Condannati per coazione del giudice Siro Quadri in Pretura penale. Cadute solo parte delle accuse. 'La sensazione è che gli ospiti spesso fossero un peso'
Terzo processo, terza condanna per i fatti che, in passato, si sono consumati dentro le mura del Centro degli anziani di Balerna. È un verdetto di colpevolezza quello pronunciato oggi, giovedì, dalla Pretura penale di Bellinzona. Per il giudice Siro Quadri i due ex assistenti di cura della struttura nella metà degli episodi contestati hanno, infatti, commesso il reato di coazione. Quello che era un comportamento professionale sbagliato – e ciò, ha commentato il giudice, è «assodato» come dimostrano le sanzioni e il trasferimento ad altri incarichi decisi dal Municipio – ha avuto altresì dei risvolti penali. Solo il proscioglimento da parte delle accuse mosse dalla procuratrice pubblica Valentina Tuoni ha attenuato, per entrambi, una giovane donna di 33 anni e un uomo di 41 anni, le pene pecuniarie inflitte. Condanne passate da 70 a 20 aliquote giornaliere da 80 franchi l'una nel caso della 33enne e da 40 a 10 aliquote giornaliere da 130 franchi per il 41enne. Per ambedue, difesi dagli avvocati Alfio Drcristophoris e Verena Fontana, è stata concessa la sospensione condizionale per 2 anni.
Il giudice ha riconosciuto di essersi mosso in un «campo difficile» e fra «temi delicati». La casa per anziani, ha ribadito leggendo il dispositivo, «dovrebbe essere un rifugio, dove la persona può trovare sicurezza, protezione, vicinanza e soprattutto amore». Ecco che percorrere gli atti giudiziari di questo caso (che riporta agli anni fra il 2008 e il 2015), ha ammesso, «non è stato piacevole«. Di più, visionando, in toto, gli incarti, la sensazione, ha tentuto a dire, è stata «spesso che gli ospiti non fossero considerati in quanti tali, bensì un peso». Ciò che ha portato anche a trattarli male. Eppure anche in Svizzera, ha ricordato, vi è giuisprudenza e dottrina sufficiente a rammentare che gli anziani, sono persone più fragili, e di conseguenza esposte a mancanza di rispetto e maltrattamenti. E, seppur indiziario, nel procedimento a carico dei due imputati sono emersi indizi e testimonianze – «credibili» – che hanno portato a concludere che in alcune circostanze si sono esercitate violenza fisica e minacce per costringere i degenti a fare quanto volevano i due ex dipendenti. E lo si è fatto in modo tale da ledere la libertà e la dignità dei quattro ospiti della struttura coinvolti e vittime, fra il 2013 e il 2014, delle azioni dei due ex operatori. In conclusione, le contestazioni sono cadute solo laddove non risultavano comprovate a sufficienza o dove ci si è limitati a proferire epiteti, non tali da configurare una minaccia.