Depositata la domanda di costruzione del progetto che ha visto il coinvolgimento diretto di una ‘delegazione’ di giovani
A prima vista, lì sulla carta, può sembrare un progetto come gli altri. L’intenzione, portata avanti peraltro dalla Città di Mendrisio, è chiara: realizzare a pochi passi dal ‘cuore’ del Borgo un’area di svago per i ragazzi. Una sorta di ‘zona franca’ per tavole da skateboard, pattini a rotelle e monopattini (ma non solo) immersa nello spazio urbano e a portata di bus e treno. In realtà, dentro quel dossier stavolta c’è molto di più. E ad attirare l’attenzione qui non è tanto la firma del progettista (in ogni caso di prestigio) - quella di Mario Botta, che ha ridisegnato, di fatto, per intero quella porta di ingresso al Comune -, ma piuttosto il luogo scelto per attuare i piani e il cammino percorso per arrivarci. In questo caso il Municipio non ha messo, infatti, sul tavolo una proposta a scatola chiusa, da ‘servire’ a chi frequenta questi spazi, ma ha avviato un processo partecipativo coinvolgendo gli stessi giovani (o meglio una loro rappresentanza). Un esperimento di cittadinanza attiva che si dichiara di sicuro riuscito. Dicevamo, poi, della collocazione scelta: a rendere il tutto ancora più interessante vi è il fatto di aver inserito lo skatepark (e tutto ciò che gli sta attorno) nell’area dell’ex macello, all’incrocio tra via Vignalunga, via Zorzi e via Franscini, poco distante dal Centro di pronto intervento. Quello stesso triangolo urbano che, negli anni dell’esperienza dell’autogestione mendrisiense, qualcuno (che si riconosceva sotto la denominazione ’Spazio clandestyn’) aveva immaginato di destinare proprio ai ragazzi. A volte tutto torna, anche se a distanza di una ventina di anni.
A Mendrisio, quindi, si ha una idea precisa su come convertire il comparto dell’ex macello, una superficie da poco meno di 3mila metri quadrati. Sul piano urbanistico, come evidenzia anche la Relazione tecnica, lo si trasformerà in un “grande giardino pubblico delimitato da filari alberati”. Al suo interno troveranno posto tutta una serie di strutture ricreative - dai 400 metri quadri di skatepark, accessibile a principianti ed esperti, alla zona parkour, allo spazio ‘workout’ per gli allenamenti -, assieme a un parcheggio al solo servizio degli enti di primo intervento. Una operazione, quella prospettata, che richiederà un anno di lavori e comporterà un investimento globale di un milione e 800mila franchi. Questi i dati tecnici di un progetto che inizia ora il suo iter edilizio: la domanda di costruzione sarà, infatti, in pubblicazione e consultabile sino al 15 febbraio prossimo.
I primi, d’altro canto, a seguire da vicino la procedura saranno proprio i ragazzi. Spesso e volentieri negli ultimi tempi Luca De Stefano, dell’Ufficio famiglie e giovani della Città, si sente interrogare sullo stato dell’arte dell’incarto. La domanda frequente è: ’A che punto siamo?’. Una aspettativa che la dice lunga sulla necessità di poter contare su una tale area e che non si misura solo con la passione condivisa dai giovani designati a far parte del gruppo di rappresentanti - «scelto dai loro compagni», tiene a far sapere - che si è seduto al tavolo istituzionale. «In effetti - ci fa memoria De Stefano -, quanto è avvenuto parte da lontano, dalla ricerca fra pari ‘Dixit’ che, in modo assolutamente autentico, ha restituito una lettura del bisogno espresso da parte di gruppi di giovani di potersi riappropriare di spazi pubblici. Un bisogno che negli ultimi anni è emerso in maniera chiara, anche alla luce delle restrizioni dettate dalla pandemia. Limitazioni che comunque non hanno fatto altro che mettere in risalto una esigenza latente». Negli anni i segnali sono stati diversi e nitidi.
Così quella che è nata come una scommessa sta per diventare una certezza. «Questo progetto è stato un tentativo di andare incontro a quel bisogno espresso. E adesso la nuova area di svago ha tutti i numeri per diventare un luogo di aggregazione, come lo è stato ben presto lo skatepark creato alle scuole medie». Una struttura, quest’ultima, alla quale si somma il ‘pumptrack’ di via Mapoli per mountainbike e skateboard.
La possibilità messa in campo dalla Città di ragionare insieme su un tale progetto ha, quindi, fatto subito breccia: strumento quattro workshop, che in parte hanno anche avuto una valenza civica, mettendo ragazzi in condizione di toccare con mano i meccanismi del Comune e delle leggi e interessando vari servizi comunali. I giovani come hanno reagito? «L’idea di poter concretamente fare delle proposte su uno spazio loro destinato - ci racconta Luca De Stefano - ha creato molta motivazione. A quel punto si è costruito un percorso di senso e consenso sfociato poi nei lavori di gruppo». A fare la differenza, ci fa capire, è la qualità del coinvolgimento. «Mi spiego: coinvolgere dei ragazzi non significa solo chiedere loro cosa ne pensano, ma domandare impegno (di tempo e mentale) e fatica. E in questo caso - assicura De Stefano - chi ha partecipato è stato disposto a mettersi in gioco. D’altro canto, la spinta deve esserci da entrambe le parti». Al Centro giovani, infatti, lo si sperimenta ogni giorno. «In effetti, per noi la condivisione, la ricerca del dialogo e del confronto sono una missione quotidiana».
Un esercizio, per contro, non consueto per altri ambiti dell’amministrazione. La Città, però, ha preso una precisa direzione e la realizzazione dello skatepark è solo un esempio di un approccio alle tematiche nel segno della prossimità. La volontà dichiarata, e su più fronti oltre che a vantaggio delle varie fasce d’età della popolazione, è quella di coinvolgere i cittadini in modo attivo pure in altri progetti. E di sicuro questa iniziativa a favore dei ragazzi è un buon viatico.