Mendrisiotto

Soldi veloci e droga in casa, doppia condanna

Ospitato da un consumatore del Mendrisiotto, uno spacciatore albanese ha trafficato oltre un chilo di eroina

L'arresto risale all'8 ottobre dell'anno scorso (archivio Ti-Press)
9 luglio 2021
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La necessità di avere del denaro per far fronte a problemi in famiglia da una parte. La necessità di garantirsi dello stupefacente, fornendo ospitalità allo spacciatore, dall’altra. Una storia non nuova nelle aule di giustizia ticinese. Quella ricostruita questa mattina dalla Corte delle Assise criminali di Mendrisio presieduta dal giudice Amos Pagnamenta, con due procedimenti in rito abbreviato, riguarda il fermo, avvenuto a Chiasso l’8 ottobre 2020, di un 28enne albanese e di un 44enne domiciliato nel Mendrisiotto. Come comunicato allora dalla Polizia cantonale, la perquisizione dell'appartamento del 44enne ha permesso di rinvenire una quindicina di grammi di eroina e alcune centinaia di grammi di sostanza da taglio occultati, come riferisce l'atto d'accusa, sottoterra nel bosco. I due sono da subito stati sospettati di avere preso parte, a vario titolo e con varie responsabilità, a un importante traffico di eroina. L'inchiesta è stata coordinata dal Procuratore pubblico Roberto Ruggeri; in aula era presente il procuratore pubblico Arturo Garzoni.

Almeno un chilo di eroina

L’accusa principale nei confronti dell’albanese, difeso in aula dall’avvocato Elisa Lurati, è stata quella di infrazione aggravata alla Legge federale sugli stupefacenti. Come riportato nell'atto d'accusa, tra il febbraio 2019 e il giorno dell’arresto l’uomo ha detenuto e alienato almeno 1’042 grammi di eroina ricevuta da persone non identificate: 260 sono stati destinati a chi lo ha ospitato in cambio dell'alloggio, mentre i rimanenti 770 grammi sono stati venduti. «Era un momento un po’ così – ha detto l’imputato che, una volta scarcerato, vorrebbe lavorare come cuoco –. Mio papà si è ammalato di cuore e servivano soldi veloci per l’operazione». La Corte ha confermato la condanna a 40 mesi di detenzione da espiare e l’espulsione di 10 anni dalla Svizzera. «La pena pone qualche perplessità – ha spiegato il giudice –. Il traffico di un chilo di eroina ha una pena base di quattro anni di carcere che, considerata la collaborazione fornita, può arrivare a tre anni e sei mesi». Riferendosi nello specifico al caso in esame, per Pagnamenta «un paio di mesi non fanno la differenza, ma è chiaro che questa decisione non creerà un precedente in caso di situazioni analoghe».

‘L'ho ospitato per avere la droga’

Difeso dall’avvocato Michele Sisini, il 44enne è invece stato condannato a 30 mesi di detenzione, di cui 10 da espiare e 20 sospesi per un periodo di prova di 3 anni per complicità in infrazione aggravata alla Legge federale sugli stupefacenti. «Trattandosi di un consumatore ed essendo stato unicamente complice – ha motivato il giudice – la pena è adeguata». Come spiegato nell'atto d'accusa, il 44enne sapeva che il suo ‘ospite’ “era attivo nell'alienazione al dettaglio di eroina, già solo perché vedeva la sostanza in casa e la riceveva quale contropartita per l'ospitalità”. L'uomo, che in carcere sta seguendo la terapia con il metadone, ha dichiarato di «essersi ritrovato in questa situazione. L’ho ospitato per avere la sostanza stupefacente: sapevo che doveva fermarsi solo qualche giorno ma con il lockdown non se ne voleva più andare». Il soggiorno dell'albanese in Ticino è durato tra il febbraio e il dicembre 2019 e dal mese di giugno dell'anno scorso al giorno dell'arresto. Per il suo futuro l’imputato spera di trovare un lavoro e «rimettermi in carreggiata» anche grazie al sostegno dell'assistenza «che almeno inizialmente mi aiuterà».

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