È ancora in fase embrionale, ma il Dicastero politiche sociali e di genere ha già avviato dei contatti informali con Zona Protetta
Dei percorsi mirati per l’educazione di genere potrebbero presto entrare nelle aule delle scuole comunali di Mendrisio. Lo si apprende dalla risposta che il Municipio ha dato a un’interrogazione del novembre scorso che chiedeva di fare il punto sulla situazione della violenza contro le donne nel comune. «Sì, è una proposta del nostro dicastero – ci conferma la capadicastero Politiche sociali e politiche di genere Françoise Gehring –, che di fatto si lega al discorso del bilancio di genere. Lo scopo? Direi soprattutto preventivo, oltre che naturalmente informativo e di sensibilizzazione».
Nelle intenzioni della municipale, ci deve infatti essere una sorta di piano di azione che possa favorire percorsi di educazione al genere come forma di prevenzione della violenza di genere "nella misura in cui il suo principale obiettivo – si legge nella risposta – è quello di interrogare il rapporto tra identità/differenze/relazioni di genere e stereotipi culturali e di favorire l’assunzione di modelli non violenti di identificazione e di relazione". Ad aiutare la Città, qualora questo progetto andasse effettivamente in porto, dovrebbe essere Zona Protetta. Con sede a Lugano, da sempre si occupa in Ticino di salute sessuale e prevenzione in generale, in particolare nei confronti di persone esposte a rischi di discriminazione e di giovani. «Abbiamo già avviato dei contatti informali con loro per valutare la possibilità di introdurre effettivamente dei percorsi, ancora da definire, di educazione di genere alle scuole comunali». Quando? «Questo è presto da dire, ma la nostra volontà è quella di procedere in modo spedito», spiega Gehring. "Si ravvede la necessità – spiega il Municipio nella risposta – di sensibilizzare e formare le docenti e i docenti delle scuole comunali all’educazione di genere, a partire dalla prima infanzia, per sradicare gli stereotipi e i condizionamenti di genere nonché per cogliere tra i giovani eventuali avvisaglie e segnali di malessere riconducibili alla problematica".
Il progetto vero e proprio deve ancora prendere forma dunque, ma il dicastero appare molto convinto della correlazione tra prevenzione della violenza ed educazione di genere: "Save the children (la nota Organizzazione internazionale che tutela l’infanzia, ndr), ad esempio, segnala che per educare alla non violenza è necessario lavorare fin dall’infanzia sulla creazione di relazioni positive e paritarie. In tal senso la letteratura sull’argomento conferma sempre più l’importanza di avviare precocemente percorsi di educazione al rispetto, alle relazioni non violente, al rispetto di genere e attivare misure di contrasto alle diseguaglianze e stereotipi di genere". Questo perché si sostiene che "la violenza di genere infatti è un fenomeno strutturale che affonda le sue radici nella disparità storica tra uomini e donne". Diseguaglianze con matrice socioculturale sottolineate anche dalla Convenzione di Istanbul. Essenziale risulta ora "riconoscere i meccanismi che stanno alla base della violenza e, soprattutto, riconoscere quanto essi siano radicati culturalmente, seppur inconsapevolmente, in ogni individuo".
Per fronteggiare la problematica, il dicastero intende attivarsi anche con l’amministrazione comunale: "Pertanto un altro tema allo studio riguarda l’ambito delle molestie sessuali e in particolare sui rischi psicosociali e sulla valutazione del rischio di violenza/molestie nei luoghi di lavoro e sulle possibili misure di prevenzione e contrasto al fenomeno nei contesti aziendali". Una strategia che verrà messa in piedi con ‘Equi-lab’.
Le novità, come detto, derivano dalla risposta a un’interrogazione presentata dall’AlternativA, Sinistra e Verdi (prima firmataria: Cristina Marazzi Savoldelli). Dalla stessa si evince che i casi di violenza domestica a Mendrisio sono stabili negli ultimi anni: dai dati forniti dalla Polizia cantonale, sono stati conteggiati 9 casi nel 2019 e altrettanti nel 2020, 8 invece nel 2021 e 2 durante il mese di gennaio del 2022. E sebbene i casi non siano di fatto in diminuzione negli ultimi anni, elementi positivi sul tema ci sono: "In generale riscontriamo una maggiore consapevolezza delle donne circa l’inaccettabilità dei rapporti violenti e una maggiore sensibilità al fenomeno nell’opinione pubblica". Segnali, che ben fanno sperare sulle prospettive future.