Mendrisio

L’eremo di San Nicolao soffre l’umidità

Presentata la domanda di costruzione per il risanamento di alcune opere all’interno della chiesa. I lavori prevedono anche l’apertura di due finestrelle

La struttura dall’esterno con il tetto particolare
(Ti-Press (archivio))
16 febbraio 2024
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Essere «fuori zona dal piano regolatore» può essere una rogna anche per una chiesetta del 1413. E lo è anche se si devono fare dei normali lavori sulle pareti interne per sconfiggere l’umidità. Come ci spiega Massimo Moreni della Confraternita di Santa Maria Liberatrice, anche se c’è l’approvazione dell’Ufficio dei beni culturali, per qualsiasi lavoro di costruzione all’Eremo di San Nicolao bisogna passare anche dalla possibilità di eventuali ricorsi: «Qualsiasi intervento, seppur minimo, come l’apertura di due finestrelle interne larghe 41 cm e alte 80 cm richiede una domanda di costruzione».

I danni alle strutture

Il famoso edificio tra le rocce del Monte Generoso, precisamente in una rupe del ‘Monte della Stella’, sta subendo i danni dovuti all’erosione dell’acqua. Un fatto normale dato che «il tetto è quasi per metà dentro la montagna – ci precisa Moreni –. L’anfratto dove si trova la chiesa fu scavato come una caverna. Con questi strati orizzontali di roccia calcarea e in pendenza, l’acqua entra in una fessura nel blocco roccioso. Qualche anno l’acqua discende verso un lato e cade fuori dalla chiesa, mentre altre volte arriva proprio sopra il tetto creando di conseguenza tutta questa umidità». Una situazione difficile da programmare e ancor di più da arrestare: «Una possibile impermeabilizzazione secondo me è una soluzione parecchio difficile da realizzare – continua –. Quella roccia è lunga un centinaio di metri e non è fattibile prevedere il flusso dell’acqua anche in virtù delle forti piogge». Inoltre «è sufficiente solo un po’ di umidità per creare degli inconvenienti al tetto, agli stucchi e alle statue abbastanza delicate, che si trovano all’interno della chiesa. Bisogna anche tenere in considerazione che i soldi a disposizione per i restauri sono limitati, dunque interveniamo solo occasionalmente con dei consolidamenti per non lasciarla deperire».

Nel dettaglio come viene spiegato nel rapporto dei restauratori Jacopo Gilardi e Marica Gianolli, allegato alla domanda di costruzione consultabile all’ufficio tecnico di Mendrisio fino a domani, “il degrado ha raggiunto un punto tale da richiedere almeno un intervento di messa in sicurezza delle parti di pregio. L’umidità ricca di sali solubili, causa relativamente poche efflorescenze superficiali, ma numerosissime sub-efflorescenze e cripto-efflorescenze che provocano il distacco degli intonaci e delle tinte a vari livelli, creando aree di instabilità che potrebbero portare a ulteriori perdite di materiale originale”. Tra le parti che dovranno dunque essere sottoposte alle attente cure di conservazione, oltre alle mura (soprattutto quella sud), ci sono anche l’altare, la nicchia e il dossale con statua annessa di San Nicola. Per queste opere “le efflorescenze saline sono visibili e ampiamente diffuse raggiungendo anche spessori fino ad alcuni centimetri”. Ad esempio sul dossale di San Nicola ergono due putti e le cui braccia sono ancora integre “solo grazie alla presenza delle armature metalliche”. Lo stesso vale, seppur in misura un po’ meno drastica, anche per la statua policroma di San Nicola.

I lavori previsti

Per risanare questo luogo sacro e di pellegrinaggio, non solo per gli amanti della buona cucina, viene proposto da Gilardi e Gianolli “un trattamento di tipo conservativo in attesa di una stabilizzazione delle condizioni ambientali e strutturali” per un costo di poco oltre i 17mila franchi. Questi soldi serviranno a ripristinare le aperture sopra la statua di San Siro e sopra la sagrestia dove “saranno posate le griglie originali per creare una migliore circolazione dell’aria”; a “realizzare una scanalatura alla base della parete tra l’altare di San Nicola e il cunicolo per ridurre il problema dell’umidità ascendente” e alla manutenzione straordinaria delle opere. Un piccolo lavoro ci sarà anche all’esterno, conclude Massimo Moreni: «Verrà tinteggiata la facciata esterna del portone della chiesa danneggiata dall’esposizione al sole». I lavori però non finiranno qui. Un edificio come questo ha bisogno di cure costanti. A tale scopo la confraternita ha avviato una raccolta fondi con lo scopo di garantire la conservazione anche per le generazioni future.