A Mendrisio l'AlternativA chiede al Consiglio comunale di firmare una risoluzione che censura la politica della Posta in vista delle nuove chiusure
Altri due uffici postali del Mendrisiotto sono destinati a chiudere. E a pagare pegno questa volta sono Arzo e Novazzano. Per l'AlternativA di Mendrisio, però, è "giunto il momento di dire basta". Il gruppo che riunisce Verdi e Sinistra chiede all'intero Consiglio comunale della Città di fare quadrato. Questa mattina, giovedì, è stata infatti depositata in Cancelleria e recapitata al primo cittadino una proposta di risoluzione che verrà discussa in occasione della prima seduta autunnale del legislativo, il 7 ottobre prossimo. Una presa di pozione con la quale si intende dire "NO alla politica di smantellamento del servizio pubblico operata dalla Posta".
Le intenzioni della Posta sono chiare. La saracinesca calerà sui due sportelli della regione entro il 2028. Un destino che li accomunerà a un'altra ventina di filiali in Ticino e li iscrive tra le dodici già individuate. Sta di fatto che sul territorio mendrisiense di recente si è dovuto rinunciare a Rancate, Genestrerio e Ligornetto. E ciò nel solco di una politica messa in atto ormai da anni.
"Chiudere l’unico ufficio postale rimasto sulla Montagna, cioè Arzo, non è solo un duro colpo per il Quartiere, ma anche per le comunità limitrofe di Besazio, Meride e Tremona", si richiama con forza nella risoluzione. "Questa strategia miope, guidata unicamente dalla ricerca del profitto a ogni costo, che va a scapito della cittadinanza, dei dipendenti che saranno sacrificati sull’altare di questa infausta riorganizzazione e della qualità del servizio offerto – si rincara –, non è mai stata e non è a maggior ragione sostenibile oggi".
Un motivo sufficiente agli occhi dell'AlternativA per reagire con vigore. Per voce delle consigliere e dei consiglieri comunali Andrea Stephani, Giampaolo Baragiola, Elia Agostinetti e Cristina Marazzi Savoldelli, si chiede quindi al Consiglio comunale "di censurare la strategia aziendale della Posta, volta a chiudere entro il 2028 un terzo dei 62 uffici postali a oggi presenti in Ticino e che penalizza unicamente la cittadinanza, contribuendo a peggiorare la qualità del servizio pubblico e di chiedere alla Posta di ritornare sui suoi passi e di ripensare la propria strategia aziendale, attualmente insostenibile da ogni punto di vista".
A Mendrisio i 1'838 firmatari della petizione contraria alla chiusura dell'Ufficio del Magnifico Borgo – indirizzata a Berna all'allora consigliera federale Doris Leuthard, nel 2015 – attendono ancora una risposta. Nello stesso anno hanno chiuso pure Chiasso Boffalora e Morbio Inferiore.
Del resto, ricorda l'AlternativA, "il servizio pubblico è un valore e un perno importante della società. Gli uffici postali sono parte di questo servizio come punti di riferimento importanti per le persone, gli anziani, le piccole e medie imprese e i commerci. Gli uffici postali significano anche posti di lavoro qualificati. Il servizio pubblico, inoltre – si annota nella risoluzione –, è uno dei pilastri su cui è stata costruita la Svizzera perché contribuisce, per sua missione, anche alla coesione sociale: dal centro alla periferia, poiché tutti i cittadini e tutte le cittadine devono essere sullo stesso piano di uguaglianza nell’accesso ai servizi".