Il Municipio non intende, però, aumentare il moltiplicatore. La Città è pronta a reagire agli effetti finanziari e sociali del Covid-19
Le cose sono cambiate, anche per la Città di Mendrisio; decisamente cambiate. E non si può negare che la crisi sanitaria da Covid-19 abbia sparigliato le carte. Insomma, se non si naviga a vista poco ci manca. Anche perché non è chiaro oggi quali potranno essere le ricadute finanziarie e sociali di questa pandemia, ormai alla sua seconda ondata. Dentro le stanze del Municipio del capoluogo non si nasconde di essere preoccupati. Il sindaco Samuele Cavadini, in ogni caso, intende mantenere tutta la calma e la lucidità che un momento del genere richiede. Certo a ben vedere il rosso profondo in cui sono cadute le previsioni della Finanziaria che proietta le cifre del 2021 potrebbe pure far tremare un po' i polsi. Per un Comune che, da sempre, fa della cautela la sua cifra stilistica nel maneggiare i bilanci, un disavanzo (previsto) di quasi 6 milioni e mezzo fa un certo effetto. Come vi farà fronte la Città? Di sicuro non ritoccando verso l'alto il moltiplicatore di imposta. L'esecutivo, sgombra subito il campo il capo dicastero Finanze Manuel Aostalli, intende confermare l'aliquota al 75 per cento. Di conseguenza, sebbene i margini di manovra siano ormai risicati, ci si armerà, di nuovo, di lima e si andrà a setacciare ogni voce dell'amministrazione (spese in primis). Senza escludere la necessità di rivedere l'organizzazione vera e propria della Città e la possibilità di dover mettere in conto delle rinunce. Fra tante incertezze, una cosa è certa, come tengono a ribadire tanto Cavadini che Aostalli, quando le conseguenze della pandemia saranno nitide, a Mendrisio ci si farà trovare pronti. Non saranno pochi, d'altro canto, i cittadini che si ritroveranno ad avere bisogno di una mano. Da anni ormai il numero delle persone che fanno capo alle prestazioni assistenziali lievita; ed è stato così pure nei primi sei mesi dell'anno.
Il mantra del sindaco, oggi, ripete quattro parole chiave: preventivi 2021 alla mano, Cavadini fa leva su «attenzione, severità, impegno e coesione», dentro e fuori palazzo civico. In altre parole vale più questo atteggiamento che andare a incidere sul moltiplicatore. «Non abbiamo ritenuto opportuno - spiega Aostalli, che si dice «fiducioso» sulla ripresa dopo la crisi - rivedere la pressione fiscale. Non si vuole toccare ulteriormente il reddito dei cittadini a fronte della pandemia». E questo nonostante il moltiplicatore aritmetico sfiori ormai l'87 per cento. Del resto, il contributo delle economie domestiche, le cosiddette persone fisiche, è importante per Mendrisio, e pure flettendo di qualche punto percentuale mostra di tenere guardando al 2021. È chiaro a tutti, d'altro canto, che il Covid-19 tradotto in gettito fiscale costerà alla Città 4 milioni di franchi. A conti fatti nelle casse comunali si prevede entreranno 900 mila franchi in meno dalle persone fisiche, 2,1 da quelle giuridiche e un milione in meno quanto a imposte alla fonte (quindi dai lavoratori frontalieri). Di conseguenza, fatti e rifatti i calcoli, la Città attingerà alle risorse a disposizione - a cominciare da un capitale proprio da 37,8 milioni -, con la consapevolezza che la strada da qui in avanti è tutta in salita. Ecco perché il Municipio si prenderà il tempo utile per far quadrare il Piano finanziario e riflettere sulle opere prioritarie e le linee strategiche. Un esercizio per il quale servono, come richiama Cavadini, «l'oggettività dei dati e l'analisi politica».
Il sindaco sente, comunque, che la sua Città possiede «tutti gli strumenti e le premesse per riorganizzarsi e ripartire con un certo slancio». Sta di fatto che a inizio luglio davanti al Consiglio comunale proprio Cavadini ha fatto capire che si è ormai raschiato il fondo del barile, facendo emergere anche una situazione di deficit strutturale con il quale confrontarsi. Quindi, quali margini di manovra ci possono essere oggi? «Occorrerà essere il più possibile efficienti. Quindi è il momento di capire se possiamo fare qualcosa di diverso o cosa non possiamo più fare, affidandoci con tutta probabilità pure a dei consulenti esterni. Oggi - ammette il sindaco - non so dire quali saranno le attività che andranno riviste, prima vi è tutto il processo politico da mettere in campo. In questa fase vogliamo, dunque, essere pronti per sapere reagire quando dovremo prendere delle decisioni. Se l'equilibrio finanziario non è più dato, evidentemente bisognerà pur fare qualcosa, ragionando fra entrate e uscite. Lo ritroveremo, l'equilibrio, quando avremo tutti i tasselli per poter scegliere con cognizione di causa». Come dire che la Città non intende mettere il proverbiale carro davanti ai buoi quanto a servizi da rivedere.
Nel frattempo, pur non rinunciando a investire, ci si limita alle opere in corso e irrinunciabili (fatta eccezione pe ri 10 milioni per Villa Argentina (e il terreno da acquistare per completare il parco). Nel limite del possibile non si verrà meno a quella politica anticiclica dal sapore keynesiano a cui Mendrisio si ispira da tempo. «A lasciar ben sperare per il futuro - fa presente Cavadini - è il tessuto economico della Città, eterogeneo, fra industrie, servizi, formazione e commerci». Detta altrimenti, il Comune non verrà meno al suo ruolo di polo regionale, seppur con «un certo sacrificio e impegno». Così come non si sottrae a dare il suo contributo al Cantone, a suon di milioni. Volendo guardare alle note positive, a dare coraggio c'è l'arrivo, l'anno prossimo, del campus Supsi - «che darà luce al comparto della stazione, su cui si sta lavorando dal profilo pianificatorio» - e la volontà di continuare a dare forma al Piano direttore comunale. «In effetti - rimarca il sindaco -, vogliamo ripartire dal territorio per definire le nuove politiche». E non è un proposito da poco.
A prima vista può sembrare un paradosso, ma con la crisi sanitaria sono calate le richieste di assistenza (62 in tutto) recapitate al Comune di Mendrisio. Solo a prima vista, però. Sì, perché la curva di chi beneficia di un aiuto non accenna a scendere. Anzi, "la tendenza degli ultimi anni di un aumento di persone al beneficio della prestazione assistenziale non si è affatto arrestata". Non solo, si è confermata pure durante i primi sei mesi dell'anno. Il Municipio della Città parla chiaro e cifre alla mano nel rispondere ai 'perché' messi sul tavolo dal gruppo Lega-Udc-Ind. per mano di Massimiliano Robbiani. Se è vero che il sostegno assicurato dal Cantone (e dalla Confederazione) a chi si è ritrovato a fare i conti con gli effetti del Covid-19 si è dimostrato una sorta di "ammortizzatore sociale", la pandemia ha portato alla luce bisogni e solitudini. Rivelatore è stato l'incremento delle sollecitazioni per il Servizio anziani soli. Le richieste all'indirizzo degli agenti della Polizia comunale che visitano a casa le persone di una certa età sono lievitate del 23 per cento dopo aver contattato 1'384 persone 'over 70'. All'Ufficio antenna sociale è emerso chiaro come in questi mesi sotto Covid-19 a famiglie e singoli cittadini sia mancata la possibilità di far capo al 'Tavolino magico', così come gli anziani si sono sentiti ancor più soli e isolati.
I numeri della socialità, al pari delle cifre della contabilità, sono assai significativi. A bussare all'Ufficio attività sociali sono state per l'80 per cento le persone sole (per le prestazioni assistenziali), in cima alla lista anche per le indennità straordinarie di disoccupazione per gli ex dipendenti (oltre il 66 per cento). Mentre sono stati soprattutto coniugi o conviventi con due figli (quasi il 26 per cento) a richiedere assegni di prima infanzia e integrativi.
A fronte dello scenario finanziario che si prospetta e dell'incapacità, ora, di valutare l'impatto che la pandemia avrà, come si potrà far coincidere bisogni crescenti e risparmi? «I nostri servizi sociali sono, di sicuro, più sollecitati e bisognerà capire quanto saremo chiamati a dover intervenire finanziariamente - ci risponde il sindaco -. Emerge, però, anche un'altra tematica, che è un po' l'effetto della mancanza di socializzazione, patita in particolare dalle categorie più fragili e che richiede piuttosto una azione di natura sociale. Certo dovremo capire come cambierà la nostra società dopo la crisi e dove riorientare le risorse, se necessario. Ma siamo pronti a valutare e a intervenire. Ciò che mi conforta è il fatto che abbiamo una buona struttura sociale, competenze ed esperienze, oltre alla conoscenza della nostra cittadinanza».