laR+ Mendrisiotto

Il gergo segreto parlato a Ndrisiòme

Abbiamo partecipato alla lezione pubblica di larpa iudre proposta in occasione della Sagra dell'uva

Si canta anche in larpa iudre
30 settembre 2024
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Una parlata segreta che, in determinate occasioni, permette di non farsi capire dagli altri. Stiamo parlando del larpa iudre, il gergo che da oltre un secolo viene parlato a Mendrisio e che è basato essenzialmente sul dialetto locale di cui inverte le sillabe. La Sagra dell’uva del Mendrisiotto ha proposto sabato una lezione pubblica – «una prima mondiale», come sottolineato dai professori di giornata Diego Bernasconi e Mirko Valtulini – in memoria di Germano Porta, attore della Compagnia Comica di Mendrisio scomparso di recente. Sono state numerose le persone, sia principianti che esperte, che hanno ascoltato la storia e si sono cimentate con esempi pratici di questa lingua. «Dobbiamo integrare le persone che vivono nei quartieri e non farle sentire isolate», hanno detto i due insegnanti. Alcune parole pronunciate in determinati contesti saranno ora sicuramente più comprensibili.

Un po’ di storia

Dopo l’appello in larpa iudre «per vedere se tutte le famiglie sono rappresentate» – alzino la mano i signori Scurnabe (Bernasconi), Vadinca (Cavadini) e Ntanafu (Fontana), giusto per fare alcuni esempi – la lezione è partita con la teoria, ovvero la storia del larpa iudre. Per la stessa, ci basiamo su ‘Ndrisiòme’, il libro che Bernasconi e Valtulini, con il contributo di Franco Lurà, hanno pubblicato nel 2009. Nella pubblicazione si legge che è accertato che già negli anni attorno alla Prima Guerra mondiale il larpa iudre era ampiamente diffuso a Mendrisio ed era pure conosciuto in alcuni villaggi circostanti. È però difficile oggi ricostruire con esattezza la sua nascita. Secondo alcuni anziani di Mendrisio sarebbe sorto nell’ambiente dei sensali di bestiame che lo avrebbero utilizzato durante le contrattazioni per intendersi rapidamente con una delle due parti in causa, senza farsi capire dall’altra. Qualcuno indica un certo Ortelli (sul finire dell’800) come creatore di questa lingua. Ma si tratta di versioni tutt’altro che sicure.

Basta spostare una sillaba

Come si parla, quindi, il larpa iudre? «La regola base – ha aggiunto Bernasconi – è l’inversione delle sillabe: lo spostamento della prima alla fine della parola crea un nuovo vocabolo». Esempi pratici (chiedendo scusa in anticipo per eventuali errori negli accenti)? Ragazza, tusa in dialetto, diventa ‘sàtu’ in larpa iudre; la mela passa da poma a ‘mapo’; il fratello da fradèll a ‘dèlfra’ e la sorella da surèla a ‘relassu’. Come in ogni lingua che si rispetti, «ci sono anche parole strane – ha spiegato Valtulini –. Per esempio lavoro che, non si sa per quale motivo, viene tradotto dal francese (travail) e diventa ‘vaitra’». Vi sono infine anche parole che non possono essere tradotte e altre invece per le quali viene utilizzato l’italiano come il ‘neca’ (cane) o il ‘toga’ (gatto), la ‘dréma’ (madre) o il ‘drépa’ (padre). In generale, in larpa iudre tutte le parole sono accentate sulla penultima sillaba e terminano con una vocale. Una doppia particolarità che crea una cadenza ritmica atta a una pronuncia rapida improvvisata.

Grazie a dei filmati comico-didattici realizzati dalla Compagnia Comica di Mendrisio, durante il corso sono state mostrate situazioni pratiche di utilizzo di larpa iudre, una ‘lingua per l’occasione’ da utilizzare in piccoli spezzoni, singole frasi o brevi commenti e osservazioni. Come il cliente in una farmacia piena di clienti (e orecchie indiscrete) che ha chiesto al medico ‘na tegliabu da rgapü’ (dopo aver spiegato la regole, la traduzione ci sembra superflua) o il giocatore di carte che ha invitato il suo compagno a giocare il ‘tòsse lòbe’ (ovvero il sette bello). Altri contesti possono essere il gioco del calcio (con una ‘rabi’ proposta all’arbitro in cambio di un fischio finale anticipato) o gli acquisti dal macellaio. Sembra inoltre che il larpa iudre sia stato utilizzato per dare il nome a un’inchiesta legata a un traffico di stupefacenti negli ambienti della prostituzione che, oltre vent’anni fa, ha portato alla condanna di diverse persone.

La testimonianza

«Ho imparato il larpa iudre da ragazzo – ci dice un partecipante al corso –. Nasce per non farsi capire dagli altri. Pensi che quando lo parlo con mia moglie, c’è mia nipote che ci ascolta e comincia a capire». Parlarlo «non è complicato, ma ci sono parole che non si possono tradurre ma nel contesto di una frase si capiscono». Il nostro interlocutore ci rende attenti sul fatto che utilizzare questo gergo «può essere anche una forma di maleducazione, perché significa che si sta parlando di qualcosa che non si vuole far capire. Per questo bisogna sempre valutare il contesto. In ogni caso credo che questa tradizione non sparirà».

IL BILANCIO

‘La miglior Sagra degli ultimi 30 anni’

Il bilancio della tre giorni di festa che animato Mendrisio è positivo. Raggiunto telefonicamente a pochi minuti dalla fine della manifestazione, il presidente Antonio Fontana è «soddisfatto. Tutto è migliorabile, ma abbiamo raccolto commenti positivi da espositori, ristoratori e società partecipanti. Alcuni hanno parlato della miglior sagra degli ultimi trent’anni dal punto di vista anche dell’ambiente». Anche il bilancio della sicurezza è positivo: fatta eccezione per alcuni piccoli interventi, la due serate di festa – che hanno registrato 8’500 paganti – si sono infatti svolte senza particolari problemi.