Le associazioni degli utenti sui due lati del confine reagiscono alle voci critiche sull'elettrificazione della tratta
L'unione fa la forza, si dice. E i pendolari sui due lati del confine hanno deciso di serrare i ranghi in difesa della linea Como-Lecco. O meglio del progetto di elettrificazione e potenziamento che darebbe modo a Tilo (peraltro a metà svizzera, a metà italiana) di ampliare la sua rete a favore del trasporto pubblico in una zona dalla quale provengono parecchi lavoratori frontalieri. Sin qui per il dossier è stato un percorso a ostacoli, alla ricerca dei fondi necessari - circa 80 milioni di euro - per concretizzare l'opera. Ora che sembrava aprirsi uno spiraglio da parte di Rfi, Rete ferroviaria italiana, e che da questa parte del valico, dalle autorità elvetiche - a livello federale e cantonale -, è giunto - nero su bianco - un interesse dichiarato, dall'altra parte salgono voci critiche. Elettrificare la linea? Un'operazione inutile, è rimbalzato dai media comaschi. A questo punto tanto l'Astuti, l'Associazione ticinese degli utenti del trasporto pubblico, che gli Utenti del trasporto pubblico (Utp-Lombardia) e il Comitato pendolari Como-Lecco non ce l'hanno fatta a stare zitti e hanno firmato una nota congiunta per ribattere, argomento su argomento, ai contrari.
L'oggetto del contendere sono quei 37 chilometri fra Albate-Camerlata e Lecco che, nei piani, andrebbero elettrificati per restituire un servizio efficiente a un bacino di 250mila persone. E qui sta la questione: il progetto, rendono attenti le tre associazioni, porta con sé anche il miglioramento dell'infrastruttura, a tutto vantaggio, richiamano, dell'accessibilità delle stazioni e dell'efficacia della circolazione ferroviaria. In effetti, ricordano i portavoce degli utenti, questa operazione rappresenta un reale passo avanti per i viaggiatori e non certo per il traffico merci, come lasciano intendere i critici. "Non c'è menzogna più grande", rintuzzano all'indirizzo dei contrari. Anche perché, si spiega nella nota, i treni merci provenienti dalla Svizzera e diretti allo scalo di Lecco Maggianico "oggi percorrono già l'itinerario migliore, cioè via Seregno-Carnate, passando dalla galleria del Monte Olimpino 2 (saltando quindi Como)". Seguire l'altra direttrice metterebbe in seria difficoltà i convogli, assicurano.
Un altro nodo è determinato dalla tipologia dei treni utilizzati. Stando agli scettici meglio orientarsi verso treni bimodali o a idrogeno, per le tre associazioni, invece, non c'è che l'elettrificazione per rendere attrattivo il collegamento. Del resto, si fa memoria, "l'approccio di estensione dei servizi Tilo è quello economicamente più sostenibile perché, con pochi treni in più (2 o 3), è possibile raggiungere Erba e Molteno (o Lecco, con la fase 2), collegandole direttamente a tutto il Ticino e non solo al basso Mendrisiotto". Ciò significherebbe, si ribadisce, ottenere "il prolungamento delle linee suburbane e RegioExpress dal Ticino con pochi treni in più e più sostenibili per l'impresa ferroviaria. Al contrario, senza elettrificazione per avere lo stesso servizio occorre un acquisto di molti più treni ibridi, costi di gestione più alti e ostacoli burocratici".
D'altro canto, tirano le somme i rappresentanti dei pendolari, ciò che conta è poter fare riferimento su "un servizio diretto, veloce e frequente da Erba e Lecco a tutto il Canton Ticino". L'impressione, però, è che il 'viaggio' verso la realizzazione del progetto sia ancora lungo.