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Corsia per i Tir sull’A2 a sud, siamo alle battute finali

Ultimato lo scambio dei documenti, la parola passa a Berna. Per i Comuni del Distretto, contrari, Ustra non ha valutato tutte le soluzioni possibili

Per i contrari ci sono anche altre opzioni
(Ti-Press/Archivio)
7 giugno 2024
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Il botta e risposta tra favorevoli e contrari dura ormai da mesi. Sul progetto targato Ustra (Ufficio federale delle strade) di una corsia per i Tir lungo l’A2 nel Basso Mendrisiotto si sono scambiate pagine e pagine di documenti. Ora però si è giunti alle battute finali, preludio alla decisione di Berna, chiamata adesso a pronunciarsi su undici opposizioni, in testa quella firmata da sei Comuni del Mendrisiotto. Una cosa è certa, nel corso del tempo le ragioni degli uni e degli altri non hanno fatto altro che rafforzarsi. Se su alcuni punti, come i rimboschimenti compensativi, le raccomandazioni dei servizi federali a tutela dell’ambiente e del territorio hanno fatto (almeno in parte) breccia – l’impegno è di risanare una superficie di circa 3’500 metri quadrati –, sulla zona di sosta dei camion pianificata tra l’area di servizio di Coldrerio e il viadotto di Bisio a Balerna non ci si è spostati di un millimetro.

Ancora di recente Ustra, sposando le conclusioni di uno studio del 2018 sulle varianti di ubicazione dell’area di dosaggio, ha confermato di fatto che non esiste un luogo idoneo a nord di Coldrerio. Agli occhi di chi contesta l’opera, in ogni caso, le Strade nazionali non hanno davvero fatto i compiti, come richiesto l’anno scorso dagli Uffici federali dell’ambiente e dello sviluppo territoriale. Anzi, l’impressione dichiarata è che lo studio sembra sia stato “costruito ad hoc per giustificare una decisione già presa sin dall’inizio, ovvero di creare la contestata corsia di stazionamento dei veicoli pesanti lungo la tratta in questione”.

‘Niente opzioni’: i contrari non ci stanno

Il patrocinatore legale dei Comuni di Balerna, Chiasso, Coldrerio, Mendrisio, Novazzano e Stabio lo ha messo nero su bianco in modo chiaro nelle osservazioni finali appena imbucate all’indirizzo della Segreteria generale del Datec, il Dipartimento federale dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e delle comunicazioni: l’Ustra “non ha fornito elementi sufficienti a conferma dell’assenza di una alternativa lungo la tratta Bellinzona-Mendrisio”. Una affermazione che si fa forte anche del parere dell’Are, l’Ufficio federale dello sviluppo territoriale. Uno dei nodi gordiani, infatti, è proprio l’analisi del 2018, che, si annota, risulta essere datata. Come dire che potrebbe essere “superata e non più attuale rispetto all’evoluzione e alle modifiche che vi sono state nel frattempo”. In buona sostanza, il documento è ritenuto “poco approfondito e dettagliato” a fronte di criteri di valutazione “insufficienti e incompleti”. Canoni che, dossier alla mano, hanno fatto riferimento alle condizioni locali del territorio, alla gestione del traffico e alla vicinanza al confine, e che a detta degli esperti influenzano “fortemente” l’ubicazione.

‘L’unica zona idonea è quella’

Alla lente quattro comparti – Bellinzona-Rivera, Rivera-Lugano, Lugano-Mendrisio e Mendrisio-Chiasso – e undici siti, seguendo gli specialisti per Ustra il semaforo (quasi del tutto) verde si è acceso solo all’estremo sud (o meglio fra Coldrerio e Bisio); unica criticità quella legata al via vai motorizzato. Il tratto individuato, stando agli ingegneri autori dello studio, dispone già di uno svincolo autostradale “adatto all’uscita in sicurezza dei veicoli pesanti”, quanto al viadotto a Balerna rappresenta “l’unica zona dove è possibile disporre un’area per il dosaggio per i veicoli pesanti con tutti i requisiti di sicurezza richiesti, con un minor dispendio di terreno e con un miglior impatto paesaggistico”.

‘Dimenticato l’impatto territoriale’

E proprio qui sta il punto. Secondo le istituzioni locali manca un dato di confronto ‘cruciale’: non è stato preso in considerazione l’impatto ambientale, territoriale e paesaggistico che la corsia dedicata ai Tir avrà sul comprensorio interessato, che tocca anche il Parco della Valle della Motta, una zona protetta regolata da un Puc (Piano di utilizzazione cantonale). Senza trascurare, si motiva, l’effetto “non indifferente” che l’opera potrà avere sul quartiere di Sant’Antonio a Balerna e sui Comuni di Coldrerio e Novazzano, non certo minore, si ribadisce, “rispetto ad altre possibili ubicazioni che sono state analizzate nel documento, ma che sono state scartate in quanto densamente edificate”. Allo stesso modo, si rilancia nelle osservazioni dei contrari, è stato dato un peso specifico “eccessivo” alla distanza dalla dogana.

Eppure sin dal 2012 un precedente studio condotto a livello federale non imponeva la creazione della corsia dedicata ai Tir, aprendo a ipotetiche soluzioni, appunto, alternative ed esterne al tracciato tra Bellinzona e Coldrerio. E questo pur soffermandosi, nel tratto sud, su due vie, ovvero da un lato imboccando quella dello spazio lungo l’autostrada a lato della corsia di emergenza – la stessa imboccata da Ustra – e dall’altro prendendo in considerazione la realizzazione di un’area esterna all’autostrada, in località Lündria a Novazzano.

Perché non più ubicazioni lungo l’A2?

E allora ci pensano i sei Comuni, per voce del loro legale, a mettere sul tavolo altre opzioni possibili. Nell’analisi, si suggerisce, non si è soppesata l’eventualità di far sostare i camion in più ubicazioni, più ridotte quanto a estensione e capacità – a progetto si calcola di far sostare fino a 130 mezzi –, ma distribuite su più tratte lungo l’A2 tra nord e sud. I contrari, però, si spingono anche oltre. E rendono attento il governo centrale del fatto che Ustra non abbia ponderato in modo adeguato la variante luganese del nuovo svincolo di Sigirino, anche alla luce del progetto pubblicato fra l’aprile e il maggio scorsi, come sito dove prevedere l’area di stazionamento dei Tir.

L’opzione Sigirino

A giudizio degli opponenti, al di là del futuro snodo autostradale, ci sarebbe spazio sufficiente per far posto al progetto, utilizzando altresì una superficie anche non grandissima. A essere determinante, del resto, sarebbe proprio la presenza dello svincolo che, si richiama, “faciliterebbe la gestione dei veicoli pesanti”. Tanto più che Ustra è già proprietario di diversi terreni nelle vicinanze.

Tirando le conclusioni, per chi quella corsia per i Tir non l’ha digerita è pure una questione di ponderazione di interessi. E qui, chiosano le osservazioni dei Comuni locali, in buona sostanza si è ignorato il processo di digitalizzazione in corso delle operazioni doganali. Insomma, “l’obiettivo promosso a livello federale di introdurre in tempi rapidi un sistema di sdoganamento interamente digitale, costituisce il motivo principale per cui la corsia di stazionamento dei veicoli pesanti risulterebbe superflua, probabilmente già prima del suo completamento”. E questo a maggior ragione, si fa memoria, davanti ai test sperimentali positivi effettuati ai valichi di Chiasso e Stabio e dai quali “non sono emersi problemi significativi, di modo che la fase pilota verrà estesa in collaborazione con l’Italia per raggiungere l’obiettivo dello sdoganamento interamente digitale”.

A questo punto non resta che vedere se prevarranno i pro o i contro la corsia dei Tir.

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