In un video il Museo della civiltà contadina di Stabio racconta sé stesso e i limiti del consumismo. E fa 21mila visualizzazioni in pochi giorni
In poco più di cinque minuti di parole e immagini si può raccontare un mondo. Certo occorre maestria, sapienza e dedizione. Tre sostantivi che calzano a pennello a chi oggi fa vivere il Museo della civiltà contadina di Stabio. Dentro le mura di questo spazio di memoria ma anche di riflessione su temi urgenti del presente la curatrice, nonché addetta culturale del Comune, Monica Rusconi, affiancata in questa esperienza da Stefania Zocchi, ha saputo, infatti, produrre un breve video che sta spopolando sulle piattaforme social. In una decina di giorni ha raggiunto quasi 21mila visualizzazioni.
Una eco importante per un filmato che oltre a raccontare l’ultima avventura di questa piccola realtà museale – che fino al 30 giugno ospita la mostra temporanea ‘Porca vacca. Maiali e vacche dal passato al presente’ – ci restituisce una vera e propria filosofia di vita. Sì, perché da Stabio hanno deciso di provare a dare (a modo loro) una spallata al mondo del consumismo. ‘Arma’ di convinzione di massa (si fa per dire) un distributore del latte, posizionato proprio nel cuore del paese (in piazza Maggiore) e che sinora ha saputo far cambiare idea a un buon numero di cittadini-consumatori. Tant’è, ci conferma la responsabile, che «la richiesta c’è, è costante e persino in leggero aumento».
A ispirare la filosofia espositiva del Museo – aperto a esplorare anche altri vettori comunicativi come si è visto –, del resto, ci sono scelte ben consapevoli. «Con spirito divulgativo – spiega a ‘laRegione’ Monica Rusconi – cerchiamo di offrire al pubblico gli strumenti per comprendere la visione e l’impostazione del Museo. Oggi il video è un espediente narrativo accattivante per far scoprire il dietro le quinte della nostra mostra e del progetto legato al distributore del latte. Un progetto positivo che abbiamo desiderato condividere. Per noi questo è un modo, in effetti, per proiettarci verso l’esterno e raccontare le nostre peculiarità; cercando nel nostro piccolo di lanciare dei messaggi e concedendoci qualche discreta ‘provocazione’, necessaria in questa società consumistica».
La curatrice non lo nasconde, la voglia di andare «controcorrente» c’è, eccome. Come chiarisce la stessa Monica Rusconi nel filmato, si attinge al presente per far parlare il passato. E nel caso dell’ultima esposizione, si ricorda, a suggerire lo spunto è stato un piccolo visitatore. «Un giorno – ci dice – un bambino se ne è uscito con un’affermazione che ci ha indotto a ragionare: ‘Il latte lo fa la fabbrica’. A quel punto è partito un lungo e complesso viaggio che ci ha condotto sin qui». Un percorso che, come ben illustra il video, passa dalle stalle dell’Istituto agrario di Mezzana, le cui vacche attraverso la mungitura meccanica garantiscono l’approvvigionamento dell’ormai famoso distributore, e che mostra in modo inequivocabile chi ci assicura il nostro bicchiere di latte.
«Un bicchiere – ci rende ancora attenti la responsabile – a chilometri sei, tanto dista l’Azienda di Mezzana da Stabio; e che ci ha permesso di affrontare un altro grosso problema, quello degli imballaggi, che magari avvolgono merci che attraversano gli oceani. Grazie al distributore – esemplifica Monica Rusconi – non solo si sono avvicinati produttore e consumatore, ma si sono risparmiate pure circa 4mila confezioni».
Ecco che un video di circa cinque minuti permette alle persone di scoprire da vicino una realtà non conosciuta a sufficienza. «Il nostro scopo – annota la curatrice – è proprio quello di dialogare con il pubblico e di raggiungere quegli utenti che non sanno della mostra o del distributore. L’obiettivo è far circolare le informazioni, dando un piccolo contributo utile a migliorare un po’ il nostro mondo. Io ci credo». Infatti non ci si fermerà qui. Monica Rusconi ce lo conferma: «Di sicuro se la situazione lo richiederà, in occasione della prossima mostra, realizzeremo un prodotto simile». Certo l’impegno non manca. Produrre il filmato ha richiesto, di fatto, due settimane di lavoro tra scrittura, riprese – effettuate di buon mattino a Mezzana, «senza interferire con la quotidianità», tiene a rassicurare – e montaggio.
Il risultato, d’altro canto, si è rivelato pagante come testimoniano le migliaia di visualizzazioni e il consenso raccolto. «I complimenti non sono mancati – conclude la curatrice –. Inoltre, toccare anche certi tasti dolenti ha portato non poche condivisioni sui social – si parla di duecento, ndr –, da parte pure di tanti contadini, che hanno sentito questo video un po’ loro».