conquistati. Basta poco per tornare bambini e riscoprire ancora la voglia di giocare.