Mendrisiotto

Pendolari e scontenti

I dipendenti di una grande azienda di Chiasso raccontano i disagi di una scelta virtuosa: recarsi al lavoro in treno. Il rischio? Che tornino al volante

(Ti-Press)
22 giugno 2019
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Ormai tra i lavoratori sono aperte le scommesse. “Oggi di quanto tarderà il treno? I 5-10 minuti ‘accademici’, un quarto d’ora o si toccherà la mezz’ora”? I dipendenti di una grande azienda di Chiasso si sono rassegnati a farci l’abitudine. Non passa giorno, col solleone o la pioggia, che non arrivino in ritardo al lavoro: è diventata quasi una consuetudine. E la sera, quando ci si rimette sulla via di casa, la musica non cambia. Anzi, l’orario estivo, anticipata la corsa del Tilo delle 18.08, costringe ad uscire prima. La società tollera (per ora): si è accorciata la pausa pranzo. Ma se questa variazione stagionale si consoliderà, la flessibilità potrebbe diventare un problema serio. E pensare che in ditta quasi la totalità dei 400 impiegati ha preferito la mobilità alternativa, quindi la rotaia, alla gomma (intesa quella dell’auto privata). Il punto è che la misura di disagi e disservizi è quasi colma; e tornare alle quattro ruote è davvero un attimo. In fondo fare i pendolari (soprattutto a cavallo del confine) significa passare dalle 2 alle 3 ore al giorno sospesi fra casa e lavoro.

In comune Francesco, Sarah, Marco, Susanna, Mattias e Christian (ma la lista potrebbe essere più lunga) non hanno più solo il luogo di lavoro, ma pure le disavventure da pendolari. La maggior parte fa il frontaliere, dalla zona del Milanese alla cittadina di confine: una scelta di vita, e di certo non se ne lamentano. A fare semmai sgranare il rosario sono i convogli sovraffollati, i tempi di attesa e i ritardi, le cancellazioni e le disavventure da passeggeri, a cui al di là del valico si aggiunge, di media, uno sciopero al mese. Viaggiare stipati come sardine non dovrebbe far parte del contratto, ci fanno capire a una voce. E la lista delle lamentele è lunga. «Nelle ore di punta riuscire a sedersi è l’eccezione», ci conferma Francesco. «Spesso e volentieri – rincara Sarah – il Tilo arriva al binario con due blocchi, ma in realtà è possibile salire su uno solo. L’altro, infatti, viene chiuso; e il più delle volte ci spiegano che è per mancanza di personale. La prima classe, poi, è inaccessibile; e così ci ritroviamo tutti strizzati in un convoglio. È logico?, mi chiedo». È anche capitato una sera (inoltrata), ci raccontano i lavoratori dell’azienda chiassese, di essere abbandonati a metà strada (o giù di lì), tra Chiasso e Milano, senza sapere come fare per rientrare all’abitazione. «A quel punto è stata una corsa all’autobus. Della serie ‘mors tua, vita mea’... E chi è rimasto a piedi ha dovuto cercarsi un taxi».

C’è pure dell’altro, però. «In effetti, parliamo un po’ dei ritardi – rilancia Marco–. La dice lunga il fatto di aver aperto tra noi una ‘chat’ intitolata ‘Ritardo treno’. Il punto è che è arduo avere una alternativa al Tilo: da noi (al di là del confine, ndr) il Regionale (il vecchio accelerato, ndr) è improponibile, e l’Eurocity sembra appartenere a un’altra categoria (anche di prezzo, ndr) e non è accessibile con l’abbonamento standard». Per tagliare la proverbiale testa al toro, Francesco ha preso una decisione drastica. «Sì, ho cancellato tutte le riunioni fra le 9.30 e le 10 per evitare defezioni, peraltro incolpevoli». Se si può parlare di consolazione, una c’è: da due anni a questa parte, ci dicono, i pendolari dell’azienda non hanno più pagato un abbonamento intero, grazie ai ‘bonus disagi’ concessi dalle Ferrovie italiane. «Il timore è che il contraccolpo di questi disservizi sia più pesante», ci rende attenti Marco. In effetti, qualcuno sta ripensando la sua mobilità. «Conosco tante persone – conferma Sarah – che sono tornate all’auto. Magari cercano di fare ‘car pooling’ e di condividere il mezzo». Francesco corrobora questa tendenza: «Odio l’auto, ma io stesso sto riconsiderando la mia scelta. E abito a due passi dalla stazione». Eppure ci hanno provato a far sentire la loro voce – lo testimoniano anche le varie pagine facebook dedicate – e a scrivere a Trenord, ma nulla. «Da un anno e mezzo a questa parte la situazione è peggiorata – Christian non ha dubbi –. Lavoro per la società di Chiasso da 7 anni e il Tilo era considerato una sorta di eccellenza, un’isola felice per Trenord. Adesso è diventato il classico treno dei pendolari, con tutto ciò che questo significa». E lo scoramento aumenta. Il colmo? «Aver rischiato di perdere il treno perché era in orario».

‘Anche le aziende di trasporto non sono soddisfatte’. Annunciate migliorie da dicembre

Come Ffs, partner di Trenord in Tilo, sono noti questi disagi… transfrontalieri?
I disagi sono noti; e sia Tilo che le Ffs non sono soddisfatte della qualità degli RE (i treni Regionali, ndr). La tematica va tuttavia inquadrata con dati concreti – ci fa notare il portavoce delle Ferrovie Patrick Walser. Che esemplifica, cifre alla mano –: prendendo quale esempio le statistiche riferite al mese di maggio 2019, su 740 treni circolati tra Chiasso e Milano (e viceversa) si sono registrate 4 soppressioni. Ovvero: due a causa di un guasto alla linea di contatto e due a causa di un guasto a un treno. Il tema affollamento è ricorrente, ma anche in questo caso va contestualizzato: negli orari di punta i mezzi di trasporto pubblico sono sempre affollati. Comprendiamo il disagio del viaggiare in queste condizioni e facciamo del nostro meglio per offrire ai clienti un viaggio comodo e sicuro, ma vi sono dei momenti della giornata (specialmente poi in concomitanza con i ponti festivi) in cui i treni sono effettivamente molto pieni.

Le Ffs si sono attivate per verificare e trovare delle soluzioni?
Certamente. Erano previste delle misure di adattamento degli RE tra Chiasso e Milano (e viceversa). Tali misure, previste per giugno 2019, per motivi tecnici legati all’importante cantiere sulla sponda est del lago di Zugo (cantiere che è iniziato il 10 giugno scorso e che durerà fino a dicembre 2020) sono slittate a dicembre 2019. Dal mese di dicembre di quest’anno l’orario degli RE da Milano sarà, tuttavia, nuovamente cadenzato e permetterà una maggiore regolarità degli spostamenti. Va ricordato, poi, un altro dato importante: il concetto di puntualità differisce tra Svizzera e Italia. Mentre in Svizzera un treno è puntuale con un margine di +3 minuti (ergo: 3 minuti di ritardo di un treno permettono comunque al viaggiatore di prendere le coincidenze necessarie); in Italia questo margine, nel traffico regionale, è di 5 minuti e 30 secondi. È pertanto chiaro che se un treno dall’Italia giunge su territorio svizzero con oltre 5 minuti di ritardo la catena delle coincidenze da noi si spezza.

Con cadenza biennale Tilo effettua dei sondaggi per testare la soddi­sfazione dei passeggeri. L’ultimo, dell’autunno 2018, ha registrato
un aumento, definito “leggero”, degli insoddisfatti. Questi monitoraggi vengono presi in considerazione per intervenire laddove si segnala un disservizio?
Naturalmente, i risultati dei sondaggi servono a comprendere le necessità dei clienti. Nel limite del possibile si interviene laddove si riscontrano delle criticità o un malcontento particolare.

‘Un’auto in più sulla strada a causa dei disservizi, è un’auto di troppo’

Questa volta i lavoratori hanno bussato alla porta del sindacato per trovare, sì, un alleato, ma non in nome di un salario più equo, bensì di un trasporto pubblico più dignitoso. E nella battaglia contro la morsa del traffico che stringe il Mendrisiotto, non si può dire che i dipendenti dell’azienda chiassese non facciano la loro parte. «La ditta stessa – ci fa notare Giorgio Fonio dell’Ocst – in questo caso sensibilizza all’uso del mezzo collettivo, visti anche gli sforzi di Cantone e Comuni. Quindi, ogni auto in più sulle strade dovuta alle inadempienze del trasporto pubblico è un’auto di troppo; e che avremmo potuto evitare». A dirlo, del resto, sono gli stessi pendolari: i disagi quotidiani patiti lungo la via ferrata potrebbero dar adito a dei ripensamenti. «E ciò può essere preoccupante – commenta Fonio –. L’uso di bus e treni è una questione d’abitudine, ma al contempo culturale. Bisogna scongiurare, dunque, che a causa di disservizi sulla tratta – nello specifico Milano-Chiasso, ndr – i lavoratori modifichino le loro consuetudini virtuose». Rischiando di fare un passo indietro. «Possono sempre trovare delle alternative e riorganizzarsi: dal ‘car pooling’ a un posteggio in affitto. E a quel punto recuperare il terreno perso non è facile». Disagi e lamentele vengono manifestati anche dalle aziende? «Alcune ditte lamentano alcune problematiche. Va detto che nel Mendrisiotto si sta lavorando abbastanza bene e che il nuovo Programma di agglomerato ha migliorato la situazione, anche se resta un margine ulteriore a favore delle periferie. Il nodo principale è a cavallo del confine, con la linea verso sud».

La mobilità sta diventando un tema al tavolo delle trattative fra aziende e sindacati? «Diciamo che nell’approccio tra lavoratore e ditta, gli orari di lavoro – influenzati, come testimoniato sopra, dal mezzo di trasporto e dai ritardi dei convogli, ndr – rappresentano un tema importante – ci conferma Fonio –. Alla fine, poi, possono condizionare la qualità di vita di una persona: e non è poco. Questi cambi di orario e i ritardi dei treni possono incidere eccome. Con il rischio di vanificare i vantaggi acquisiti dal mezzo pubblico rispetto all’auto».

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