L'iniziativa è nata spontanea per dare una mano al Centro giovani e fare la differenza. Perché il graffito è altro
Rulli, pennelli e un grande secchio di vernice hanno ormai colonizzato lo spiazzo laterale al Centro giovani di Mendrisio. Tutto è pronto per mettere mano ai muri dell’edificio ormai pieni di scritte e scarabocchi. Parte una sorta di ’operazione graffiti’... al contrario. Questi geroglifici, del resto, non hanno niente a che vedere con l’arte di strada. Ecco perché, questa volta, anziché ’caricare’ le bombolette spray il gruppo di ’writers’ che spesso e volentieri dà sfogo alla sua creatività sul muro libero, lì sul retro della struttura, ha deciso di dare una mano a ripulire le facciate del Centro. Per loro sarà un sabato diverso dagli altri, questo è sicuro. Ma ne vale la pena. «L’iniziativa è venuta proprio da loro», tiene a farci sapere il responsabile Luca De Stefano. Un gesto che fa tutta la differenza. Soprattutto agli occhi di chi fa presto a liquidare questi ragazzi come imbrattatori.
Matteo dall'alto dei suoi 25 anni è un po' il punto di riferimento del gruppo; a farne parte una quindicina di giovani fra i 18 e i 25 anni mossa dalla stessa passione. «Siamo sulla stessa lunghezza d'onda». Non a caso è lui, 'writer'-artista autodidatta, a prendere per primo la parola. «Siamo tutti d'accordo che è sbagliato deturpare un muro inutilmente», ci dice sgombrando subito il campo. D'altro canto, il linguaggio dei graffiti è altro, fa capire. E lo si è dimostrato in questi ultimi vent'anni, durante i quali questo movimento si è fatto strada in Ticino. Insomma, non mancano le ragioni per rimboccarsi le maniche e mettersi a sistemare una parete segnata da firme, sigle e segni senza un perché. Chi sono gli 'autori'? «Per lo più ragazzini che, passando da qua, trovano una bomboletta di vernice e la spruzzano sul muro», ci spiega il responsabile del Centro. «Alcuni - si aggiunge la voce di Matteo - non hanno nessuna intenzione di diventare 'writer'». Come dire che è bene distinguere disegni e intenzioni. L'invito dal manifesto appeso sulla facciata principale - 'Tu hai i colori, noi lo spazio' - è lì solo da cogliere. L'importante è restare nei margini del cosiddetto spazio 'legale'; che è tutt'altro che una restrizione.
E allora avanti con il nastro adesivo, a delineare lo spazio da pulire. C'è chi si incarica di preparare la vernice neutra e chi è già pronto a intingere i rulli per coprire le scritte. Altri penseranno a usare i pennelli per rifinire i dettagli; mentre Luca De Stefano ci mette non poco olio di gomito nel passare la carta vetrata sulla parte di muro composto da sassi. La lena con cui si danno da fare la dice lunga. La loro è a tutti gli effetti una testimonianza di buona volontà. Perché, ci dice Matteo, sarebbe un peccato perdere uno dei pochi spazi messi a disposizione da un ente pubblico nel cantone. L'arte del graffito resta un fenomeno di nicchia, eppure, conferma, «in Ticino siamo in tantissimi a cercare il modo di poterci esprimere».
Ciò che conta è trovare la strada giusta. Per aiutare i ragazzini che vorrebbero seguire le orme di Matteo e compagni a venire allo scoperto, in passato il Centro giovani di Mendrisio ha organizzato anche dei workshop per avvicinarli a questa realtà. «E non appena sarà possibile - fa sapere Luca De Stefano - riprenderemo questa consuetudine». Certo i patti sono chiari: se qualcuno viene sorpreso a imbrattare muri o altro della struttura, paga pegno. Come è accaduto a un drappello di giovanissimi che ha pensato bene di 'decorare' la panchina e poi se ne è vantato sui social, facendosi scoprire. A quel punto è scattata la pena del contrappasso: rimettere a posto ciò che avevano rovinato.
D'altra parte, questo spazio della Città ha saputo negli anni entrare in sintonia con i 'writers' e instaurare un rapporto di fiducia reciproca. Un cammino comune che ha permesso di proporre progetti e iniziative, sino alla creazione del muro libero. Una proposta, quest'ultima, rara da vedere, riconoscono i ragazzi.
Matteo e i suoi amici, in effetti, hanno un progetto. «L'idea - ci racconta - è scaturita di recente: stiamo cercando di dare vita a una associazione per riuscire a poter contare su un maggior numero di muri legali». Non a caso dove ve ne sono, come a Mendrisio, ecco confluire un buon numero di 'writers', e non solo dal Mendrisiotto. «Oggi - rilanciano a una voce - spingiamo in quella direzione. A volte proviamo a farci dare certi spazi, ma avere i permessi è un vero calvario. Eppure Oltregottardo queste situazioni sono acquisite da anni».
Per alcuni di questi giovani il graffito è una sorta di rito di passaggio verso altre forme d'arte (cosiddetta ufficiale). Matteo, ascensorista di professione, quell'obiettivo lo coltiva da tempo. In effetti, ci confessa, vorrebbe «riuscire a vivere d'arte». Per ora si prepara, fra muri e tele. «Mi muovo - ci dice - in diversi ambiti artistici. Il mio stile? Prediligo l'astratto, e a tratti il cubismo». Ma si sa, il primo amore non si scorda mai: quei graffiti espressione dell'ispirazione del momento e di un linguaggio condiviso.