Mendrisiotto

Operatori sempre gomito a gomito con i giovani

Il Distretto consolida il Servizio regionale, e scatta la ‘fase 3’. I Comuni, però, passeranno la mano alla Fondazione ‘il Gabbiano’

9 marzo 2019
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I ragazzi di oggi si intercettano “fuori ufficio” e “fuori orario”. Gli operatori di prossimità del Mendrisiotto in questi anni ne hanno fatto la loro filosofia d’azione. E i risultati non sono mancati, non solo nei numeri del servizio (vedi a lato), ma anche nel grado di fiducia conquistato (con tenacia) dagli educatori e nei passi avanti compiuti con i loro interlocutori privilegiati (i ragazzi, appunto). A guidare gli operatori, del resto, è sempre stata la volontà di fare prevenzione, sul terreno, e di combattere l’esclusione, dando un “sostegno concreto”. Certo, con la consapevolezza che solo dando ascolto e voce ai giovani e alle loro idee è possibile confinare in un angolo comportamenti a rischio, conflitti e disagio. Quello che, qualche anno fa, è nato come un piccolo progetto sperimentale, alimentato dal coraggio di un drappello di Comuni – all’inizio, ad aprire la strada sono stati Coldrerio, Balerna e Stabio, adesso sono in 9 –, ora sta per diventare un punto di riferimento stabile e strutturato per l’intera regione. Pronte a partire con la ‘fase tre’ dopo tre anni di attività, le autorità locali hanno deciso, però, di passare il timone a un “ente in grado di continuare il lavoro sin qui svolto”. E la scelta è caduta sulla Fondazione ‘il Gabbiano’, già presente sul territorio del Distretto ma soprattutto in prima linea a sostegno dei ragazzi in difficoltà. La convenzione che restituisce solidità per i prossimi 4 anni è già stata messa nero su bianco, adesso non manca che la controfirma dei Consigli comunali dei centri che hanno stretto il patto. Centri che, uno dopo l’altro – al seguito di Chiasso, che resterà la sede del Servizio –, stanno recapitando il dossier ai legislativi.

Sia chiaro, gli enti locali non hanno nessuna intenzione di abbandonare il campo e resteranno al fianco della Fondazione e degli operatori, in particolare con il gruppo politico di accompagnamento. Ovvero lo stesso che ha individuato ne ‘il Gabbiano’ l’interlocutore ideale per assicurare continuità al progetto. Del resto, è scritto anche all’articolo 4.1: “I Comuni si impegnano a collaborare in maniera costruttiva per permettere la buona riuscita del Servizio”. E ciò a vantaggio di una azione che si auspica efficace ed efficiente. In tal senso si metteranno a disposizione infrastrutture e personale a titolo gratuito a supporto delle attività organizzate dagli operatori di prossimità. Detta altrimenti, l’obiettivo non farà altro che consolidarsi; la missione resterà, quindi, quella di aiutare, anche attraverso la formazione, sempre più giovani fra i 15 e i 30 anni a inserirsi nel mondo lavorativo. Un fronte aperto, quest’ultimo, e che, come rimarcano gli stessi Municipi parte dell’iniziativa, necessita di un intervento mirato come testimoniano le cifre pubblicate l’anno scorso dal Cantone. L’Annuario statistico ticinese ha rivelato, in effetti, come la disoccupazione giovanile tocchi in media il 13,4 per cento degli attivi tra i 15 e i 24 anni. Ecco che poter contare su di una presenza costante e un “contatto privilegiato” può aiutare a cogliere dinamiche, comportamenti e, soprattutto, bisogni. Non a caso gli operatori hanno avviato pure una esperienza itinerante grazie all’utilizzo di un furgoncino, divenuto un “vero e proprio punto di incontro mobile”, una sorta di “spazio privilegiato”, come riferiscono i Comuni (cfr. ‘laRegione’ del 12 maggio 2018).

Una mano dai Comuni

Il passaggio di testimone non modificherà neppure il numero di operatori sul campo, che saranno tre ma potrebbero aumentare, arrivando a coprire sino al 175 per cento (sino a fine 2018 si era su una percentuale lavorativa del 125 per cento). E non si modificherà l’apporto dei Comuni. Il fabbisogno stabilito per la gestione del Servizio è di circa 200mila franchi, coperto in gran parte dal pro capite – di 3 franchi e 50 – versato dai 9 Comuni, per un totale di 160mila franchi. Alla Fondazione spetterà l’onere di coprire la rimanenza, facendo capo a sussidi cantonali, federali o a privati.

Perché ‘il Gabbiano’

La Fondazione designata a raccogliere l’eredità del Servizio è una garanzia agli occhi degli esecutivi che sin qui hanno reso possibile il progetto. Gli argomenti a favore della Fondazione non sono pochi. C’è lei dietro il progetto Macondo, che proprio da Chiasso in questi anni ha tessuto una rete di solidarietà sociale sempre a favore di ragazzi che faticano a trovare un posto nella realtà lavorativa. E sempre a ‘il Gabbiano’ si deve l’esperienza vissuta, stavolta, nel Locarnese, con Midada nella presa a carico di giovani adulti a cui serve una mano per reinserirsi dal profilo socioprofessionale. Ma meritano una citazione pure ‘Muovi-Ti’ e il suo ‘parco bici’ pensato a supporto della mobilità sostenibile e Ithaka, punto d’approdo per tanti minori costretti a lasciare la famiglia d’origine.