La sentenza nei confronti del 35enne ha tenuto conto di un solo viaggio, quello dell'arresto, per il trasporto della droga verso il nord Italia
Non ha avuto dubbi Amos Pagnamenta, presidente della Corte delle Assise Criminali di Mendrisio riunite a Lugano: il 35enne di nazionalità albanese è colpevole di infrazione aggravata alla Legge federale sugli stupefacenti. Nei suoi confronti è stata inflitta una pena di nove anni di reclusione, più l'espulsione dalla Svizzera per dieci. Una pena inferiore rispetto ai 15 anni di carcere chiesti dalla procuratrice pubblica Marisa Alfier stamattina, anche se l'atto d'accusa è stato interamente confermato. La Corte, ha spiegato Pagnamenta, è convinta che l'imputato abbia trasportato un quantitativo imprecisato di droga destinata al nord Italia in tutti i suoi nove viaggi dal sud al nord Europa e viceversa, ma risulterebbe arbitrario condannarlo per un traffico di 152 chili. L'inchiesta indiziaria scattata dopo l'arresto risalente al 23 aprile del 2019 al valico doganale di San Pietro di Stabio ha raccolto elementi a sostegno dell'accusa ma non a sufficienza per 'vestire' un trasporto di droga così importante. Nella commisurazione della pena, ha influito anche di un precendente penale legato a una condanna a sei mesi di carcere sospesi per lesioni, risalente a quattro anni fa, inflitta in Italia nei confronti del 35enne.
La Corte – composta dai giudici a latere Renata Loss Campana e Luca Zorzi con gli assessori giurati Mariella Broggini, Nicola Fornera, Franco Robbiani, Giovanni Giudici, Angelo Sandro Faretti e Alberto Benzoni – non ha creduto al «vortice di frottole raccontate dall'imputato che ha mentito su tutto adattando le sue versioni alle evidenze delle indagini», ha aggiunto Pagnamenta. L'imputato non è stato creduto sulla storia del debito contratto con un imprecisato strozzino che lo avrebbe minacciato, picchiato e costretto a fare i viaggi di trasporto della droga. Il giudice ha detto che il 35enne «si è arrampicato sugli specchi anche per la vettura, con i ricettacoli per nascondere la droga, noleggiata in Italia ma con targhe germaniche per un motivo semplice: voleva passare inosservato nelle dogane non presidiate attraverso le quali è transitato». La Corte ha respinto una buona parte delle tesi difensive sostenute dall'avvocato Stefano Ferrari che nell'arringa ha chiesto una pena più lieve, non più di 5 anni e quattro mesi di reclusione e il proscioglimento del suo assistito dalle accuse relative agli otto viaggi. Non ha potuto però considerare, a carico dell'imputato, l'aggravante dell'aver agito in banda. La sua colpa è comunque estremamente grave, ha sottolineato il giudice, perché, con il suo comportamento egoista, ha messo direttamente o indirettamente in pericolo la salute di numerose persone dimostrando un'elevata intensità e propensione a delinquere, senza mai collaborare con gli inquirenti. Al termine del processo, l'uomo è quindi stato riaccompagnato alla Stampa, dove gli restano da scontare diversi anni di prigione.