Votata a maggioranza la risoluzione proposta dall'AlternativA. A preoccupare, però, è anche la riduzione del servizio universale
Il Consiglio comunale di Mendrisio ha deciso di dire basta alla chiusura degli uffici postali. Il segnale che lunedì sera è salito dalla sala consiliare, però, questa volta non ha fatto l'unanimità. Una compattezza auspicata dall'AlternativA, firmataria l'estate scorsa di una risoluzione determinata a far sentire la voce delle regioni più svantaggiate e, come ha ribadito il consigliere comunale Andrea Stephani, ad attirare l’attenzione delle autorità locali nei confronti di una strategia, quella della Posta, decisa lontano dal Ticino. Sta di fatto che al voto la presa di posizione ha raccolto 38 voti a favore, 2 ‘no’ e 13 astensioni.
I promotori, in effetti, hanno colto una buona dose di fatalismo in aula. Se da una parte, infatti, si è richiamato anche alla responsabilità della cittadinanza per le scelte fatte e la disaffezione verso gli sportelli postali, dall'altra si teme che questa nuova manifestazione di scontento – legittima – non riesca a scalfire i vertici del Gigante giallo. La maggioranza del Centro, ha motivato il consigliere comunale Gianluca Padlina, sostiene sì, ma «con poco entusiasmo» l'iniziativa, a fronte di una affermazione «pleonastica e velleitaria».
La Posta, ha ricordato il collega Maurizio Agustoni, ha pur sempre il coltello dalla parte del manico. In tutto ciò, poi, l'aspetto più grave, ha fatto presente, è legato proprio alla strategia attuale dell'ex regia federale. Ovvero la riduzione delle prestazioni postali – si legga la distribuzione della corrispondenza e dei giornali – che «mette in discussione il servizio universale e tocca l'essenza stessa del servizio». In prospettiva, ha concluso Agustoni, occorrerà concentrare su questo gli sforzi e non su una «battaglia nobile ma ampiamente persa».