Mendrisiotto

Niente caccia nei boschi del Penz. Chiasso ci sta pensando

Il Municipio della cittadina ha chiesto un incontro al capo del Dipartimento del territorio Zali. Il tema è emerso dopo la battuta fatale al cinghiale di domenica

Scorcio sul Penz, attraversato anche da un Percorso vita (Ti-Press)
19 settembre 2019
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Bandire la caccia dai boschi del Penz, sopra Chiasso. L’ipotesi si è fatta strada in questi giorni dentro le stanze di Palazzo civico. Quanto accaduto domenica scorsa in territorio di Pedrinate durante una battuta di caccia al cinghiale – costata la vita a un cacciatore di 50 anni di Morbio Inferiore, raggiunto da ‘fuoco amico’ – ha imposto una riflessione al Municipio locale.

«Non potevamo esimerci dall’affrontare il tema – conferma a ‘laRegione’ il sindaco della cittadina Bruno Arrigoni, dopo aver anticipato su queste pagine l’intendimento (cfr. ‘laRegione’ del 16 settembre) –. Ne abbiamo discusso all’interno dell’esecutivo e abbiamo deciso di indirizzare una lettera al direttore del Dipartimento del territorio Claudio Zali –, missiva recapitata giusto ieri mattina, ndr –, con la quale chiediamo un incontro alla presenza dei responsabili dell’Ufficio caccia e pesca. Il nostro intento – ribadisce Arrigoni – è quello di valutare con loro, con dei professionisti, la situazione. D’altro canto, come autorità comunale a noi tocca garantire la sicurezza della popolazione».

Il quadro, in effetti, è ambivalente: da una parte l’area del Penz, a ridosso dell’agglomerato urbano, è meta di cittadini e sportivi in cerca di un po’ di natura; dall’altra quei boschi (come altre zone del Distretto) sono popolati da cinghiali, che cagionano non pochi danni alle colture e alla vite. Occorre, quindi trovare un ‘modus vivendi’. «Per noi – annota ancora il sindaco – è importante capire cosa pensa il Dipartimento su questo punto e come intende muoversi».

Ed è qui che si inserisce l’idea di ragionare su una bandita di caccia. In effetti, sul piano della tempistica il momento è propizio per rinegoziare la questione. Il Decreto bandite di caccia, quinquennale, che restituisce la base legale per determinare i perimetri (oltre al tipo di selvaggina) entro i quali vietare l’attività venatoria scadrà, infatti, l’anno prossimo. In coincidenza con la nuova stagione di caccia, il primo settembre 2020, si conoscerà la ‘nuova’ mappa delle bandite in Ticino. Limitandosi al Mendrisiotto, al momento sono tre quelle in vigore: due sono totali e interessano le Gole della Breggia – fra Balerna, Morbio e Castel San Pietro – e la Valle della Motta, tra Coldrerio, Novazzano e Genestrerio; La terza riguarda la caccia bassa e si concentra su un punto sensibile di Genestrerio (Colombera, in particolare). La carta sarà modificata? Per saperlo bisognerà attendere.

 

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