Controlli capillari al valico senza eccezioni: o sei in regola o non entri in Svizzera (e viceversa). La testimonianza dalla dogana di Chiasso Strada
"Buongiorno. Ha merce da dichiarare? Entra in Svizzera per lavoro? Posso vedere il permesso?". Alla dogana di Chiasso Strada (ma come in tutte le altre presenti nel Mendrisioto e non solo) è questa la frase del giorno. Parole che si ripetono ad ogni auto in transito. "Sto andando all'ospedale psichiatrico di Mendrisio dove lavoro" risponde una donna a bordo di un'utilitaria. "Sono un impiegato del Serfontana", dichiara un altro conducente. "Sì, sì, sto andando a lavorare" commenta una ragazza che non abbandona nemmeno per un secondo la mascherina che indossa. E poi, mentre la coda – sia a Chiasso che a Ponte Chiasso – aumenta, c'è anche chi deve fare dietrofront. Come nel caso della signora che, presentatasi alle Guardie a bordo di un'auto immatricolata in Italia, spiega loro che sta entrando in Svizzera per tornare a casa. "Ma come signora?" s'interroga il militare. "Lavoro a Ponte Chiasso ma sono residente in Svizzera". Non sappiamo se sia stata detta la verità o se si tratti di una 'furbata'... No, in questo caso non si passa. D'altronde, la direttiva emanata lunedì sera da Berna parla chiaro: le Guardie di confine entrano in gioco – in prima linea – nel verificare chi e per quale motivo sta entrando sul suolo elvetico. Senza tralasciare nessuno. Già, perché anche i conducenti delle auto con targa svizzera vengono fermati. Il messaggio è chiaro: "A bordo potrebbero esserci persone che risiedono o hanno soggiornato in Italia".
Un controllo così capillare inevitabilmente paralizza il traffico. Succede in entrata, come pure per chi la Svizzera vuole lasciarla. I militari della Guardia di finanza hanno lo stesso ruolo, a poche decine di metri di distanza. Ma, in questo caso, il documento da esibire è soprattutto l'autocertificazione del Governo italiano. Ce la mostra un uomo residente a Sagnino che lavora a Chiasso. Un documento dove si "dichiara la propria responsabilità" e si menziona l'itinerario dello spostamento e per quale motivo. Poche le opzioni in tal senso: se si lascia il luogo dove si vive è per "comprovate esigenze lavorative, situazioni di necessità, motivi di salute o rientro presso il proprio domicilio". E per chi non fosse in possesso dell'autocertificazione possono essere guai: si rischiano fino a 3 mesi di carcere, convertiti con una multa di 206 euro.