Definito 'lusinghiero' il bilancio dei primi tre mesi di vita del Centro culturale. La frequenza media è stata di 384 persone al giorno
Oltre la soglia de ‘LaFilanda’ basta uno sguardo per capire che intergenerazionalità, lì, non è una parola vuota di senso. Basta capitare di mercoledì pomeriggio o nel fine settimana per rendersene conto. I Filanderi (i volontari col gilet grigio) sono il motore, i ‘fan’ del Centro culturale di Mendrisio sono il vero ‘carburante’ che da tre mesi fa funzionare quello che, all’inizio, taluni osservavano come un esperimento. Ebbene il test è riuscito. E a dirlo sono, innanzitutto, i numeri di un successo tutt’altro che scontato. Il contatore messo all’ingresso macina ormai le migliaia; quanto alla frequenza media si misura in centinaia di persone al giorno. Il progetto rincorso per ridare vita alla Biblioteca cantonale – solo una decina di anni orsono a rischio chiusura – si è dimostrato una formidabile esperienza sociale. Oggi chi entra in questo luogo lo fa sull’onda dell’entusiasmo. «Avrei firmato per un andamento così», Paolo Danielli lo confessa senza remore. Il capodicastero Museo e cultura della Città non fatica a definire «lusinghiero» il riscontro ottenuto dalla Filanda. Che «promette bene» anche per il futuro, non solo nelle cifre ma soprattutto nello slancio d’affetto – annota il vicesindaco – che i cittadini hanno dimostrato verso il Centro culturale. Uno spazio luminoso e colorato di cui si sono impossessati nel miglior modo possibile; vedendo convivere gli studenti, il naso sui libri o lo schermo del computer, con i più piccoli impegnati negli atelier e le signore di Mendrisio intente nel giocare a burraco. Un rito che si perpetua sull’arco dell’intera settimana, dalle 9 alle 21, in una contaminazione continua di interessi e iniziative. ‘LaFilanda’, del resto, è un modello anche nel modo di finanziare la cultura, che vede interagire pubblico – Comune e Cantone – e privato. Il che, non lo nasconde Danielli, «fa guardare al futuro con più fiducia».
Tra pubblico e privato
E qui entra in gioco l’Associazione LaFilanda, che ha aperto la strada ai primi tre ‘sponsor’ istituzionali, che accompagneranno il Centro culturale per i prossimi 3 anni. A sottoscrivere il loro sostegno al progetto sono Coop Cultura, la Banca Raiffeisen Mendrisio e Valle di Muggio e la Chicco d’Oro. Cosa li ha motivati? Il patto stretto con ‘LaFilanda’, tengono a far emergere i responsabili, non ha a che fare con il ritorno di immagine (non solo almeno). C’è di più. Per stessa ammissione della presidente di Coop Cultura Monica Piffaretti, del direttore dell’istituto di credito Massimo Dotti e del portavoce di Chicco d’Oro Vittorio Maspoli, la capoprogetto Agnès Pierret ha sfondato delle porte aperte. Perché a Mendrisio si è riusciti a fare cultura e comunità suscitando l’emozione della cittadinanza. «Mi guardo attorno – confida il presidente dell’Associazione ‘LaFilanda’ (nonché ex sindaco) Carlo Croci – e sono meravigliato da quanto è potuto accadere. Questo luogo ha uno spirito aperto, dinamico e giovane». E l’Associazione ha tutta l’intenzione di restargli accanto, arrivando là dove l’ente pubblico non può arrivare.
E non finisce qui
Il Municipio, in ogni caso, non si fermerà al primo gradino dell’esperienza. «Nei prossimi mesi – fa sapere, infatti, il vicesindaco – chiuderemo la seconda fase del progetto intervenendo al secondo piano, dove si ricaveranno degli spazi da dedicare ad altre iniziative. L’agio, d’altro canto, non manca per offrire nuove opportunità, anche alle associazioni in cerca di un luogo dove organizzare le loro attività, e penso altresì a teatro e musica». Al piano superiore saranno trasferiti pure gli uffici del personale. In cima alle scale del Centro culturale, nel frattempo, ha trovato posto però anche il Lad, il Laboratorio artigianale digitale, che, grazie alla presenza di due docenti fissi, contribuirà a far incontrare i ragazzi delle scuole con le tecnologie. E sarà un altro modo di vivere ‘LaFilanda’.
Vassere: 'Numeri clamorosi'
Sarà stata anche l’aria di novità – al Dipartimento educazione, cultura e sport l’hanno messa in conto –, ma anche Stefano Vassere, direttore del Sistema bibliotecario ticinese, deve ammettere che certi dati sono «clamorosi». Come quelli del tesseramento, che in tre mesi ha registrato circa 600 nuovi iscritti (da una cinquantina che erano prima). Il dirigente non si sottrae e snocciola una serie di numeri da grandi occasioni. Gli stessi che misurano il successo de ‘LaFilanda’ a Mendrisio. Un Centro culturale che da subito ha riconosciuto nella Biblioteca cantonale la sua «spina dorsale», come ricorda il capodicastero Paolo Danielli. Che non manca di sottolineare che il servizio cantonale «beneficia dello spaccato di società – catalizzato dal Centro, ndr – e dell’offerta culturale proposta». Il bilancio dei primi 90 giorni, riconosce Vassere, è «in linea con l’entusiasmo» che ha accompagnato questo progetto. Ma soprattutto rinfranca. Merito pure di chi si è rimboccato le maniche, la «retroguardia» dei bibliotecari: «Tra i migliori del Sistema cantonale». Per finire in forza a Mendrisio ce ne saranno tre (con l’aumento di un’unità). E di questi tempi, tiene a ribadire, è un’impresa quasi impossibile incidere sul personale dello Stato. «Noi ci siamo riusciti». Raddoppiano, invece, le sedi – alla Filanda e al Liceo, «che stiamo ricostruendo e riavviando» – e il budget messo a disposizione nel 2018, passato da 3mila a 7mila franchi. Per il 2019, poi, si guarda oltre. «L’idea – spiega – è di adattare le risorse a preventivo». Così da allinearle a quelle delle altre Biblioteche del cantone. Al Dipartimento, insomma, sono «molto soddisfatti»; e non lo si nega. A questo punto, chiediamo, il modello mendrisiense farà scuola? Ad aprire la strada in Ticino, ci fa presente il direttore, è stato Locarno. «Certo, dal profilo della biblioteca di pubblica lettura e cultura farà scuola. Ma solo in questo settore». Come dire che i mandati cantonali assegnati alle altre sedi si differenziano. Impensabile, quindi, una omologazione. ‘LaFilanda’, però, potrebbe beneficiare della sua valenza socioculturale. Ma in questo caso, si legge fra le righe, per ricevere una mano bisognerebbe bussare ad altre porte... dipartimentali.