Mendrisiotto

A maglie strette, la 'rete' al valico non tralascia nessuno

Controlli capillari al valico senza eccezioni: o sei in regola o non entri in Svizzera (e viceversa). La testimonianza dalla dogana di Chiasso Strada

Ti-Press/D. Agosta Controlli capillari, sia in entrata che in uscita dalla Svizzera
10 marzo 2020
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"Buongiorno. Ha merce da dichiarare? Entra in Svizzera per lavoro? Posso vedere il permesso?". Alla dogana di Chiasso Strada (ma come in tutte le altre presenti nel Mendrisioto e non solo) è questa la frase del giorno. Parole che si ripetono ad ogni auto in transito. "Sto andando all'ospedale psichiatrico di Mendrisio dove lavoro" risponde una donna a bordo di un'utilitaria. "Sono un impiegato del Serfontana", dichiara un altro conducente. "Sì, sì, sto andando a lavorare" commenta una ragazza che non abbandona nemmeno per un secondo la mascherina che indossa. E poi, mentre la coda – sia a Chiasso che a Ponte Chiasso – aumenta, c'è anche chi deve fare dietrofront. Come nel caso della signora che, presentatasi alle Guardie a bordo di un'auto immatricolata in Italia, spiega loro che sta entrando in Svizzera per tornare a casa. "Ma come signora?" s'interroga il militare. "Lavoro a Ponte Chiasso ma sono residente in Svizzera". Non sappiamo se sia stata detta la verità o se si tratti di una 'furbata'... No, in questo caso non si passa. D'altronde, la direttiva emanata lunedì sera da Berna parla chiaro: le Guardie di confine entrano in gioco – in prima linea – nel verificare chi e per quale motivo sta entrando sul suolo elvetico. Senza tralasciare nessuno. Già, perché anche i conducenti delle auto con targa svizzera vengono fermati. Il messaggio è chiaro: "A bordo potrebbero esserci persone che risiedono o hanno soggiornato in Italia". 

Un controllo così capillare inevitabilmente paralizza il traffico. Succede in entrata, come pure per chi la Svizzera vuole lasciarla. I militari della Guardia di finanza hanno lo stesso ruolo, a poche decine di metri di distanza. Ma, in questo caso, il documento da esibire è soprattutto l'autocertificazione del Governo italiano. Ce la mostra un uomo residente a Sagnino che lavora a Chiasso. Un documento dove si "dichiara la propria responsabilità" e si menziona l'itinerario dello spostamento e per quale motivo. Poche le opzioni in tal senso: se si lascia il luogo dove si vive è per "comprovate esigenze lavorative, situazioni di necessità, motivi di salute o rientro presso il proprio domicilio". E per chi non fosse in possesso dell'autocertificazione possono essere guai: si rischiano fino a 3 mesi di carcere, convertiti con una multa di 206 euro.