Dopo la bocciatura del Cantone alle censure sull'edizione 2018, nell'aria c'è un ricorso al Tribunale cantonale amministrativo
Tra rallysti e ambientalisti la partita è tutt’altro che chiusa. Il drappello di cittadini del Mendrisiotto – in testa il professor Giorgio Noseda –, di associazioni e gruppi politici determinati a dire basta alla manifestazione motoristica nel Distretto non si sono certo lasciati scoraggiare dalla bocciatura calata in questi giorni dal Consiglio di Stato. Giunto dopo quasi dieci mesi, il ‘no’ del governo al loro ricorso sembra, semmai, aver rinforzato le convinzioni di abitanti del posto, Pro Natura, ‘Cittadini per il territorio’, Verdi, Mps e Ps. Questione di poco, ma è ormai certo che ci si appellerà (di nuovo) al Tribunale cantonale amministrativo, ci conferma il legale dei ricorrenti. Una mossa che rischia di incrociare l’attesa decisione cantonale sulla prossima edizione della gara, messa in calendario (questa volta) il 6 e 7 settembre prossimi, ovvero al di fuori del periodo ‘off limits’. Il Piano di risanamento dell’aria vieta, infatti, di dare il via a “qualsiasi gara motoristica” fra l’1 gennaio e il 31 marzo e l’1 giugno e il 31 agosto entro il perimetro del Mendrisiotto (oltre che nelle aree suburbane e periurbane di Luganese, Locarnese e Bellinzonese).
Noseda: 'Un fatto di smog e rumori'
Non a caso lo stesso Tram aveva bollato come “illegittima” l’edizione 2017, organizzata in giugno sulle strade del Basso Mendrisiotto. Un verdetto di cui non sembra esserci stata memoria nella recente risoluzione governativa: questa, almeno, è l’impressione fra i ricorrenti. Del resto, ormai chi intende dire basta al Rally ne fa una questione di principio. «Non dimentichiamo – tiene a ribadire il professor Noseda – che questa è una regione fortemente inquinata. Quindi promuovere una tale competizione è come dare un segnale diseducativo». A corroborare la situazione problematica, in effetti, ci sono varie ricerche. «Studi come Sapaldia e SiRENE hanno mostrato come l’atmosfera carica di sostanze inquinanti – dalle polveri fini al diossido di azoto, passando per l’ozono, ndr – e l’ambiente carico di rumori facciano male alla salute. E in una prova rallystica vi sono entrambe le emissioni».
Noseda, insomma, non ha dubbi: occorre insistere nel sensibilizzare, per prima, l’autorità cantonale. «Che dovrebbe essere più prudente nel rilasciare una tale autorizzazione». E questo fa capire, al di là dei dettami del Piano di risanamento dell’aria. Le misure inserite nel documento, agli occhi del Consiglio di Stato, hanno, però, fatto da spartiacque, tanto da rimandare al mittente e “senza indugio” proprio la censura sul periodo scelto per promuovere il rally. Aver spostato giusto poco più in là (di un giorno) l’evento – l’anno scorso in programma il primo di settembre – è bastato per decretarne la regolarità. Quanto alle ricognizioni, svolte il 30 e 31 agosto, “su strada aperta alla circolazione per un numero limitato di passaggi”, sono invece “escluse da un tale divieto”.
Le motivazioni del governo
La convinzione che fissare la prova subito dopo la scadenza del periodo protetto dal Piano fosse inopportuno – anche in virtù del principio di prevenzione, come ricorda lo stesso Cantone – è rimasta tale solo per gli ambientalisti. Non hanno fatto breccia neppure gli altri argomenti portati davanti al governo. Il fatto che l’istanza degli organizzatori fosse “tardiva” non è stata presa in considerazione – il termine, 6 mesi prima della gara, “non è di natura imperativa”. Quanto all’uso di benzina al piombo – con un tenore massimo di 0,15 g/l – “rientra abbondantemente nei parametri massimi prescritti dall’Ordinanza contro l’inquinamento atmosferico”. I contrari comunque non si arrendono. Si darà ‘battaglia’ nel 2019? «Vedremo», ci risponde Noseda. Di sicuro i giudici se ne dovranno occupare ancora.