Edo Carrasco, direttore de 'il Gabbiano', legge fra le righe dell'inchiesta che ha portato alla denuncia di decine di giovani di una banda
Anche il male ha un suo fascino; e non solo nelle pagine di un libro o nei fotogrammi di un film. Succede, nella nostra stessa realtà. E il rapporto con i soldi rappresenta una leva pericolosa, soprattutto fra le giovani generazioni. «Oggi i ragazzi hanno sempre più bisogno di avere un contatto con il denaro facile: bei vestiti, auto, apparenze. Tutti cliché che questa società ‘vende’ nel modo sbagliato», ci rende attenti Edo Carrasco, direttore della Fondazione ‘il Gabbiano’. Da lì il passo verso debiti e scelte sbagliate, insomma, è breve. «A quel punto non ci si rende conto – rimarca ancora – che l’atto delinquenziale è un marchio che resta per tutta la vita. Un atto troppo spesso banalizzato». E allora bisogna agire sul territorio. Una ‘missione’ alla quale il Distretto in questi anni non si è mai sottratti, anche grazie ad alleati come ‘il Gabbiano’, progetti concreti e operatori-antenne. «Progetti importanti e che hanno quale obiettivo proprio la prevenzione, antidoto a situazioni quali quelle emerse dal lavoro degli inquirenti», conferma a ‘laRegione’ Carrasco. E allora si scende per strada e si cerca il contatto con i giovani, in particolare con coloro che vivono un momento difficile. «Dobbiamo pensare alle persone al di fuori del circuito di una presa a carico ‘normale’. È lì che gli operatori devono farsi ‘attivatori’ di risorse; le stesse che i ragazzi hanno già in sé, come la musica, la passione per lo skate o l’arte urbana – spiega, attingendo anche alla sua esperienza di prossimità a Losanna –. Quando i giovani esprimono un bisogno, positivo o negativo che sia, potersi confrontare oltre che con la famiglia con figure diverse sul territorio è fondamentale». Ecco che urge spendersi per arrivare in tempo, prima di leggere certe notizie in cronaca. «D’altro canto – ribadisce il direttore –, nella società odierna, quella delle reti sociali, occorre cambiare approccio; e allo sportello classico affiancarne uno informale sul terreno. Lo Stato sociale deve adeguarsi alla realtà che evolve». E tra chi crede nella necessità di «ricreare delle esperienze di vita che aiutino a crescere tutti i ragazzi, senza distinzione», c’è pure Carla Monachesi Schneider, presidente di Giovanimazione. «Ma per favore – esorta –, non stigmatizziamo i giovani».