Dopo la morte del cacciatore nei boschi del Penz a Chiasso, il vicepresidente della Federazione Viglezio sollecita maggiori misure
La caccia in Ticino è aperta solo da un paio di settimane, ma il 2019 sarà, di sicuro, ricordato come un ‘annus horribilis’ nel mondo venatorio. Era da tempo, infatti, che le cronache non si vedevano costrette a registrare un incidente mortale per arma da fuoco durante una battuta. Ecco che la notizia della morte del 50enne di Morbio Inferiore nei boschi del Penz, a Pedrinate, fin dal pomeriggio di sabato ha colto di sorpresa la comunità locale e gettato nello sconforto i cacciatori. Non era ancora mezzogiorno quando si è verificata quella che, nell’ambiente, è stata accolta come una «tragica fatalità». Da una prima ricostruzione della Polizia cantonale – sul posto anche gli agenti di Chiasso in supporto – dal fucile di un compagno di caccia, un 51enne pure del Mendrisiotto che con tutta probabilità condivideva la stessa passione, è partito un colpo che ha raggiunto l’uomo, ferendolo in modo grave. A tal punto che quando i sanitari del Sam e i soccorritori della Rega sono arrivati non hanno potuto fare altro che constatare il decesso del 50enne. Un evento doppiamente drammatico, quello verificatosi al Penz, che ha richiesto l’intervento del ‘Care team’ per un sostegno psicologico. La vittima era conosciuta nella regione, anche grazie alla sua professione di spazzacamino: da nove anni poi era alla testa di una sua ditta. «Ho appreso con molta incredulità e tristezza nel cuore della tragedia – dice a ‘laRegione’ Claudia Canova, sindaco di Morbio –. Era un concittadino, un imprenditore locale ma era anche il mio spazzacamino». Che ricordo ne ha? «Di una persona molto dinamica, volenterosa e soprattutto disponibile. Ho l’immagine di lui e la consorte – lascia moglie e figli, ndr – che correvano per le vie del paese. A nome della comunità e mio non posso che esprimere le nostre condoglianze e tutta la nostra vicinanza».
Il 4 settembre a Cabbio, in Valle di Muggio, un 25enne della regione è rimasto ferito a una mano da ‘fuoco amico’, sabato la battuta di caccia fatale: una stagione tragica. «Nera, senz’altro – ammette a ‘laRegione’ Marco Viglezio, vicepresidente nonché responsabile dell’area Gestione venatoria della Federazione cacciatori ticinesi –. Bisogna risalire ad alcuni anni orsono – era il 2012-2013, ndr –per trovare un infortunio mortale da arma da fuoco (in quel caso il colpo era partito dal fucile dello stesso cacciatore)». I boschi del Penz, sopra Chiasso e al confine con l’Italia, sono frequentati durante i periodi venatori – nel mirino, in particolare, i cinghiali –; e la vittima, come ci hanno confermato, era un cacciatore di lungo corso: nel Mendrisiotto e Basso Ceresio, d’altro canto, si contano sei società di caccia. Per comprendere le cause di quanto accaduto a Pedrinate, però, bisognerà attendere le conclusioni dell’inchiesta di polizia, tutt’ora in corso. Come possono, però, capitare simili incidenti? «Sia chiaro, la prudenza non è mai troppa – rende attenti Viglezio –. Si possono comunque prendere in considerazione due elementi. Il primo rinvia alla conformazione del terreno nel Mendrisiotto, piccolo per dimensioni ma con un’area boschiva fitta e a tratti nascosta. Il secondo elemento – illustra ancora il vicepresidente della Federazione – è da ricondurre alla pressione che la presenza, numerosa, di ungulati ha sul territorio per i danni cagionati alle colture. È il Cantone stesso a invitare i cacciatori a scovare cinghiali e cervi per ridurne le popolazioni. Ecco che muoversi in gruppi per le battute aumenta i rischi». Può spiegarci meglio? «Per legge in una battuta possono essere presenti al massimo quattro cacciatori – precisa Viglezio –. Ma ci si muove in modo spontaneo. Quindi in una stessa area possono essere presenti più gruppi, all’insaputa gli uni degli altri. E questo in un territorio ristretto e molto boschivo fa crescere i pericoli. Anche se siamo riusciti a far passare il messaggio di vestirsi in modo visibile».
Gli ultimi episodi vi indurranno a fare delle riflessioni: vi sono ulteriori misure di sicurezza da applicare o chiedere all’autorità? «Certo. Visto i termini di legge, da parte nostra abbiamo sollecitato, non a caso, il Cantone a intervenire e a controllare. Le battute, laddove si mira a contenere la presenza di ungulati, hanno un senso se ben pianificate, non troppo frequenti e con l’utilizzo di battitori e di personale adeguato, proprio per evitare che capitino degli incidenti».