Il sindaco Arrigoni denuncia i problemi e punta il dito su Posta e Ffs. 'L'obiettivo è attirare nuove aziende e posti decenti'
Avere un lavoro. Sino all’altro ieri lo si dava per scontato. Oggi, soprattutto nel sud del cantone, il ‘posto’ (anche non fisso) sta diventando un’urgenza. E non basta volerlo per ottenerlo. Se ne sono accorte anche le autorità locali di Chiasso, in testa il sindaco Bruno Arrigoni. Sono numerose, infatti, le persone che bussano in Comune in cerca di lavoro. E questo, a volte, riconosce il sindaco – che ieri dal palco del Cinema Teatro si è rivolto alla popolazione nella tradizionale cerimonia augurale –, lascia... «senza argomenti». Gli auspici per il nuovo anno, insomma, devono fare i conti con «qualche nota dolente» e dei numeri impietosi. «Non è possibile – scandisce Arrigoni – avere solo a Chiasso circa 600 persone in assistenza, avere parecchie persone in disoccupazione, avere molti giovani che non riescono a entrare nel mondo del lavoro». Come uscirne? «Secondo me – suggerisce –, tutte le parti coinvolte – e il riferimento è alla politica, al Cantone, ai partner commerciali e ai sindacati, ndr – potrebbero e dovrebbero fare uno sforzo maggiore». La cittadina, dal canto suo, cerca di dare un contributo: il Comune conta oltre 460 dipendenti.
Bacchettate Posta e Ffs
Altri (si legga le ex regie federali), invece, hanno deluso. «Mi ha dato parecchio fastidio – dice fuori dai denti il sindaco – la decisione della Posta di trasferire una quindicina di posti di lavoro da Chiasso a Cadenazzo». A dover traslocare, entro il 2020, è la Centrale oggetti trovati (Cot), che fa capo a PostLogistics e che porterà con sé pure il gruppo addetto alla corrispondenza per Babbo Natale e Gesù Bambino. «Queste attività – ricorda Arrigoni – sono presenti da noi da oltre 20 anni e per riempire spazi vuoti altrove hanno deciso di spostarle, con la conseguenza che altri posti di lavoro lasciano la nostra regione senza nessuna contropartita». Un boccone amaro, tanto da mobilitare Municipio e Consiglio comunale, firmatari di una risoluzione al Gigante giallo. Sia chiaro, il sindaco ha riservato parole non meno stizzite alle Ffs. «‘Giù le mani dalle Officine’, viene ribadito regolarmente. Ma per i posti andati persi nel Basso Mendrisiotto negli ultimi 20 anni, poche sono le parole spese. Eppure il ‘number one’ Andreas Meyer ci disse, in una visita ai nostri spazi ferroviari non più di due anni orsono: “Qui c’è potenziale”! Concordo. Attualmente sono in atto importanti investimenti strutturali. Speriamo che possano pure generare nuovi posti di lavoro». Chiasso resta alla finestra. In questo primo scorcio di 2019, comunque, sul fronte economico non si vede tutto nero. «Abbiamo anche notizie positive – rassicura –. Stanno arrivando nuove aziende nel settore terziario e nel Fintech (la cosiddetta tecnofinanza, ndr). Nuove opportunità si aprono con attività legate al digitale, alla blockchain (la tecnologia che sta alla base delle criptovalute, ndr), ma non solo in questo settore; anche nel mondo degli anziani e nella ristorazione si stanno aprendo nuovi mercati lavorativi». Adesso l’esecutivo si ripromette di attirare altre realtà aziendali capaci di «creare posti di lavoro decenti».
Il Centro Ovale vuoto impensierisce
A turbare (sono parole sue) il sindaco è piuttosto un’altra presenza sul territorio chiassese: il Centro Ovale. «Avere un tale edificio vuoto all’entrata della Svizzera ci dà fastidio – ammette –. Ebbene, fatta la domanda di costruzione per un cambiamento di destinazione nel mese di gennaio 2018, un inquilino ha fatto opposizione al Consiglio di Stato, come prevede la legge (nulla di straordinario). Quello che è incredibile e mi lascia parecchio perplesso è il fatto che a distanza di 12 mesi non vi sia ancora una risposta. Ciò non è normale». L’andamento dei commerci locali, del resto, rappresenta un’altra spina nel fianco della cittadina. Sebbene, pure su questo versante, qualche spiraglio vi sia. È il caso della storia, per ora a lieto fine, del negozio Denner in centro. «Anche qui bisogna dire che noi di Chiasso ci siamo mossi bene – richiama con orgoglio Arrigoni –: da una parte il Municipio, con la giusta pressione sulla direzione Denner a Zurigo, dall’altra la Commissione di quartiere con l’organizzazione di una raccolta firme capillare. Risultato: la chiusura del negozio di alimentari in via Bossi è stata, per il momento, scongiurata». Tempo un anno di prova: «Ora tocca ai cittadini».
2018: due obiettivi su tre
Sul piano politico poi il Municipio chiassese traccia un bilancio, tutto sommato, al positivo. Gettando un’occhiata all’agenda del 2018 e ai suoi obiettivi, soprattutto a breve termine, in due casi su tre si è fatto centro. E il sindaco Arrigoni non ha mancato di sottolinearlo ieri al Cinema Teatro. Il primo traguardo raggiunto è quello del Centro del settore tessile: la macchina si è messa in moto; gli investimenti sono stati concessi; adesso, esorta, «non bisogna mollare l’osso». Il secondo punto segnato è per il Consorzio pompieri del Mendrisiotto, che partirà in ritardo – il primo marzo –, ma partirà e su una base che soddisfa la cittadina. Non si è, invece, ancora concretizzato l’Ente comunale autonomo per gli Istituti sociali con Balerna. Il dossier ha incontrato delle resistenze in alcune forze politiche del Comune vicino. «Per il bene di tutta la popolazione dei due agglomerati, speriamo si possa proseguire in questo valido progetto», auspica Arrigoni. Il cammino, però, appare ancora lungo, anche se non quanto quello verso l’aggregazione, «al palo» riconosce il sindaco. In quel caso, osserva, «manca la scintilla, ma prima o poi scoccherà, ne sono certo». Nel frattempo, per il futuro si punta, da un lato sulla collaborazione intercomunale – estesa al Basso Ceresio –, a saldare i rapporti intorno a temi comuni come traffico, inquinamento e relazioni con il Cantone, dall’altro sul miglioramento dei conti del Comune. E alzando lo sguardo verso l’orizzonte del 2030? Qui il Municipio si sta facendo aiutare da una società di consulenza esterna, con la quale, conferma il sindaco, «stiamo immaginando Chiasso tra 10 anni». Gli interrogativi aperti sono parecchi. Una cosa è certa, fa capire Arrigoni, «collaborazione e cambiamenti saranno le parole fondamentali per la nostra regione nei prossimi anni». E qualche idea (l’invito è lanciato) la potrebbero anche portare i neodiciottenni (classe 2001), saliti ieri alla ribalta e ai quali si è voluto dare voce.