Mendrisiotto

'C'è una falla nel filone aureo che porta in Ticino'

Swissaid punta il dito sui controlli, ritenuti lacunosi, sulla provenienza dell'oro da raffinare. Sotto la lente la Valcambi di Balerna, che per ora non commenta

Fra luccichii e ombre (Ti-Press)
16 luglio 2020
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Risalire il filone aurifero che, a valle, porta alle raffinerie ticinesi, potrebbe riservare qualche sorpresa. Non è la prima volta, in effetti, che Organizzazioni non governative fanno luce su un mercato che ha ancora troppe ombre e puntano il dito sulle aziende che operano nel nostro territorio. L'ultima a riportare l'attenzione sui retroscena dell'economia dell'oro è l'umanitaria Swissaid. La falla? Tracciabilità e controlli sulla provenienza del metallo giallo. La denuncia è circostanziata: 'non si può escludere che dietro il metallo prezioso importato nella Confederazione, e in particolare in Ticino, ci siano criminali, milizie in zone di conflitto o regimi violenti'. E i dubbi, fa capire in modo esplicito la Ong, si addensano in particolare sulla Valcambi di Balerna, una realtà dal 1961 e di proprietà di un gruppo indiano, considerata la più grande raffineria di metalli preziosi al mondo. A non convincere sono le sue procedure di verifica. A 'inquinare' il fiume aureo, si ribadisce in un rapporto, è il sospetto che la materia prima in transito da Dubai e in arrivo in grandi quantità dagli Emirati arabi uniti (Eau) - i quali attingono a piene mani dalle miniere del continente africano - non dia garanzie quanto a condizioni di lavoro e ambientali, Senza trascurare che quell'oro viene in gran parte esportato illegalmente. Aspetti che non possono essere ignorati se si pensa, annota ancora Swissaid, che 'lo scorso anno la Svizzera ha importato circa 149 tonnellate d'oro per un valore di 6,8 miliardi di franchi'. 

Valcambi: 'Stiamo analizzando il rapporto della Ong'

Ebbene, argomenta la Ong, 'il metallo prezioso proveniente dagli Eau viene lavorato principalmente alla Valcambi e in misura minore presso la Argor-Heraeus di Mendrisio. Queste due raffinerie importano tramite società commerciali con sede a Dubai, con le quali non hanno legami diretti, il che rende impossibile rintracciarne l'origine e garantire che l'estrazione avvenga in buone condizioni'. Cosa replicano alla Valcambi? Per ora si preferisce non commentare. "Prima - ci rispondono dall'azienda di Balerna - dobbiamo analizzare il rapporto che ci è stato recapitato questa mattina (giovedì, ndr)".  Pensate di prendere posizione? "Non è ancora stata presa una decisione. I vertici sono in riunione per valutare la situazione". A Swissaid, rende noto l'organizzazione, la Valcambi ha confermato di non lavorare direttamente con le raffinerie di Dubai e di effettuare controlli a campione sui propri fornitori. Affermazioni messe, però, in discussione, si rilancia, dai 'rapporti problematici che la raffineria di Balerna intrattiene con il gruppo internazionale Kaloti, accusato di fornire oro illegale, tramite anche la società Trust One Financial Service'. Sta di fatto che il Ceo della ditta, MIchael Mesaric, ha dichiarato a Swissaid: 'Sono sicuro al 90 per cento di essere 'clean''. In buona sostanza, ha sottolineato, nell'85-90 per cento dei casi l'origine dell'oro è nota, pur essendo coscienti dei rischi di approvvigionarsi a Dubai.

Non solo, per l'associazione 'le verifiche effettuate dall'impresa ticinese sulla sua catena di fornitura sono insufficienti e le procedure per garantire la conformità e l'origine del metallo prezioso limitate'. Già nel 2015, del resto, la ditta era finita sotto i riflettori della Dichiarazione di Berna proprio per questioni di tracciabilità e tutela dei diritti umani. Dal canto suo, Valcambi utilizza il suo portale web per dichiarare, una volta di più, il suo 'Codice di condotta', che vale, dice, 'il nostro impegno a fare la cosa giusta'. Nel concreto, si illustra sul sito, i partner commerciali vengono selezionati così da essere coperti dai 'rischi di reati connessi al colletto bianco, inclusi il riciclaggio di denaro e i rischi di reati connessi ai diritti umani relativi alle condizioni di lavoro e al lavoro minorile'. Quanto alla filiera, si rimarca, 'per tutti i nostri prodotti disponiamo di un sistema di rintracciabilità basato su documentari e gli audit sulle nostre pratiche sono effettuati da terze parti su base regolare. Effettuiamo anche visite sul campo e 'controlli a campione' per valutare e verificare le pratiche responsabili delle nostre controparti.'

Oro certificato, promossi e bocciati per Swissaid

Swissaid non fatica, in ogni caso, ad allestire una sorta di classifica fra le tre punte del triangolo aureo del Mendrisiotto. Graduatoria che in un certo senso boccia la Valcambi, rimanda a settembre la Argor e promuove la Pamp di Castel San Pietro. Come la si spiega? 'Malgrado le due imprese ticinesi (di Balerna e Mendrisio, ndr) affermino di importare solo oro riciclato dagli Eau, parte potrebbe invece provenire dalle miniere africane e dal souk di Dubai, dove viene contrabbandato anche oro proveniente dalla Repubblica Democratica del Congo', spiega Swissaid. Per contro a Castello si importano 'unicamente lingotti di oro certificato da standard internazionali'. Ora, se è vero, si rimarca ancora nel rapporto, che in Svizzera emergono delle lacune in materia di diligenza, tocca alle aziende fornire tutte le garanzie sulla provenienza eticamente sicura dell'oro. 'Solo approvvigionandosi direttamente dalle miniere - si precisa -, le raffinerie possono assicurarsi di acquistare oro pulito che rispetti i diritti umani e l'ambiente'. Tanto più che un mese fa, ricorda Swissaid, anche il Controllo federale delle finanze ha rivelato 'le lacune dell'attuale sistema di monitoraggio dei metalli preziosi in Svizzera'. La Ong, comunque, ne ha pure per banche, industrie, gioiellerie e gruppi orologieri, che non applicano tutti le stesse procedure. Nella maggioranza dei casi, si fa sapere, non vi sono gli strumenti per evitare il metallo giallo considerato potenzialmente problematico. Mentre dai dati doganali non c'è modo di conoscere la reale origine dell'oro importato in Svizzera attraverso Dubai.