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‘Disposto a sacrificare una vita umana per 35 franchi’

Alle Criminali di Mendrisio condannato a 4 anni e 6 mesi il 64enne autore del tentato omicidio avvenuto a Chiasso nel febbraio 2023

L’imputato è stato disarmato dalla polizia
(archivio Ti-Press)
30 ottobre 2024
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È stata la mancata consegna di una bottiglia di liquore a scatenare il litigio terminato con il ferimento al collo di un 55enne cittadino marocchino, colpito con un taglierino. I fatti risalgono al 13 febbraio dell'anno scorso e si sono svolti in via Tell, a Chiasso. A essere giudicato dalla Corte delle Assise criminali di Mendrisio è stato un 64enne cittadino italiano. Il giudice Mauro Ermani (a latere Giovanna Canepa Meuli e Luca Zorzi) lo ha riconosciuto colpevole di tentato omicidio intenzionale per dolo eventuale e lo ha condannato a 4 anni e 6 mesi di detenzione e a un trattamento ambulatoriale per curare la sua sindrome persecutoria e la dipendenza dall'alcol. «È stato disposto a sacrificare una vita umana per un affronto di 35 franchi – sono state le parole del giudice durante la lettura della sentenza –. La sua è una colpa grave, che diventa media per la scemata imputabilità stabilita dalla perizia, per i futili motivi che hanno scatenato la lite, l'incapacità di mettersi in discussione e l'assenza di assunzione di responsabilità e pentimento. Si è fermato solo perché è arrivata la polizia». La Corte ha invece applicato il caso di rigore e non si è pronunciata sull'espulsione, obbligatoria per questo reato: l'imputato vive in Svizzera dal 1987 e non ha legami con le sue origini. La procuratrice pubblica Anna Fumagalli ha proposto una condanna a 5 anni e 6 mesi per il reato principale di tentato omicidio intenzionale e 5 anni di espulsione. La difesa, rappresentata dall'avvocato Roberto Rulli, ha invece ammesso unicamente il reato di lesioni semplici qualificate siccome commesse con oggetto pericoloso e chiesto una condanna a 2 anni sospesi.

‘Lo stai uccidendo, guarda che sanguina’

Imputato e vittima si sono incontrati “nel posto dove si trovano tutti gli sfigati di Chiasso”, queste le parole usate nei verbali per descrivere piazza Indipendenza. Il 64enne ha dato 35 franchi al cittadino marocchino chiedendogli di comprare una bottiglia di liquore. «Ho aspettato venti minuti e ho capito che voleva fregarmi i soldi», ha detto l'uomo rispondendo alle domande del giudice. Con una terza persona che gli ha fornito l'indirizzo si è così recato nell'abitazione della vittima con il taglierino con la lama di 8 centimetri estratta e, non trovandola, ha sfondato la porta. L'uomo è poi stato avvisato nei pressi del Residence Tell con la figlia minorenne (invitata ad allontanarsi) e nel giro di pochi minuti – come si legge nell'atto d'accusa tra le 17.07 e le 17.14 – la situazione è precipitata. Il 64enne ha dapprima afferrato la sua vittima per la giacca, sempre con il taglierino tra le mani con la lama estratta e rivolta dalla parte tagliente verso il suo corpo e lo ha spinto contro il muro dell'immobile. È stato verosimilmente in questo momento che, a seguito di una breve colluttazione, l'uomo è stato ferito nella parte posteriore del collo. Il litigio si è poi spostato all'interno: la vittima è stata bloccata da tergo e colpita con una ginocchiata nell'incavo del suo ginocchio destro. Gesti che, complice la presenza della lama del taglierino sempre puntata, gli avrebbero provocato almeno 12 lesioni cutanee superficiali e lineari. Alla scena hanno assistito diversi testimoni che hanno cercato di interrompere l'azione dell'imputato. “Lo stai uccidendo, guarda che sanguina”, sono state le parole pronunciate da un testimone che ha in seguito allertato la polizia. “Mi ha rubato i soldi”, la risposta dell'imputato che ha lasciato la presa solo all'arrivo degli agenti di polizia.

‘Volevo solo spaventarlo’

Ricordando quei momenti, l'imputato ha ammesso di «essere molto arrabbiato: avevo bevuto e non ho più riflettuto» ma di «non averlo voluto uccidere: volevo solo mettergli paura». Rispondendo alle domande del presidente della Corte, il 64enne ha detto di «avere avuto con sé il taglierino per difesa personale perché c'era un personaggio ben noto alla criminalità che mi perseguitava». Prima del 13 febbraio 2023 lo aveva usato «solo per hobby, per tagliare la creta» e di “non averlo mai usato per difendersi. Ho fatto un errore: non sono un criminale. Involontariamente ho tagliato una parte del corpo di questa persona». Per la Corte si è trattato di «un'azione organizzata e coerente e non del comportamento di una persona fuori di testa – ha aggiunto Ermani –. Poco importa se le ferite sono superficiali: è dipeso solo dal caso perché non ha mantenuto costantemente il controllo della situazione».

Una situazione di degrado sociale

Su un punto requisitoria e arringa difensiva si sono trovate d'accordo. Quanto accaduto ha portato alla luce «una situazione di estremo degrado sociale dell'imputato». Una situazione «trascesa vertiginosamente per l'abuso di alcol» e che «mette una profonda tristezza, essendo un uomo capace di bere 8-10 litri di birra al giorno, che vive nell'ombra ai margini della società e abbandonato da tutti». Quel giorno, ha sostenuto l'avvocato Rulli, «era ubriaco, in preda a una profonda angoscia e non ha saputo reggere al sopruso nei suoi confronti». La dinamica, ripresa anche dall'impianto di videosorveglianza di Chiasso, «non lascia intendere che abbia voluto o preso in considerazione di uccidere la vittima». Per Fumagalli invece la presenza del taglierino tra le mani dell'imputato porta alla «premeditazione: il suo unico obiettivo era quello di vendicarsi. Non ha mai dimostrato di voler interrompere il suo attacco, tanto che è dovuta intervenire la polizia per disarmarlo».

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