La Consigliera federale Elisabeth Baume-Schneider ha portato ai Comuni ulteriori misure ‘permanenti’. ‘Tornerò a gennaio per verificare’, ha annunciato
A tu per tu per circa tre ore con la consigliera federale Elisabeth Baume-Schneider, i tre sindaci del Basso Mendrisiotto non se ne sono tornati a casa con tutte le risposte ai problemi messi sul tavolo, ma di certo con l'assicurazione di essere stati ascoltati. Del resto, quello di oggi, lunedì, non è stato che il primo ‘rendez-vous’ ravvicinato con la ‘ministra’ di Giustizia e polizia. Che tornerà volentieri (parole sue) ancora alla frontiera sud del Paese il gennaio prossimo, proprio per vedere da vicino se misure e correttivi hanno sortito l'effetto sperato. Nel frattempo, si potenzieranno e in modo permanente gli strumenti di sicurezza e di prevenzione all'interno dei Centri federali d'asilo e nelle loro vicinanze. E qui il riferimento va in particolare al personale e alle pattuglie supplementari, sul fronte della sicurezza, ma pure ai programmi occupazionali promossi d'intesa con i Comuni (ora sono quattro gli enti locali che operano in tal senso): una via, ha fatto capire Baume-Schneider, che andrà percorsa con più convinzione; come peraltro si attende il nascente movimento della società civile Mendrisiotto Regione Aperta. In più il Dipartimento federale di giustizia e polizia sta preparando nuove basi legali per rinforzare la sicurezza e la prevenzione nelle strutture.
Sullo sfondo, d'altro canto, c’è quella ’questione asilo‘ che non può essere liquidata come un semplice problema di ordine pubblico. E i cui numeri, certo, sono importanti. Al momento, si fa sapere dal Dipartimento, la regione d'asilo ’Ticino e Svizzera centrale‘ accoglie "un massimo di 1'390 richiedenti asilo, il che corrisponde pressappoco alla chiave di riparto proporzionale alla popolazione". In Ticino adesso, accordi alla mano, possono trovare un alloggio 650 persone. Va detto altresì che la Segreteria di Stato della migrazione ha aumentato le capacità logistiche dai 5mila posti letto in situazione ordinaria a oltre 10mila. A questo si aggiunge il fatto che durante l'anno in corso sono state "registrate quasi 16mila entrate irregolari alla frontiera meridionale della Svizzera. Alcuni di questi migranti – si precisa – sono rinviati in Italia sulla base di un accordo bilaterale di riammissione. Dopo il controllo alla frontiera, meno del 3 per cento dei migranti deposita una domanda d'asilo in Svizzera».
Tra queste cifre si situa anche il timore dei Comuni della regione di veder consolidare a Pasture - il nuovo Centro aprirà il giungo prossimo - la presenza stabile di circa 600 richiedenti asilo -, ovvero quanti se ne contano oggi nelle tre strutture a Chiasso e Balerna-Novazzano, di cui due d'urgenza, supplementari e temporanee -, dunque ben al di là della soglia pattuita di 350. Uno scenario che, per ora, resta aperto. Anche perché, come annunciato dalla stessa Consigliera federale, è stata chiesta una proroga della convenzione - a scadenza a fine anno - per gli edifici utilizzati a Chiasso sino al 30 giugno del 2024. «Ne discuteremo».
Una cosa è certa, la disdetta per il Paf, il Punto di affluenza ricavato alla stazione di Chiasso, è già stata depositata e per la fine dell'anno. «La questione è ancora pendente. Come Comune – ci ha detto, da noi interpellato, il sindaco Bruno Arrigoni – vorremmo rimanere sulla nostra posizione. Se sono alla ricerca di una soluzione logistica provvisoria, la possono trovare un po‘ più a nord». L'autorità cittadina, insomma, sulla proroga sino a giugno non ci sente. L'attenzione rimane puntata pure sugli sviluppi della capacità di Pasture. La ’ministra‘ ha dato delle indicazioni? «Al momento non se ne è parlato. Il focus è stato sul nodo del rispetto della legge da parte dei richiedenti e dell'attuale legislazione, abbastanza lacunosa». Con una media di 2 interventi di polizia al giorno, la preoccupazione per le vie di Chiasso e dentro Palazzo civico, quindi, resiste. «Da parte nostra – ha sottolineato Arrigoni – non chiediamo la luna, come non ci serve l'esercito alle frontiere. Abbiamo solo bisogno di più buon senso».
Chi oggi guida le amministrazioni locali - come Bruno Arrgoni, sindaco di Chiasso, Luca Pagani, sindaco di Balerna e Sergio Bernasconi, sindaco di Novazzano - ha letto l'impegno di Baume-Schneider come un segnale incoraggiante e positivo. Come dire che qui non siamo un angolo di Svizzera di ‘serie B’. Del resto, come si è precisato all'incontro con i media - che ha fatto seguito a quello con le autorità, durato più del previsto -, l'invito non è partito da Cantone e Comuni, bensì dalla stessa Consigliera federale.
«Dal Ticino si può avere l'impressione o il sentimento che la Berna federale sia troppo indifferente o non abbastanza presente a ciò che succede al sud delle Alpi, ma posso rassicurare: non è assolutamente il caso», ha chiarito subito Elisabeth Baume-Schneider. La struttura federale di Chiasso, ha ricordato, è stata la prima che ha visitato, appena eletta. E da allora, ha tenuto a far sapere, è sempre stata informata con regolarità sulla situazione. E il pensiero qui non è andato solo alle autorità cantonali e comunali, ma altresì alla popolazione, alla quale ha rivolto il suo «grazie». Le difficoltà che talvolta affiorano nella convivenza tra le comunità locali e i richiedenti asilo sono note.
Lo scambio con i rappresentanti dei tre Comuni e del Consiglio di Stato, in testa il presidente Raffaele De Rosa, è stato, non a caso, «aperto, franco e appassionante». La ‘ministra’ ha ribadito, infatti, di aver «ascoltato e compreso talune preoccupazioni e capito la necessità di veicolare un messaggio chiaro e nitido su ciò che è possibile fare e come attuarlo. Abbiamo analizzato con cura – ha rimarcato – le suggestioni e le proposte volte ad apportare dei miglioramenti». Una volta di più in ogni caso Baume-Schneider ha voluto guardare ai fatti. Consapevole che non si può ignorare il tasso di insoddisfazione e insicurezza espresso da una parte della cittadinanza ticinese.
Se, una pur piccola minoranza delle persone accolte nelle strutture, ruba o ha degli atteggiamenti deplorevoli - il riferimento è andato anche agli ultimi fatti di cronaca -, ha sgombrato il campo, occorre prendere dei provvedimenti. «Anche se non bisogna dimenticare che la maggior parte dei richiedenti asilo si comporta in modo corretto». Tant’è, ha sottolineato, che chi commette dei reati, «mette sotto pressione e discredita il ‘sistema asilo’», così come è stato voluto dal popolo in votazione nel 2016 con delle regole chiare.
D'altro canto, oggi, ha richiamato ancora la ‘ministra’, la politica d'asilo deve fare i conti con le domande in crescita a fronte di una situazione geostrategica mondiale «volatile e pericolosa», da un lato, e con le ricadute della guerra in Ucraina, dall'altro. E ciò influisce sulle strutture e la capacità di accoglienza: in effetti "la situazione in materia di alloggi è tesa in tutta la Svizzera". Il richiamo ai singoli attori in campo, insomma, è chiaro e forte. «L'incontro odierno – ha ribadito la ‘ministra’ – ha dimostrato che non serve rimpallarsi le responsabilità, ma occorre avere un discorso chiaro e complementare affinché la popolazione si senta considerata. E questa, in ogni caso, è una regione solidale».
Sta di fatto che, come ha fatto presente il Consigliere di Stato Raffaele De Rosa, «la disponibilità all'accoglienza di famiglie che fuggono da situazioni drammatiche da parte dei ticinesi è messa a dura prova». Di conseguenza, ha fatto sapere il presidente del governo, si è «richiesta una revisione della strategia e dei sostegni al nostro Cantone e ai Comuni interessati. Penso in particolare alla necessità di ridurre i numeri di presenze a Chiasso, come l'esigenza di dare una risposta al sovraffollamento delle strutture. Inoltre, occorrono una revisione della chiave di riparto di attribuzione su tutti i Cantoni e l'evasione celere delle richieste d'asilo, in particolare di quelle persone che non hanno diritto di rimanere sul nostro territorio o che infrangono le regole del nostro Paese. Quindi, si è auspicato un inasprimento e una maggiore incisività nell’applicazione delle misure disciplinari nei confronti delle persone recalcitranti o problematiche. Con l'obiettivo di rafforzare la sicurezza e agire anche con fermezza verso chi non si comporta adeguatamente». Allo stesso tempo è necessario, ha aggiunto De Rosa, concludere in maniera sollecita le pratiche di rimpatrio.
Non c’è solo il governo cantonale, però, ad avere messo le cose in chiaro, lì attorno al tavolo della Consigliera federale. Per arginare il sentimento di ostilità che, a dire del sindaco di Balerna Luca Pagani, si sta facendo strada nella popolazione, occorre attuare «quattro correttivi». «Mi riferisco – ha spiegato, rilanciando una rivendicazione alla quale il Basso Mendrisiotto ha già dato voce – alla necessità di riportare il numero di richiedenti asilo entro la soglia concordata delle 350 unità: non si possono ammassare le persone in Centri che non si è in grado di gestire correttamente. Serve poi un concetto di sicurezza allargato al territorio, con una maggiore presenza di forze dell'ordine (penso alla polizia e alle Guardie di confine). Poi ci vuole fermezza verso chi sgarra: a causa di pochi si crea una immagine negativa e distorta pure a svantaggio di chi si comporta bene. Infine – ha concluso Pagani –, vanno ricuciti i rapporti con la popolazione. Il Centro federale d'asilo è sempre più percepito come un problema e una minaccia: e questo non è ciò che vogliamo».
L'autorità federale è disposta a prendere in considerazione i correttivi proposti? C‘è margine per una trattativa? «Non mi è stato detto di no. E questo credo sia già un buon punto di partenza – ci ha risposto Pagani –. Ho visto che la Consigliera federale prendeva appunti e segnava le richieste formulate. È stato detto dell'esigenza di ripensare alcune cose; e pure a livello federale ci si rende conto che si stanno creando dei problemi che non possono essere sottovalutati. Credo che qualche effetto questo incontro lo ha avuto. Il fatto che tornerà a gennaio e faremo di nuovo il punto della situazione, è un segnale nella giusta direzione».
Il tema, in altre parole, è sentito, si è aggiunto il sindaco di Novazzano Sergio Bernasconi. Ma serve «la solidarietà di tutti». Con quale spirito torna a Novazzano dopo la giornata odierna: c’è qualche certezza in più? «Non parlerei di certezze. Baume-Schneider ha capito, però, quali sono i problemi; e ne ha preso nota. Le preoccupazioni dei Comuni sono state recepite. Certo non ci ha illuso su una soluzione immediata. D'altra parte, riallacceremo il discorso a inizio 2024. Con l'evidenza che la tematica non coinvolge solo le autorità locali: la solidarietà del Cantone e fra Cantoni è basilare». La parola chiave resta, insomma, collaborazione.