Proseguono alacremente i lavori di ristrutturazione, fra imprevisti meteo e pandemia. Intervista al direttore del cantiere Pietro Brenni.
Procedono con un buon ritmo i lavori di rifacimento della ferrovia del Monte Generoso, entrati ormai nel vivo della terza fase. Tra «sorprese positive e negative» – come ci dice il direttore dei lavori Pietro Brenni –, il cantiere, avviato a novembre 2019, prosegue e dovrebbe raggiungere alla fine dell’inverno uno stato d’avanzamento importante, di modo da poter terminare la ristrutturazione nel marzo 2023, come da programma.
Ingegner Brenni, a che punto siamo? «A buon punto. La terza fase è iniziata con un imprevisto: abbiamo tentato di attaccare la tratta più elevata (tra la stazione di Bellavista e la vetta, ndr), però le condizioni meteorologiche a fine novembre erano sfavorevoli e quindi siamo scesi e stiamo realizzando la stazione di San Nicolao e la tratta che da lì scende fino a Capolago. Poi il tempo è cambiato e con il senno di poi si sarebbe potuto rimanere su. Ciononostante siamo soddisfatti perché i lavori procedono secondo i tempi prestabiliti, anche perché alcune sorprese negative si sono rivelate allo stesso tempo positive». A cosa allude? «All’emergenza Covid. Da un lato ci ha fatti inizialmente procedere con prudenza, ma dall’altro il primo lockdown ha ritardato l’apertura di esercizio al maggio 2020 e questo ci ha permesso di continuare i lavori per metà primavera, favorendoci. Così abbiamo terminato la seconda fase con oltre il 50% del lavoro già svolto e stiamo quindi rispettando la tabella di marcia».
Tabella di marcia che per la bella stagione dell’anno prossimo dovrebbe permettere al trenino blu e arancione di portare in vetta i numerosi turisti che amano il monte. Lavori che sono stati decisi nel 2014 perché, come spiega Brenni, l’infrastruttura ferroviaria necessitava di importanti interventi. E d’altra parte, era anziana: rotaie, traverse, cremagliera, non erano stati sostituiti dal 1890, ossia dall’anno di fondazione. «Il materiale era molto usurato, quindi la Ferrovia Monte Generoso ci ha incaricati di elaborare un progetto di sostituzione della sovrastruttura ferroviaria. Abbiamo suddiviso i lavori in quattro fasi, da metà novembre a metà marzo per non perturbare la stagione turistica, lungo le tre tratte di tre chilometri ciascuna: Capolago-San Nicolao, San Nicolao-Bellavista, Bellavista-vetta».
Un cantiere complesso: sebbene il tragitto non sia particolarmente lungo, a tratte scoscese se ne alternano altre molto rocciose, e poi vi è naturalmente il fattore pendenza. «La complicazione dell’opera è soprattutto logistica – spiega il direttore –. I trasporti di materiale vengono fatti prevalentemente via treno». E di materiale da trasportare ce n’è parecchio. «Ci sono 1’400 tonnellate d’acciaio che vengono rimosse (fra rotaie, traverse e cremagliera, ndr), sostituite da 2’000 tonnellate di nuovo materiale d’acciaio». Seicento in più? «Sì, la nuova ferrovia è stata pensata in funzione di una possibile evoluzione dell’infrastruttura ferroviaria, se ad esempio i convogli futuri saranno più lunghi o pesanti di quelli attuali il materiale dovrà essere in grado di sopportarli. Per questo le nuove rotaie e la nuova cremagliera sono un po’ sovradimensionati. Vengono poi sostituiti sette scambi, 13’500 traverse. E poi c’è la massicciata (la ghiaia che si trova fra le traverse, ndr), anche questa parzialmente sostituita: 8’000 metri cubi di materiale portati a valle e altrettanti riposizionati».
Cifre impressionanti, ma il rinnovo non si ferma qui. «L’anno scorso abbiamo ristrutturato la stazione intermedia di Bellavista, quest’anno quella di San Nicolao. Sono stati realizzati i marciapiedi, dotati di illuminazione e di equipaggiamenti per ipovedenti, di modo da favorire la sicurezza, la mobilità e la comodità dei passeggeri». «Quando il 2 aprile, Covid permettendo, la ferrovia riaprirà al pubblico, si sentirà veramente la differenza tra le tratte già ristrutturate e quelle ancora da rimettere a nuovo il prossimo inverno» ci dice dal canto suo Viviana Carfi. La responsabile media della Ferrovia Monte Generoso Sa aggiunge poi che «a settembre ci sarà l’inaugurazione del buffet di Bellavista, chiuso dal 2013».
Dietro il rilancio di una delle più antiche ferrovie a cremagliera in Svizzera, nonché l’unica in Ticino, c’è la Migros, che dagli anni Quaranta è proprietaria della società. Ma la storia dell’infrastruttura è ben più antica e deve la propria esistenza a un illustre antenato di Mendrisio, il dotto Carlo Pasta. «Il dottore aveva fondato ancora nel 1867 il Grand Hotel Bellavista, dove oggi sorge l’osteria Le Peonie – racconta Carfi –. Per alcuni decenni l’albergo è stato raggiungibile solo a piedi o a dorso di mulo: la prima locomotiva a vapore è del 4 giugno 1890. Il Grand Hotel è stato quindi collegato alla stazione Bellavista con dei binari, solcati da carretti trainati da cavalli che trasportavano l’agiata clientela della Belle Èpoque». Alla fine degli anni Trenta in Europa soffiano venti di guerra e il turismo entra in crisi. La ferrovia cessa le sue attività e si pensa persino di smantellarla per ricavarne il ferro, materia prima preziosa in periodi bellici.
«Fu Gottlieb Duttweiler (fondatore della Migros, ndr) di fatto a salvarla – sottolinea Carfi –, ridandole una seconda vita corrispondente al periodo del boom economico del Dopoguerra». In quei decenni si sono susseguiti i treni a Diesel e poi quelli a trazione elettrica, in uso dagli anni Ottanta, sebbene durante la stagione estiva viaggi ancora saltuariamente anche uno storico convoglio a vapore. E proprio i treni potrebbero il prossimo grande investimento, dopo i 25 milioni circa per la ristrutturazione e gli altrettanti per il Fiore di pietra inaugurato in vetta nel 2017: «Sebbene non sia ancora stato deciso quando, nei prossimi anni verranno sostituiti anche i treni. Siamo testimoni di un momento storico molto importante».