Il Consiglio di Stato risponde all’interrogazione del deputato Ps Ivo Durisch sullo stato di salute degli alberi nel Mendrisiotto e nel Basso Ceresio
L’estate scorsa è risultata essere la seconda più calda (dopo quella del 2003) dall’inizio delle misurazioni nel 1864. E gli strascichi che ha lasciato non sono indifferenti. Motivo per il quale il gran consigliere del Partito socialista Ivo Durisch ha interpellato il Cantone sullo stato di salute degli alberi nel Mendrisiotto. Oggi, le risposte da parte del Consiglio di Stato ci sono, e anche i dati dei primi rilievi.
Le zone più interessate dal fenomeno sono state il versante meridionale del San Giorgio, la zona sopra gli abitati di Melano e Capolago, l’imbocco in sponda destra della Valle di Muggio, sopra Vacallo e il versante occidentale della collina del Penz a Chiasso. Nel Mendrisiotto il periodo di calura, iniziato a metà maggio, è stato accompagnato da una forte carenza di precipitazioni, la cui somma stagionale – comunica il Cantone – “è stata inferiore al 35% della norma 1991-2020”. A causa della siccità, già a partire da metà luglio numerosi alberi hanno iniziato a presentare segni di avvizzimento, tanto che in alcune zone il fogliame secco aveva assunto una colorazione brunastra che dava l’impressione di essere in autunno più che in estate. In settembre il fenomeno ha raggiunto la massima estensione, interessando vaste aree boschive. La Sezione forestale “ha reagito prontamente conferendo un mandato esterno volto al rilevamento dei danni causati dalla siccità al bosco di protezione del Mendrisiotto e Basso Ceresio e di monitorarne l’evoluzione nel corso del 2023”.
Bisogna comunque considerare, come evidenziato da recenti studi svolti dall’Istituto federale di ricerca per la foresta, la neve e il paesaggio (Wsl), che gli effetti sugli alberi causati dalla siccità, possono manifestarsi anche dopo più anni dall’evento acuto che li ha messi a dura prova. “Per questo motivo – spiega il Cantone – sarà importante continuare a monitorare i boschi interessati dal fenomeno per verificarne l’evoluzione nel corso dei prossimi anni e decenni”.
Con i primi risultati alla mano, e come dimostra la tabella che mette a confronto i rilievi dell’estate 2022 con quelli della tarda primavera 2023, si è potuto constatare che “per lo meno a livello di rilievo aereo c’è stata una reazione positiva dei boschi interessati dall’evento siccitoso dello scorso anno”.
Ma che conseguenze potrebbero esserci – chiedeva il granconsigliere – in caso di forti piogge, nevicate o forte vento? “L’effetto meccanico delle radici e dei tronchi degli alberi deperiti continueranno per diversi anni a svolgere un’importante funzione di protezione”. Questo “ci permette di programmare con una certa tranquillità gli interventi da eseguire a partire dal prossimo inverno e nel corso dei prossimi anni”. Sebbene il deperimento di numerosi alberi è un fenomeno che non va sottovalutato in ottica della funzione di protezione del bosco, occorre considerare che “danni molto gravi hanno interessato molto meno dell’1% dell’intera superficie boschiva”.
Quindi, ha domandato Durisch, che interventi si intendono fare per ripristinare i boschi? “Nella primavera di quest’anno sono stati fatti i primi interventi di prova nel comprensorio della collina del Penz a Chiasso. Infatti, un’attenta analisi degli alberi in piedi ha dimostrato come, sia per il carpino nero sia per il castagno, le ceppaie presentano ancora una buona vitalità”. Si è quindi proceduto con degli interventi di ceduazione (recisione dei fusti nei boschi cedui, ndr) volti a ridare vigore a queste ceppaie.
“Grazie a questi interventi – rassicura il Cantone – in pochi anni dovremo poter ricostruire una copertura forestale soddisfacente in queste aree duramente colpite dalla siccità”. Nel frattempo, “sono già state individuate ulteriori aree, nei boschi di carpino nero con funzione di protezione diretta, dove si stanno elaborando dei progetti in modo da poter intervenire con la stessa tecnica (interventi di ceduazione) durante il prossimo inverno”. Infine, indica ancora, “nelle aree che svolgono una funzione di protezione indiretta, vi è l’intenzione di monitorare l’evoluzione naturale di questi popolamenti, ritenuto che il legno morto in piedi e a terra, unitamente a una maggiore presenza di luce, favorisce un’evoluzione positiva a livello di biodiversità”.
Tutti gli interventi già eseguiti, unitamente a quelli ancora da eseguire in futuro, beneficeranno di sussidi federali e cantonali per una copertura complessiva pari all’80% dei costi riconosciuti.