Il progetto, ora in fase di studio preliminare, è quello di proteggere la superficie boschiva per 50 anni e favorire l’evoluzione naturale delle specie
Creare una riserva forestale della Valle della Crotta. È questo l’intento promosso dal Municipio di Breggia, d’intesa con i Patriziati di Bruzella e Cabbio e la Cooperativa Loasa e in accordo con la Sezione forestale cantonale e l’Ufficio forestale del 6° circondario. A parlarci di questo progetto, ora completo della fase di studio preliminare (in pubblicazione fino al 15 gennaio 2024) è il forestale nonché suo ideatore Andrea Guglielmetti, che affezionato a quei boschi, li conosce a menadito. «Ho sempre girato per questi luoghi, e ho sempre avuto l’impressione che fossero diversi dagli altri. Diventando forestale ho potuto poi effettivamente constatare queste particolarità e facendo delle ricerche sembra che siano dei boschi addirittura unici in Svizzera e pare addirittura a livello europeo».
Tra le unicità di questa valle, situata sulla sponda sinistra del fiume Breggia, nella parte centrale della Valle di Muggio, vi è un albero in particolare: l'ontano, una pianta che appartiene alla famiglia delle betulle. «Si tratta di una specie particolarissima, perché di solito si trova sul fondo della valle, vicino ai corsi d’acqua, mentre qui sale su tutto il pendio per centinaia di metri». Una presenza dunque che incuriosisce il forestale: «Non si capisce se sia dovuta a una gestione passata, o magari al fatto che ci sono delle sorgenti affioranti nel terreno. Fatto sta che è molto strano, anomalo, ma in senso positivo», ci dice Guglielmetti. L’ontaneto nero ricopre una superficie di 86 ettari che corrisponde circa al 13% della superficie forestale complessiva del perimetro di studio. Un perimetro di circa 740 ettari.
L’area che si intende però proteggere è di 272 ettari, ed è di proprietà del Comune di Breggia (66 ettari), del Patriziato di Bruzella (92 ettari), del Patriziato di Cabbio (110 ettari), della Cooperativa Alpe Loasa (4 ettari) e del Canton Ticino (meno di 1 ettaro). «Lo scopo della riserva – ci spiega Guglielmetti – sarà di studiare l’evoluzione naturalistica per poter affinare modalità e tecniche di gestione selvicolturale. Per questo è importante che per almeno 50 anni il bosco non venga toccato, protetto dall’intervento umano». Quando poi l’evoluzione naturale ha potuto agire per un periodo sufficientemente lungo si otterrà uno stato prossimo a quello del bosco primario, la cui composizione è data esclusivamente da condizioni naturali, e non dallo sfruttamento del legname o dal pascolo. A ogni modo, precisa, «si potrà sempre passeggiare, andare a caccia o pesca e raccogliere funghi».
Tra gli obiettivi naturalistici rientra dunque la salvaguardia della flora e in particolare del patrimonio genetico del faggio e dell’ontano nero che sono presenti in quest’area. Anche la tutela della fauna ricopre un ruolo importante. Si vuole infatti proteggere e favorire specie animali, funghi e vegetali rari minacciati. Non mancano poi gli obiettivi turistici, didattici ed educativi. L’intenzione, si legge infatti nello studio preliminare di ben 60 pagine, è quella di promuovere le peculiarità di questo bosco quale importante attrazione turistica della valle di Muggio e in sinergia con il Museo etnografico.
«Con la creazione di questa riserva si potrebbe anche cogliere l’occasione per proporre una valorizzazione degli aspetti antropici. Come per esempio il nucleo di Cetto, in cui ci sono delle pareti che in parte stanno crollando, oppure la mulattiera che da Cabbio va a Cetto, che è inserita nell’inventario delle vie di comunicazione storiche della Svizzera (Ivs)». Tra gli obiettivi è inoltre prevista la creazione di percorsi d’accesso da Cabbio, Bruzella e dall’Alpe Loasa. «L’idea è quella di creare un circuito principale che le persone potranno seguire con facilità e toccando i punti panoramici che ci sono. Ed eventualmente potranno fermarsi nella zona pic-nic che si troverà al centro del circuito», ci illustra Guglielmetti. Nella parte della valle di Rema, sulla destra dell'area protetta, «si è deciso di non costruire nessun sentiero. Resterà comunque accessibile a chi vuole andarci, ma sarà più selvaggia». Come supporto didattico alla visita della riserva ci saranno dei cartelli informativi e segnaletici e verrà creato un sito web. «In un futuro – conclude Guglielmetti – sarebbe interessante espandere l’area protetta oltre il confine con l’Italia, e potrebbero crearsi delle future collaborazioni transfrontaliere».
I costi di istituzione e di gestione della riserva forestale saranno coperti integralmente dal Cantone e dalla Confederazione. L’istituzione della riserva dovrebbe avvenire tra il 2024 e il 2025.