Gli editori della memoria storica cartacea del Mendrisiotto mettono fine all’avventura editoriale iniziata con l’edizione del 2013
Il cerchio si è chiuso. L’avventura iniziata nel 2013 è giunta al capolinea: l’Annuario di Chiasso e del Mendrisiotto non arriverà più nelle case, dove era atteso proprio in questi giorni, del suo migliaio di abbonati. Dopo dieci anni «intensi e impegnativi», Tiziana Grignola e Massimo Romano, titolari della Apice Edizioni di Chiasso, hanno deciso di mettere il punto finale alla loro avventura. «C’è un certo rammarico per la mancata continuità – spiega Tiziana Grignola –. Ma c’è anche la comprensione del fatto che ci sono cose che finiscono, e lo fanno bene». In ogni caso, aggiunge l’editrice, resta «la consapevolezza di aver offerto un prodotto apprezzato e che, in ogni caso, resterà nel tempo a testimoniare le vicende locali di questi anni». L’esperienza editoriale era iniziata per colmare il vuoto creatosi a seguito dalla scomparsa, dopo 47 anni, dell’Almanacco di vita chiassese e del Mendrisiotto. Dopo il cambio di nome e l’introduzione di alcune novità (come una diversa veste grafica e cromatica, la presentazione delle rubriche in ordine alfabetico e la presenza di nuove informazioni relative ai Comuni), è ripartita quella che i due editori e i giornalisti Fosca Bernasconi, Gilberto Bossi e Paolo Cascavilla hanno sempre definito e continueranno a ricordare come «una bella avventura».
Nella presentazione del primo numero, Tiziana Grignola scriveva che l’Annuario “sarà una voce tradizionale e fuori moda: la risposta di ‘carta’ all’effimero e incontrollabile mondo della posta elettronica, di facebook, twitter, blog e altre mille parole che appaiono e scompaiono come per magia”. Cosa è cambiato dopo dieci anni? «I motivi sono principalmente due – illustra Grignola –. Uno è più personale ed è dettato dal fatto che noi che ci siamo assunti il compito di raccogliere l’eredità dell’Almanacco siamo arrivati all’età della pensione e, nonostante i tentativi effettuati, non siamo riusciti a trovare nessuno che proseguisse su questa linea editoriale». Il secondo motivo è più pratico. «Complici gli anni del Covid, ci siamo dovuti arrendere all’idea che l’Annuario è un prodotto che non appartiene alle giovani generazioni. Mancando un ricambio degli abbonati, a cui si è aggiunta una sempre maggiore difficoltà a trovare introiti pubblicitari, sono venute meno le risorse economiche per proseguire nella pubblicazione. Ovviamente non possiamo che ringraziare chi ci ha sempre sostenuto».
Per un rilancio futuro dell’Annuario «ci vorrebbe un’altra forma – sostiene Tiziana Grignola –. Sarebbe bello se ci fossero dei giovani che, raccogliendo il nostro testimone, portassero la rivista in formato digitale. Una raccolta di notizie e fatti salienti, magari non catalogata in modo così preciso come facevamo noi, potrebbe contribuire alla creazione di un portale interessante». Una nuova possibile forma con nuove persone. «Ci vorrebbe qualcuno abile con la tecnologia che si prenda l’impegno, comunque non facile, di sfogliare tutti i giorni i quotidiani, prendere degli appunti e ricordare gli argomenti di cui occuparsi l’anno seguente, perché l’Annuario è un ricordo dell’anno passato». I tentativi, come detto, sono stati effettuati e l’impresa sembra difficile, anche se non impossibile. «Mi rendo conto che non è bello che un tipografo dica che la forma cartacea non esisterà più – ammette amaramente Grignola –, ma credo proprio che il tempo sia finito e che una memoria storica cartacea fatta in questo modo nel Mendrisiotto non ci sarà più».
A proposito di ricordi e storia, c’è qualcosa nell’ultimo decennio che ha lasciato il segno? «L’anno del Covid – risponde senza indugi Tiziana Grignola –. Un’edizione speciale che tutti dovrebbero avere perché rappresenta una memoria importante di quello che è successo nel mondo e anche nella nostra realtà. La rivista è stata dedicata alla pandemia anche perché di eventi e manifestazioni ce ne sono stati pochi... È stato impressionante quando i numeri hanno cominciato a tornarci indietro, così come quando diversi familiari ci hanno chiamato per avvisarci che il loro congiunto era deceduto». Telefonate che hanno lasciato «un segnale importante» e «ci hanno dato la percezione fisica di quello che è successo, anche se ormai non se ne parla praticamente più, come se volessimo tutti allontanare un periodo che ci ha comunque cambiato la vita».
La casa editrice ha ancora qualche copia arretrata a disposizione. Gli interessati alla collezione, così come a singoli numeri, possono telefonare allo 091 682 30 79 o scrivere a info@apiceedizioni.ch. «Non abbiamo avvisato tutti gli abbonati, verosimilmente qualcuno, non vedendosi recapitare l’Annuario, ci contatterà per farci qualche domanda – conclude Tiziana Grignola –. Mi auguro che ci siano almeno dieci persone del Mendrisiotto dispiaciute per questa nostra decisione».