In cantiere la quinta fase del progetto selvicolturale che interesserà una superficie di circa 28 ettari lungo il versante nord e ovest della collina
Durerà sei anni, interesserà circa 28 ettari di bosco e permetterà al Comune di Chiasso di “garantire continuità all’importante programma di gestione forestale di un territorio boscato, molto frequentato e apprezzato nella regione”. Per la quinta fase del progetto selvicolturale del Penz, Chiasso è pronto a investire 960mila franchi (dedotti i contributi federali e cantonali, l’onere netto a carico del Comune sarà di circa 136mila franchi). Il messaggio con la richiesta di credito al Consiglio comunale è stato licenziato prima della pausa natalizia. Il Municipio sottolinea che gli interventi proposti per il polmone verde di Chiasso “assicurano la continuità della funzione protettiva del bosco. Parallelamente, grazie al loro carattere multifunzionale, valorizzano il comparto forestale anche sotto il profilo naturalistico e dell’offerta di svago”. La maggior parte dei lavori sarà eseguita dalla squadra forestale del Comune di Chiasso.
L’elaborazione del progetto preliminare per la gestione dei boschi del Penz risale al 1979. La prima fase dei lavori, costata 590mila franchi, si è svolta tra il 1984 e il 1991 e ha interessato circa 40 ettari (oltre alla realizzazione di una nuova piantagione su una superficie di circa 1,9 ettari). La seconda, tra il 1992 e il 2002, ha toccato altri 167 ettari per un impegno finanziario pari a 1,2 milioni. Tra il 2007 e il 2013 si è invece concretizzata la terza fase del progetto selvicolturale, estesa su 17 ettari e costata 575mila franchi. La superficie boschiva trattata nella quarta fase, tra il 2015 e il 2019, è invece stata di 27,3 ettari, per un costo di 700mila franchi.
Gli interventi della quinta fase sono previsti all’interno del comprensorio del bosco di protezione del Penz. Una superficie, spiega il Municipio nel messaggio, che “interessa i boschi del versante nord e ovest della collina del Penz e comprende quindi anche boschi situati su pendii piuttosto ripidi e abbondantemente intagliati da riali”. Per questo i lavori saranno divisi in cura dei riali e ulteriori interventi di dirado. “I boschi del Penz sono interessati principalmente da fenomeni di piena dei corsi d’acqua, con conseguenti smottamenti, colate di materiale ed erosione del terreno. L’analisi effettuata a fondamento del presente progetto – si legge ancora nel messaggio – considera tali pericoli come preponderanti”.
Le tipologie d’intervento definite sono due. Una riguarda tutti i boschi lungo e attorno le vallecole dei riali. In questi settori è previsto “l’alleggerimento delle sponde dei riali ed eliminazione degli alberi instabili, alberi con piede eroso e tronchi che minacciano di scivolare a valle, con il taglio e l’esbosco degli alberi riversi in alveo”. Si lavorerà inoltre per “favorire il rinnovamento, dove possibile, tramite l’esecuzione di aperture”. La seconda tipologia è invece riferita al bosco di versante. Qui sono previsti “interventi a macchia di leopardo nelle zone con presenza di schianti da vento e ripiantumazione puntuale”, si procederà con “la selezione dei popolamenti di robinia e castagno deperito ed eventuali sfalci per favorire il ringiovanimento e contenimento dei rovi”. Continuerà inoltre anche la gestione delle neofite invasive: quelle più presenti sono l’ailanto, il poligono del Giappone e la fitolacca. Per quanto riguarda gli interventi tecnici, è previsto “il miglioramento dell’evacuazione delle acque meteoriche nel tratto iniziale della pista forestale che collega Pedrinate a Santo Stefano tramite la costruzione di un travaccone (premunizione in pietra)”. Lungo questo tratto “sono presenti delle sorgenti attive quasi tutto l’anno che creano ristagni e cedimenti dello strato portante della carreggiata durante il passaggio di veicoli pesanti”.
Alcuni interventi hanno dovuto essere anticipati a causa della siccità dell’estate 2022 che “ha velocizzato il deperimento dei nuclei di castagno, robinia, faggio e carpino”. Il Municipio fa sapere che “su sollecitazione della Sezione forestale cantonale è stato anticipato nel 2023 un taglio mirato all’interno di una parte dell’area castanile lungo il versante nord della collina di Santo Stefano, per capire come le piante colpite da siccità, quindi in gran parte seccate, potessero reagire tagliandole al piede, una tecnica che veniva praticata fino a un secolo fa in Ticino”. Il primo risultato viene definito “incoraggiante: si constatano delle ceppaie di castagno che hanno rigenerato parecchi polloni che raggiungono un’altezza rilevante, di oltre un metro”.