Mendrisiotto

Fausto Medici, a Riva San Vitale 'il sindaco del fare'

Intervista a tutto tondo in vista del passaggio di consegne di aprile dopo 29 anni di politica attiva e un quarto di secolo quale sindaco

Fausto Medici (Ti-Press)
6 febbraio 2021
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Avrebbe, forse, voluto restare ancora una legislatura (e sarebbe stata la sesta), ma sarebbe, comunque, stato solo un rinvio, seppur di tre anni. Fausto Medici il 18 aprile tornerà a essere un semplice cittadino, lui che sulle spalle porta le responsabilità, i 'bruciori di stomaco' e le soddisfazioni di 29 anni di politica di cui 25 da sindaco a Riva San Vitale. Ora, infatti, che il problema di salute si è fortunatamente risolto, e dopo l'anno cuscinetto dovuto alla pandemia, a convincerlo del 'passo indietro' è il sopraggiungere sul calendario del 7 febbraio 2021 e dei suoi settant'anni: «È davvero arrivato il momento di dedicarmi alla mia vita privata e alla mia famiglia, dopo tutto il tempo rivolto agli altri e al bene comune».

Si potrebbe dire che ne è passata di acqua lungo il Laveggio da quando, da Mendrisio, si sposò per amore a Riva. Un cambio di domicilio che non gli precluse la carriera politica: «Me ne sono sempre interessato, anche perché ho avuto la fortuna di vivere il Sessantotto, anni in cui ci si riuniva e 'si faceva' veramente politica. A Mendrisio avevamo fondato un gruppo alternativo che si chiamava RS, responsabilizzazione e sensibilizzazione, eravamo usciti con un volantino e 'il Dovere' ci aveva dedicato un editoriale. Arrivato a Riva, quando sono entrato in lista, non ero conosciutissimo ma il Ppd, nel 1992, fece una votazione straordinaria con 5 su 7 municipali. Non mi fu, quindi, difficile entrare in Municipio accanto al sindaco Carlo Bianchi. Mi prese sotto la sua ala così, quando decise di lasciare nel corso della legislatura, gli subentrai al sindacato. Devo ammettere che cominciai subito in salita. C'erano in discussione il Piano viario e il Piano particolareggiato del nucleo. Entrambi andarono a referendum: sul primo perdemmo seccamente, sul secondo per poche schede. Così mi dissi che alle successive votazioni non ce l'avrei fatta... invece dal 1996 le elezioni andarono sempre bene. Chiaro, non abbiamo più fatto cinque municipali, perché siamo poi andati a quattro e, successivamente, a tre». 

Quale Riva ha preso in mano, quale Riva lascia?

Ho preso in mano un Comune dove vi erano molti progetti ma fermi ai primi stadi di progettazione. Molta era la carne al fuoco. La prima sfida che mi trovai a gestire era quella del restauro del Palazzo comunale dove si erano avute tantissime discussioni. Ma sta proprio qui il motivo per cui amo di più l'Esecutivo rispetto al Legislativo: mi piace partire da un'idea per cercare di realizzarla. In questo sono un tipo concreto. La sede dell'Amministrazione comunale è stata la mia prima realizzazione importante e caratterizzante del mio mandato. Non è perché sono il sindaco di Riva, ma è uno dei palazzi municipali più belli del Ticino (edificio cinquecentesco, attribuito all’architetto Gian Antonio Piotti detto il Vacallo, ndr). Negli anni si è poi riusciti a riqualificare la piazza, il cuore della comunità ha subìto un restyling importante. Si è poi portato avanti la rivitalizzazione del nucleo protetto a livello nazionale, tanto che nucleo, palazzo e piazza sono profondamente mutati nel tempo. Abbiamo fatto un salto di qualità.

Possiamo dire, dunque, che è stato il sindaco che dai progetti è passato alle realizzazioni?

Esatto, sono stato un po' il sindaco del fare. 

Quale eredità lascia?

Questa mia passione per la politica l'ho portata avanti in... full immersion. Mi sono veramente 'messo dentro'. Se posso dirlo, curavo più gli interessi del Comune che non i miei, di casa, della mia economia domestica. Per me il Comune era 24 ore su 24. Sono riuscito a fare in modo che siano andati in porto quei progetti che fanno di Riva un Comune residenziale, tranquillo, sicuro e a misura d'uomo e dunque ideale per le famiglie e per gli anziani. Pensiamo all'acquisizione del supermercato della Denner con un'importante operazione pubblico-privati e la creazione di appartamenti protetti. All'acquisto dell'ex parco Brazzola con cui siamo riusciti a raddoppiare la superficie del verde a lago. Lascio un'impronta perciò di Comune vivibile. E, questo è il mio mestiere, finanze solide con un moltiplicatore stabile al'85% da 25 anni. 

Chiara la vocazione residenziale di Riva, ma il turismo? Non è mancato forse qualche slancio, così da esprimere un maggior potenziale del Comune?

La discussione sul turismo è ampia. Innanzitutto perché a Riva può essere solo un turismo di giornata. Abbiamo i nostri bei monumenti, il lago, il monte san Giorgio, per cui mi sono impegnato per l'Unesco, conquista importante del 2003. A mio avviso quello che si poteva esprimere l'abbiamo espresso: abbiamo un bed&breakfast, un paio di ristoranti che funzionano, il lido è ben attrezzato. Faccio fatica a vedere cosa possa esserci d'altro per incentivare la gente a venire a Riva. Ma questo è un problema di tutto il Mendrisiotto, che conosco bene essendo nel cda dell'Ente turistico. Certo si può sempre fare di più... per Riva credo che manchi forse solo il porto il cui cammino pianificatorio è già stato avviato. Uno dei sogni futuri.

Da politico dei valori, ha avvertito negli anni un certo decadimento del dibattito e dello spessore di molti politici, più attenti a interessi 'di parte', a secondi fini?

Innanzitutto c'è da dire che è cambiato il ruolo dei partiti. Lo si vede sempre di più nel fatto che la cittadinanza non vota più i partiti ma vota le persone. Riva ne è un esempio classico, a Riva la scheda senza intestazione fa il 25%, ponendosi quale secondo partito. Questo è il primo grosso cambiamento che noto da trent'anni a questa parte. D'altronde in un Comune è necessario risolvere dei problemi pratici: se devo realizzare delle fognature, le fognature non sono né di destra né di sinistra né di centro. C'è di più, in effetti i politici non sono più i politici di una volta che erano molto preparati ideologicamente. Ricordo in Consiglio comunale di interventi di livello anche con citazioni che confermavano non solo una preparazione culturale ma anche ideologica. Oggi si fa fatica nel cominciare a riempire le liste, infatti la politica non è più attrattiva come in passato. 

Lei è sempre stato un sindaco forte, con personalità e carisma. Non è mai stato tentato di fondare una sua lista civica?

Questa è una bella domanda! Sono cresciuto politicamente in questo partito e non mi sono mai sentito, uso un verbo un po' forte, di 'tradirlo' per avere una mia lista civica; sono sempre andato d'accordo con il partito dove ho sempre potuto portare avanti le mie idee. Indirettamente, comunque, la scheda senza intestazione mi ha in effetti sempre molto premiato. 

Cinque legislature, ma quale le ha dato le maggiori soddisfazioni?

I risultati sono sempre stati... a salire, tanto che il risultato più brillante l'ho fatto nel 2016. E tante sono state le realizzazioni che mi hanno dato soddisfazione. Ci sono quelle che sono andate in porto abbastanza facilmente, quelle che è stato come scalare il K2, e quelle come scalare il K2 a piedi nudi. Probabilmente quella che mi ha dato più soddisfazione è quella dove abbiamo restaurato il Palazzo comunale perché è la casa del Comune, la nostra casa. In tre anni siamo riusciti ad avere queste gioiello.

Riva non ha però una vera e propria piazza, si presenta molto allungato. Ciò ha impedito una maggiore aggregazione o la partecipazione alla vita comunale non ne è stata compromessa?

Direi che malgrado la piazza non sia una vera piazza, l'aver ottenuto dal Cantone la moderazione del traffico a 30 chilometri l'ora ci ha beneficiati. Una vittoria non da poco considerata che è attraversata da una strada internazionale che conduce al valico di Brusino e Porto Ceresio. Non è dunque mancato un vero centro, Riva l'ho sempre chiamato un Comune vivo e vivace perché in tutte le situazioni c'è sempre un gruppo che si è impegnato. La gente partecipa sempre e non ha mai mostrato disinteresse, soprattutto nei grandi temi. 

Aggregazione, prima o poi bisognerà pensarci?

Se la guardiamo oggettivamente e non di pancia... Se ci guardiamo intorno, pensiamo alla Valmara, il futuro ci porta a restare 'piccoli'. E quando sei piccolo non conti più di tanto... Noi peraltro non abbiamo una grandissima forza finanziaria. Quello che abbiamo realizzato lo abbiamo fatto compiendo il passo secondo la gamba. Ma, un giorno o l'altro, per forza di cose bisognerà andare a bussare la porta a Mendrisio, è ineluttabile. Se poi Mendrisio dovesse espandersi ulteriormente la nostra realtà e i nostri numeri risulteranno 'al limite'. Anche solo nel trovare degli amministratori si fa una fatica tremenda perché l'impegno è sempre più gravoso. In prospettiva futura, quindi, se il mondo evolve come sta evolvendo ora sarà impossibile che una realtà come la nostra possa restare sola. Saranno gli eventi esterni che ci obbligheranno in questo. 

Ora che il problema di salute è risolto, potrebbe ripensarci e puntare al sei?

No, ormai la decisione è presa. Anche perché le decisioni più difficili sono quelle se e quando smettere, iniziare è stato facile... Anche perché non lasciare giustificandosi con il dover finire dei progetti non porta a nulla in quanto bisognerà sempre finirne... non saranno mai finiti, per cui... 

Un sindaco del fare a cosa si dedica una volta tornato un semplice cittadino?

Ho una nipotina di due anni e mezzo e spero di potermi dedicare anche a lei, credo che fare il nonno sia uno dei mestieri più belli di questo mondo. Si devo poterlo fare senza essere sempre di corsa, sempre impegnato in nuove riunioni. A me, poi, piace molto camminare, vorrei anche visitare un po' il Canton Ticino e la Svizzera. Del resto ho vissuto molto il Comune, partecipando a tutte le attività e le iniziative di Riva. L'andare a tutte le manifestazioni, le feste, le cerimonie l'ho sempre preso come un impegno personale. 

Secondo solo a Marco Borradori?

(ride) Il mio tempo libero lo potrò ora pianificare in altro modo. È chiaro che mancherà, ma ero già cosciente dall'inizio. Con un'attività così intensa, quando smetti, ci vorrà un po' di assestamento. Psicologicamente sono però preparato perché se non capitava adesso capitava fra tre anni, e allora un giorno deve capitare, andare avanti sarebbe stato solo un rinvio e a 73 anni sarei stato nel medesimo punto di adesso. 

Quali progetti lascerà dunque aperti?

Un progetto che farà discutere sarà la riqualifica del grande posteggio a lago, dove le auto dovrebbero trovare posto sotto terra. Il Cantone, con questa operazione ambientale, ci darebbe il 35% di sussidio. Ciò diventa quindi ipotizzabile anche finanziariamente. Se Riva riuscisse a fare diventare questa piazza un giardino sarebbe una grandissima operazione. Siamo solo a livello pianificatorio e pronti per pubblicare l'avviso informativo per poter poi modificare il Piano regolatore. Sarebbe stata per me una bella sfida. Perché a me le sfide sono sempre piaciute. Se va in porto Riva avrebbe una piazza a lago di circa 9mila metri quadrati. Chissà se i miei successori la porteranno avanti. Se avessi continuato l'avrei fatto volentieri. Vorrei ricordare anche la rinaturazione del Laveggio, un progetto che la Confederazione sosterrebbe all'80%. Sarebbe bello se insieme a Mendrisio si potesse realizzare almeno la parte della foce. Insomma, o fai il sindaco che cura semplicemente l'amministrazione ordinaria o devi osare per creare qualcosa che caratterizzi il futuro, altrimenti non farai altro che marciare sul posto.

Un aneddoto che le piace ricordare?

Ho sempre amato celebrare i matrimoni. Trent'anni fa c'era il classico civile di venerdì e sabato in chiesa. Poi il prete ne ha sempre più fatti di meno... C'è stato un giovane sposo di 28 anni che ha voluto espressamente a Palazzo comunale la mia presenza, ci teneva che glielo facessi io perché, mi ha detto, "per me sei sempre stato tu il sindaco, io non ne ho mai visto un altro". Ciò che ti porta a guardare indietro e a guardare tutto quello che si è fatto.

Arriviamo alla famiglia, da dove è partito e dove ora ritorna.

Ho avuto la fortuna di avere una moglie che mi ha sempre seguito e non mi ha mai osteggiato. Questo è uno degli aspetti principali: se hai una carica come quella di sindaco, se vuoi farla bene, devi anche avere una moglie che ti segue e non si lamenta per le tue assenze. Anzi mi ha sempre sostenuto cosÌ le mie due figlie, oggi di 39 e 35 anni. La prima è andata anche in Consiglio comunale. Adesso però mi hanno detto che era ora, in verità me lo avevano detto già cinque anni fa... Se dunque il consiglio della famiglia è stato quello di smettere, hanno sempre partecipato, una famiglia che ha vissuto per la politica. Mi ricordo di un imprenditore che diceva di prendere le decisioni della sua azienda in cucina, perché le discuteva sempre con la moglie. Anche per me la politica non è mai rimasta fuori dalla porta di casa, nel bene e nel male, ne abbiamo sempre discusso anche in famiglia, le figlie sono state anche piuttosto critiche ma preziose perché riuscivano a portarmi un'altra visione, e con le loro idee anche quelle della cittadinanza.