laR+ Mendrisiotto

Dentro via Motta: caldo, guai medici e cancelli chiusi alle 18

Un gruppo di cittadini curdi protesta davanti alla sede della Sem a Chiasso. Problemi e lamentele saranno discussi nel corso di un incontro

In sintesi:
  • Con la canicola che incombe le condizioni di vita negli alloggi federali si sono fatte difficili
  • Oggi a livello cantonale nelle strutture della Segreteria di Stato della migrazione sono alloggiate in totale 564 persone
Il gruppo di cittadini curdi ha bussato alla Sem, in via Milano
(Ti-Press/B. Galli)
27 giugno 2023
|

Sono giovani, madri e padri di famiglia. Hanno preso il coraggio a due mani, e nel primo pomeriggio della giornata di ieri si sono incamminati dalla struttura di via Motta 1 a Chiasso. Una quindicina di persone di origine curda, parte della ‘comunità’ dei richiedenti l’asilo, questa volta ha deciso di andare a bussare direttamente al portone della direzione della Segreteria di Stato della migrazione (Sem), lì nella sede di via Milano, per farsi sentire. Il gruppo ha così attraversato la cittadina con il suo fardello di richieste, al suo fianco un drappello di attivisti sensibili da sempre alla ‘questione migratoria’.

Con la canicola che incombe, ci fanno capire subito, le condizioni di vita negli alloggi federali si sono fatte difficili. Una quotidianità precaria e claustrofobica, la loro, che va a pesare su una vita ancora in bilico. Come molte persone fuggite dal Kurdistan turco, infatti, per approdare in Svizzera hanno attraversato la rotta balcanica e ora rischiano di vedersi rimpatriati verso la Croazia, Regolamento Dublino alla mano. Giunti in Occidente non immaginavano, però, di ritrovarsi limitati negli spazi e nei movimenti.

Tra caldo e condizioni precarie

Ci avviciniamo per saperne di più della loro storia e comprendere meglio le ragioni di questa protesta pacifica. Nel gruppo alcuni sono arrivati da uno o due mesi, altri si trovano al Centro già da tre o sei mesi, in attesa di conoscere che ne sarà di loro. Attraverso i racconti ci fanno entrare in contatto con la loro realtà. Le problematiche? Innanzitutto, lamentano che all’interno delle camerate il caldo si sta facendo opprimente. Gran parte degli impianti di ventilazione, fanno presente gli ospiti del Centro, non funziona. Poco dopo la conferma arriverà dagli stessi responsabili: una parte, infatti, è stata danneggiata e si sta provvedendo a una loro sostituzione.

Le ‘regole della casa’

Poi, richiamano l’attenzione ancora i cittadini curdi, oltre a una convivenza, a volte ardua, tra gli umani, vi è pure quella con la presenza di insetti (come le cimici); qualcuno dice di aver visto pure dei topi. Ma ciò che più pesa, come detto, è il fatto di restare chiusi dentro per il caldo. Verso sera, dopo le 18, quando si potrebbe dare modo ai bambini di giocare all’esterno, ci fanno presente, non è più permesso loro di oltrepassare il cancello di via Motta. Ora le ‘regole della casa’, che oggi appaiono più restrittive, parlano chiaro e, si fa capire loro, vanno rispettate.

‘A soffrire di più sono i bambini’

Ad angustiare maggiormente madri e padri, in ogni caso, sono alcune problematiche di carattere medico e alimentare che toccano soprattutto i bambini, e alle quali, tengono a renderci attenti, non è stato dato seguito. La madre di un ragazzo di 13 anni si avvicina e prende la parola. «Mio figlio – ci racconta – ha problemi di allergie e la presenza di umidità e muffa nello stabile non lo aiuta: la tosse non lo fa dormire la notte. In più – aggiunge – ha dovuto ricorrere al supporto di uno psicologo per la sua difficoltà di stare in spazi chiusi. Un ragazzino – ci spiega nella sua lingua d’origine (resa leggibile grazie a un traduttore) – dovrebbe poter stare all’aria aperta». Anche la situazione igienica, in particolare dei bagni, non è ideale: non è raro che i bambini, come il suo secondo figlio di 5 anni, soffrano di episodi di nausea. Il padre di due bambini, uno di 5 anni e l’altro di un anno e mezzo, si fa avanti a sua volta e dà sfogo a ciò che ha dentro. Pure sua figlia è malata, ha la tosse e problemi ai bronchi; e teme che tutto ciò sia dovuto alle condizioni nelle quale sono costretti a vivere. «Siamo scappati dal nostro Paese e venuti sin qui per stare meglio – ci dice –, invece ci siamo ritrovati come in prigione». Gli stessi ragazzi, del resto, chiedono di poter fare delle attività che li distolgano dal loro statuto di ‘migrante’. Ma di opportunità, ci confermano a più voci, in concreto non se ne vedono.

Il dialogo è aperto

Le lagnanze del gruppo curdo, comunque, non resteranno inascoltate. A raccogliere le loro rivendicazioni, ieri, è stato il braccio destro della direttrice delle strutture della Sem a Chiasso, che ha interpellato pure chi si occupa dell’assistenza. Il dialogo è franco e pacato. I responsabili assicurano che si faranno carico subito delle necessità più impellenti, soprattutto dal profilo medico, in quel caso le soluzioni, si riconosce, vanno trovate nell’immediato. Poi, nella giornata odierna, ci si siederà al tavolo con una delegazione dei dimostranti per fare il punto della situazione. Un confronto che, nelle premesse, potrebbe rivelarsi proficuo. Soprattutto per la quotidianità di chi alloggia nella struttura di via Motta.

Tra realtà e politica

L’avvocato Immacolata Iglio Rezzonico segue da anni le vicissitudini dei richiedenti l’asilo. E ieri pomeriggio era al seguito del presidio dei cittadini curdi. «Non è tutto perfetto come si vuole lasciare credere dalla Sem – chiarisce subito –. Negli ultimi tempi, poi, il tema dei flussi migratori sembra essere diventato soprattutto un problema politico; in particolare adesso che non si parla più di statuto di protezione ‘S’, bensì di migranti ‘comuni’. Di fatto, però, non siamo sottoposti a una reale pressione, visto che a fronte di circa 4’500 persone che hanno ottenuto l’asilo nel 2022, oltre 72’000 hanno ricevuto il permesso ‘S’ in quanto fuggiti dalla guerra in Ucraina. Se non si percepisce, giustamente, come una pressione l’arrivo dei profughi, non si comprende perché lo dovrebbero essere quello dei richiedenti l’asilo».

Oggi a livello cantonale nelle strutture della Segreteria di Stato della migrazione sono alloggiate in totale 564 persone. Di queste 211 si trovano negli stabili di via Motta 7 e 11, 123 negli spazi di via Motta 1, tutti a Chiasso, mentre 230 si trovano nel Centro provvisorio a Pasture, tra Balerna e Novazzano. «I Centri è vero che sono sovraffollati, ma perché le procedure si sono dovute concentrare sulle persone provenienti dall’Ucraina – fa notare la legale –. Questo ha portato ad aumentare i tempi di permanenza nelle strutture federali per tutti gli altri richiedenti asilo, costretti a stare anche oltre i 140 giorni previsti dalla procedura. In questo periodo, ad esempio, non possono svolgere attività lavorative e ludiche scolastiche, rimanendo letteralmente ammassati nei centri senza la libertà di autodeterminarsi e senza possibilità, come oggi – ieri per chi legge, ndr – di vivere una giornata normale subendo anche la canicola».