La multinazionale ha annunciato inoltre di voler espandere i propri stabilimenti di Rancate e Castel San Pietro
Oltre a puntare alla costruzione di un nuovo stabilimento nel nord Italia, Medacta, gruppo ticinese che fabbrica dispositivi ortopedici, espande anche le proprie sedi del Mendrisiotto. È di settimana scorsa la notizia, diffusa sui media italiani e riportata da laRegione, riguardante l’intenzione della multinazionale con sede a Castel San Pietro di costruire una struttura di 10mila metri quadrati a Cermenate, nella provincia di Como, che dovrebbe portare alla creazione di un centinaio di posti di lavoro. Questa settimana, la stessa Medacta ha annunciato di voler aggiungere alla propria sede di Rancate altri 9’500 metri quadrati nei prossimi tre anni, mentre a Castel San Pietro si sta ampliando l’area produttiva di circa 5’300 metri quadri. In totale la dirigenza prevede che gli stabilimenti in Ticino copriranno 36’800 metri quadrati. Da noi contattato, il Ceo di Medacta Francesco Siccardi ha però voluto fare delle precisazioni in merito all’espansione in Italia. «Innanzitutto noi in Italia non abbiamo ancora avuto un permesso totale – ha detto – ma si tratta di un permesso preliminare».
Le espansioni delle strutture produttive, sia a Rancate che quella potenziale di Cermenate, sono rese tanto possibili quanto necessarie dalla continua crescita dell’azienda. «Dal momento che non possiamo costruire un edificio in sei mesi – ha affermato Siccardi –, costruiamo questi ‘gusci’ vuoti, e man mano che negli anni si realizza la necessità produttiva, andremo a riempirli di macchine e di personale per farle funzionare. Facciamo così da vent’anni».
Ma da dove nasce la necessità di uno stabilimento nel Comasco? «Durante il Covid ci siamo resi conto che avevamo una certa concentrazione di rischio, avendo il 100 percento dei nostri magazzini qui. Si pensa alla tensione relativa ai trasporti, alle dogane eccetera. Già durante la pandemia abbiamo quindi subito delocalizzato grande parte della merce negli Stati Uniti, in Australia, in Giappone, in modo tale che se fosse successo qualcosa da un punto di vista dei trasporti, la situazione sarebbe stata più gestibile. Seguendo questa strategia, all’inizio di quest’anno abbiamo aperto un grosso polo di distribuzione a Memphis, negli Stati Uniti. Un’altra cosa che vogliamo fare, principalmente per motivi di spazio, ma anche per motivi di ottimizzazione della logistica, è creare un terzo centro di distribuzione per il mercato europeo in territorio europeo, in modo tale che eventualmente in futuro si possa ottimizzare anche la logistica di tutti i Paesi europei da un unico polo. Questo è quello che stiamo facendo nel nord Italia, potenzialmente a Cermenate».
Non è una sorpresa, data anche la vicinanza alla frontiera, che larga parte dei circa 900 impiegati nelle due sedi del Mendrisiotto, provenga dall’Italia. «Poco più del 70 percento del personale che lavora in Svizzera è personale frontaliero – ha dichiarato Siccardi –. Ciò è dovuto principalmente alla tipologia di figure professionali che impieghiamo qui, ossia nell’ambito della metalmeccanica, che è tipicamente una risorsa molto poco presente, per motivi storici, in Ticino. Stiamo però cercando di creare una parte di formazione interna, quindi di apprendistato formale. Si tratterebbe comunque di piccoli numeri rispetto alle nostre necessità, soprattutto se continuiamo a crescere a questi ritmi». Viene dunque da chiedersi, se la creazione di cento posti di lavoro a Cermenate porterà a qualche trasferimento di personale, dato che, verosimilmente, una parte degli impiegati proviene già da quella zona. «Sicuramente durante la costruzione ci saranno delle supervisioni – ci ha detto –, che vengono fatte dalle unità centrali che gestiscono sempre questi tipi di progetti. Tendenzialmente però, visto soprattutto il cambiamento di norma sui frontalieri, penso che per noi sia meglio mantenere i vecchi frontalieri in Svizzera e assumere nuovo personale in loco, considerato anche che si tratta di magazzini, e che quindi non è richiesta molta specializzazione».
Il Ceo ha inoltre dichiarato che, con le espansioni attualmente in corso, Medacta prevede la creazione di diversi posti di lavoro. «C’è da considerare che al momento tra le due sedi impieghiamo circa 900 persone, e stiamo grossomodo raddoppiando gli spazi. Ciò non vuol dire necessariamente che andremo a raddoppiare anche i posti di lavoro, ma è certo che se ne andranno a creare diversi».
Nella notizia riportata dai media italiani, incuriosiva l’inserimento nella convenzione con il Comune di Cermenate, di un articolo in cui sta scritto che “nell’ambito della scelta di personale sia per la quota di collocamento di disabili che di personale qualificato a parità di competenze, si prediligano residenti di Cermenate”. Si tratta forse di una versione lombarda di ‘prima i nostri’? «Quell’articolo è relativo alla norma presente in Italia sull’obbligo di assunzione di personale diversamente abile ogni tot impiegati. Quello contenuto nella convenzione è un accordo non vincolante, che chiede, dove possibile, che quella persona affetta da disabilità provenga dal Comune. Parliamo alla fine di un paio di persone, non di tutte e cento».
Anche la cifra investita indicata nell’articolo di settimana scorsa va rivista al rialzo. «Se il progetto andrà avanti – ha dichiarato Siccardi –, noi andremo a investire in quell’area circa 7 milioni di franchi. I 900mila indicati serviranno all’allacciamento fognario, dal momento che si tratta di un grande prato, mentre i circa 300mila destinati al Comune sono per delle opere di urbanizzazione, come la costruzione di rotonde per garantire l’accesso agli stabilimenti».