Quella di oggi è stata una mattinata caratterizzata da diversi problemi e disagi sulle strade del Cantone dovuti alla neve. Le strade non sono state sgomberate a dovere, come abbiamo documentato con svariate foto e filmati del Bellinzonese e della Leventina. Anche raggiungere la redazione della Regione a Bellinzona è stata impresa ardua, per i colleghi che giungevano da nord o da sud. Chi in auto, in treno o in bus, tutti hanno dovuto armarsi di una buona dose di pazienza. Qui di seguito le testimonianze dei giornalisti che raccontano il loro tragitto casa-lavoro.
Quasi tre ore stamane da Semione a Bellinzona tra cumuli di neve, code e strade cantonali che sembravano piste ad ostacoli. Esco verso le 8 da casa. Appena pulita l’auto dalla neve, guardo contenta la stradina di campagna e penso che il comune di Serravalle ha fatto un buon lavoro di primo mattino. C’è tanta neve, ma la strada è fatta. Faccio cento metri e alla prima curva tra due case, l’auto (4x4) si incaglia in un cumulo di neve, appoggiato dalla cala. Riparto grazie ad un solerete vicino, che mi libera l’auto a colpi di pala. Una pausa di 30 minuti, ma penso che grazie alla neve ho conosciuto un vicino molto gentile. Altro stop, dopo 500 metri. Sono ancora nella campagna di Semione, dove una vettura blocca la strada. Il proprietario chiede di avere pazienza perché la cala sta pulendo l’accesso alla sua casa. Riparto dopo 15 minuti circa e finalmente arrivo all’imbocco della A2 a Biasca. Raggiungo senza problemi Bellinzona, ma all’uscita Nord inizia il caos. Ci vorrà più di un’ora per raggiungere il centro. La via San Gottardo è un lungo serpentone di auto. A tratti, si fa su e giù da dune di neve e spesso l’auto scappa di lato. All’altezza dello svincolo per le Officine, c’è un camion fermo di lato. Poco più avanti c’è un’auto bloccata in mezzo alla strada, si è incastrata tre due dune di neve. È il caos, tutto il traffico è bloccato. Al volante dell’auto c’è una donna visibilmente in difficoltà. Alcune persone la stanno aiutando, spingono l’auto che però non ne vuole sapere di ripartire. Pazienza. Si aspetta. Più avanti, all’altezza della Migros in centro, le dune di neve sono davvero tante, rischio di impantanarmi pure io. Ma alla fine riparto e arrivo al posteggio.
Oggi c’è voluta pazienza, ma era fattibile. Lunedì sera invece mi sono chiesta più volte dove erano gli spazzaneve della grande Bellinzona. Per salire all’ospedale alle 17 dovevi avere le catene all’auto, altrimenti non potevi passare : un parente che stava male ha dovuto farsi il Dragonato a piedi ed è stato operato qualche ora più tardi di appendicite. Quando ho lasciato l’ospedale in serata, ho visto l’ambulanza partire, sbandare in salita, tornare indietro e mettere le catene. La strada a scendere era una pista impraticabile sia a piedi sia in auto. Ma almeno l’accesso all’ospedale non si poteva pulirlo?
Questa mattina i disagi legati alla neve hanno anche coinvolto i mezzi pubblici bellinzonesi: la linea 3 tra il centro cittadino e Giubiasco era interrotta a causa di disagi in via Lugano e anche sulla linea linea 1 (Camorino-Castione) si sono registrati importanti ritardi. Tutto ciò senza nessuna informazione da parte del personale, senza contare che le linee telefoniche del servizio clienti erano intasate. I disagi si sono poi anche manifestati alle fermate dei bus: a causa della neve ancora presente sui marciapiedi, le persone dovevano aspettare gli automezzi di linea sul ciglio della strada, a loro rischio e pericolo.
Una coda di auto già all’uscita dell’autostrada all’altezza di Camorino è raro incontrarla arrivando a Bellinzona, anche in orari di punta. L’esperienza più che decennale insegna che dallo svincolo di Bellinzona Sud fino al parcheggio di Via Tatti, prima delle 9 di mattina, solitamente non ci vogliono più di 15 minuti. Eppure ieri ci sono voluti 60 minuti tondi per percorrere tre chilometri e mezzo di strada. La causa? I rallentamenti dovuti alle vie ancora parzialmente coperte di neve e ghiaccio. Neve caduta 36 ore prima e che costringeva gli automobilisti a procedere a passo di lumaca per evitare danni alle sospensioni dei propri automezzi. “Bravo, lascia l’auto a casa la prossima volta”, dirà qualcuno a giusta ragione se non fosse che i marciapiedi erano in situazione peggiori delle strade con gli utenti dei bus cittadini costretti ad attendere l’improbabile arrivo di un mezzo letteralmente in mezzo alla strada. Un’avventura, personalmente, mai vissuta prima di oggi. Almeno a Bellinzona.
Dev’essere un esercizio su larga scala organizzato per testare la pazienza. Non ci può essere altra spiegazione, mi dico, pensando al tempo che c’è voluto stamattina per percorrere i 7 – sì, sette – chilometri da casa al lavoro. Alla fine ci sarà voluta un’ora e mezza ed è già bello aver raggiunto l'ufficio (sul ritardo, pur essendo partita con largo anticipo, soprassediamo); ancor più avere 'salvato' l’automobile.
Anche per chi è arrivato dalla sponda destra del fiume Ticino, oggi entrare a Bellinzona centro s’è rivelata un’impresa che nulla ha da invidiare alla tappa di un rally corso sul più accidentato dei terreni; con la sola eccezione che invece dell’acceleratore, s’è dovuti andar quasi solo di freno.
Eppure tutto era iniziato sotto i migliori auspici: cielo coperto ma tempo asciutto, via comunale secondaria davanti a casa pulita alla perfezione e strada cantonale in altrettanto buono stato. Condizioni ideali e dunque i disagi di ieri – 55 minuti all’andata, 50 al ritorno a orario di punta passato da un pezzo –, li metto sul conto dell’emergenza-neve; sebbene in un cantone alpino, mi dico, una nevicata in inverno non dovrebbe costituire un evento eccezionale. Ma non sto a fare la difficile; tanto più che stamattina va tutto bene.
Fino alla ‘esse’ di Gudo. Lì, quasi a tradimento, mi trovo incolonnata e quando avanzo, è a passo d’uomo. Dai primi metri della salita (per modo di dire, non è mica la Tremola) di Sementina, il campo stradale è invece innevato ma resta facilmente percorribile. Che il peggio debba però ancora venire, lo intuisco vedendo l’automobile davanti a me che improvvisamente traballa come scossa da un terremoto e un istante dopo è la mia, di vettura, a sobbalzare violentemente. Sto scollinando verso Monte Carasso e da lì iniziano i problemi veri. Fino alla città è tutto un provare a scansare buchi che paion crateri di cui è disseminato lo spesso strato di ghiaccio e neve dura sotto le ruote; e a sperare che la mia utilitaria regga il colpo.
Se pensavo (speravo) che l’arrivo nel centro di una capitale avrebbe messo fine alle tribolazioni, mi son messa il cuore in pace – si fa ovviamente per dire – già su un ponte di via Tatti che pareva esser stato bombardato. A un’andatura che quasi mai ha richiesto di passare alle seconda marcia, ho tentato di raggiungere il posto-auto che affitto poco lontano dalla sede del giornale (non ce l’ho fatta, poiché l’accesso era impraticabile), cercando di non restare impantanata nelle strade che trovo in uno stato decisamente molto più pietoso di quelle di ‘periferia’ e su cui sfodero tutte, e tutte assieme, le reminiscenze di una ormai lontana scuola guida seguita in un inverno innevato (sì, in Ticino nevica!); scansando automobili, furgoni, camion rimasti bloccati e pedoni in equilibrio precario costretti a camminare in strada a causa di marciapiedi scomparsi. Per finire ho dovuto ripiegare sull’autosilo di via Tatti.
Ci sono arrivata nel tempo che s’impiega per arrivare ad Andermatt, alle porte di Milano o a Menaggio. Sono invece a Bellinzona, a sette chilometri da casa. In un Ticino dove ogni tanto nevica...