Mendrisiotto

La bella gioventù. L’esperienza della colonia di Vacallo

Il lavoro dei monitori visto con gli occhi del responsabile. Dopo un periodo di ‘crisi’, la vacanza estiva a Catto è un appuntamento consolidato

5 agosto 2019
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Quella che hanno appena vissuto è un’esperienza che permetterà loro di camminare nel mondo in piena autonomia, con la consapevolezza di sapersela cavare. Lo sa bene la cinquantina di bambini di Vacallo (e qualcuno di Morbio Inferiore) che ha partecipato alla colonia estiva organizzata dal Comune a Catto, diventato per l’occasione un safari africano. “In colonia cinquanta bambini giocano, parlano, corrono, fanno amicizie, si divertono e qualche volta si sbertucciano. Che c’è di strano?”. Inizia così la riflessione che Gianni Delorenzi, responsabile giuridico della colonia con Lucia Rizza, ci ha inviato. Lo abbiamo contattato per saperne di più su questa collaudata realtà. È infatti da ormai una cinquantina di anni che, sotto varie forme, Vacallo organizza una vacanza estiva per i bambini delle scuole elementari.

‘Un lavoro pionieristico’

Sei anni fa la colonia ha vissuto un momento di crisi. «Stava scomparendo perché non c’erano più bambini – racconta Delorenzi –. Lucia Rizza era alla ricerca di qualcuno per rilanciarla e lo abbiamo fatto insieme: quando insegnavo non ho mai fatto la colonia perché credo che, qualsiasi sia la tua professione, nel tempo libero è indispensabile fare altro». Inizialmente, «a fatica», sono stati coinvolti 15-20 bambini. Negli anni successivi il passaparola ha spianato la strada. «Per me è stato quasi un lavoro pionieristico – osserva ancora Delorenzi –. Siccome la colonia non c’era (quasi) più, bisognava inventare qualcosa di nuovo per andare avanti ma senza rompere la continuità». All’inizio, prosegue nel racconto, «ci siamo confrontati con ragazzi di 18-20 anni con tanta volontà ma poche idee. Una situazione che porta l’adulto a non essere quasi pronto a istruirli e aiutarli a crescere perché stanno svolgendo un lavoro da volontari. Con il passare degli anni abbiamo uno zoccolo duro che, nonostante il ricambio, sta lavorando davvero bene». In luglio a Catto erano presenti una ventina di monitori e aiuto monitori, «prevalentemente studenti, ma c’è anche chi ha messo a disposizione due settimane di vacanza alla riuscita della colonia. Sono insomma stato molto felice di essere a Catto a condividere questa esperienza con tanti bambini e anche con giovani volontari dall’apparenza poco più che sbarbini, eppure molto maturi e responsabili». Ed è proprio su questo punto che Delorenzi mette l’accento. «Dei giovani si parla sempre in negativo – spiega –. Ma c’è anche della gioventù sana, giovani che valgono, che sanno divertirsi, ma anche sacrificarsi quando è necessario. Esperienze di questo genere mi fanno sperare che il mondo abbia ancora un futuro». Lo scambio che si viene a creare porta ad avere «un’educazione che non va solo dall’alto al basso, ma che è reciproca. In questa colonia – continua il responsabile – ho imparato davvero tanto nonostante i 40 anni passati a stretto contatto con i bambini». Come legge questa situazione? «Fino all’anno scorso ero più coinvolto, non tanto nella parte organizzativa, dove Lucia è molto più pratica, ma per problemi educativi. Tutti i bambini sono diversi: ognuno arriva con il suo bagaglio, ma anche con le sue difficoltà e i suoi problemi. Quest’anno è andato tutto bene e ho potuto guardare e contemplare quello che mi circondava». Due, in particolare, le scene che hanno colpito Gianni Delorenzi. «Vedevo questi bambini giocare, senza giochi elettronici, televisioni o telefonini e mi sono messo a riflettere: prima dei giochini c’è un bisogno sociale che si può risolvere mettendo a disposizione una colonia dove i bambini vivono insieme tutti i giorni». Un giorno, nel bosco, i partecipanti «si sono inventati un gioco, la stessa cosa che hanno fatto i bambini di 100 anni fa. Questa è la riprova che gli esseri umani sono animali sociali e il primo impulso è condividere la propria vita con gli altri, soprattutto i coetanei. Un bisogno emozionale e affettivo che va ben oltre il mondo virtuale».

Il bisogno di comunità

L’offerta per bambini e ragazzi proposta dal comune di Vacallo è molto ampia. Oltre alla colonia estiva ci sono, per esempio, la colonia diurna e la settimana sugli sci. «C’è tanta gente pronta a mettersi a disposizione per il volontariato e questo vuol dire fare comunità – conclude Delorenzi–. Fare volontariato significa fare in modo che il comune non sia solo un dormitorio, ma anche un luogo di incontro».