L'Associazione è rimasta salda anche durante l'emergenza da Covid-19. Riconosciuto il lavoro ridotto a livello federale
Tre decenni orsono le Famiglie diurne si sono fatte una promessa ("tacita"): "quello che ci sarà da fare lo faremo". Un impegno al quale in questi anni l'Associazione del Mendrisiotto non è mai venuta meno moltiplicando sforzi, servizi e strutture. In cima ai pensieri, come ricorda la stessa coordinatrice Simona Sandrinelli, sempre "il bene di tutti i bambini, senza distinzioni di classi sociali, di razza o di religione". Oggi sono quasi duemila i piccoli che fanno riferimento alle proposte dell'Afdm.
Anche in queste settimane di emergenza sanitaria da Covid-19 l'Associazione ha mantenuto la barra dritta. Le mamme diurne sono restate operative; nidi e centri extrascolastici hanno continuato ad accudire i piccoli utenti mentre i genitori sono al lavoro. L'essere precari, almeno sino a un paio di settimane fa, non ha fatto indietreggiare nessuno. Anche se l'essere esclusi, inizialmente, dalla possibilità di far capo alle indennità per lavoro ridotto qualche preoccupazione l'ha alimentata, anche lanciando lo sguardo al futuro e al destino dell'Associazione. Il presidente Claudio Currenti, a inizio aprile, non ce lo aveva nascosto. Anche in questo caso, però, non si è rimasti a guardare: ci si è mobilitati, si è interessata la politica e si è bussato a qualche porta (pure a Palazzo delle Orsoline). E alla fine la risposta è arrivata: il Consiglio federale ha messo mano alla prassi e l'ha ancorata a una delle sue ordinanze, modificando i criteri di riferimento ed estendendo la copertura pure per i lavoratori su chiamata. Il che ha rimesso a posto le cose, ci conferma il presidente.
Del resto alle Famiglie diurne, come ricorda la coordinatrice, sono abituati da sempre a rimboccarsi le maniche. Tanto da riuscire a colmare una lacuna laddove non esistevano certi servizi e restituire a "tutte le donne un ruolo sociale sia in casa che nella società", come rivendica ancora Simona Sandrinelli. "Volevamo dimostrare - si conferma tirando le somme del 2019 - che le donne potevano essere madri, ma anche ricoprire una parte attiva del mondo economico, cioè potevano anche lavorare". Quindi, "da una parte le madri lavoratrici e dall'altra le madri che si mettevano a disposizione stando a casa, madri alle quali volevamo restituire il loro grande valore, fino a quel momento poco riconosciuto". Una sfida che ha permesso di coltivare e sperimentare altresì un "nuovo modello educativo e professionale" nel segno delle pari opportunità, della solidarietà e dell'ascolto della voce dei bambini.
D'altro canto, ribadisce la coordinatrice, "l'Associazione ha spinto per coinvolgere di più le famiglie nei processi evolutivi dei singoli servizi e ha cercato di dare maggior rilevanza alle risorse genitoriali". Non solo, è riuscita al contempo a ottenere un riconoscimento tangibile per le educatrici. In effetti, rammenta Sandrinelli, "nel 2019 abbiamo aumentato i salari del personale educativo e ci siamo battuti affinché la politica desse il giusto valore a quanto si sta facendo nel settore dell'infanzia". In ogni caso, non ci si fermerà qui. "Il lavoro silenzioso che si svolge nei nidi d’infanzia, nei centri extrascolastici e, ancora di più, nella solitudine delle case delle famiglie diurne non è un semplice impegno di accudimento o custodia ma è molto di più. È un lavoro educativo, di accompagnamento sociale, è una risorsa inestimabile che viene messa a disposizione della società e che, come Associazione, ci adoperiamo affinché venga sfruttato e messo in pratica al meglio".
Per cominciare, l'anno scorso si è potuto registrare un aumento dell’indennità riconosciuta alle famiglie diurne; ovvero 8 franchi l'ora per le prime 400 ore mensili e 6 franchi per il tempo rimanente, per ogni bambino accolto. Equesto, si fa notare nel resoconto, contro i 5 franchi e 50 l'ora previsto sino alla fine del 2018. Un attestato che, si confida, potrebbe "invertire la tendenza e facilitare nuova disponibilità di mamme diurne", ormai difficili da trovare. D'altra parte, si richiama tracciando un bilancio delle attività, il servizio proposto rimane "molto attrattivo" grazie alla "grande flessibilità negli orari e nei giorni di disponibilità (per esempio il sabato e la domenica), oltre alla possibilità di offrire un ambiente famigliare tranquillo e sereno".
Le famiglie diurne rappresentano, oggi più di ieri, "una rete di sostegno complementare per i genitori, che possono scegliere, o in alcuni casi integrare, le varie possibilità presenti (ad esempio il nido o il centro extrascolastico durante la settimana e la mamma diurna nel fine settimana)". Non a caso nel 2019 sono stati 261 i bambini accolti: i più numerosi provenivano da Stabio (40) e Chiasso (31). Significativi, però, pure i numeri degli altri servizi presenti sul territorio. Nei tre nidi (presenti a Coldrerio, Stabio e Novazzano) si sono aperte le porte a 128 piccoli utenti, mentre negli otto centri extrascolastici i bambini hanno superato il migliaio, mostrando la validità di questo supporto per i genitori. Nelle sette mense (in alcuni casi anche doposcuola), invece, gli iscritti sono stati in totale 276.