Il Centro culturale di Mendrisio compie un anno. ‘Un modello che piace al resto della Svizzera’. Domenica la Città lo festeggia
A Mendrisio e dintorni? Tutti casa, lavoro e biblioteca. Può sembrare azzardato, ma chi se ne intende osa ormai pensare al Centro culturale ‘La Filanda’ come a un ‘terzo luogo sociologico’. A un anno dal varo il successo di quella che era considerata da più parti una scommessa, in effetti, è cosa certa. Domani, domenica, insomma, la Città ha tutte le ragioni di festeggiare il primo compleanno di un progetto nato in una struttura che porta con sé 150 anni di storia. Lo farà con una giornata particolare: dalle 9 alle 21 (peraltro l’orario canonico del Centro) si potranno riscoprire spazi e attività che animano via Industria (andando altresì alla scoperta dell’Archivio storico), mentre alle 17 vi sarà un momento ufficiale.
Sarà l’occasione per toccare con mano quello che a livello svizzero è riconosciuto come un ‘modello’, cuore di questa esperienza la Biblioteca cantonale di pubblica lettura. Non bisogna stupirsi, fa notare Stefano Vassere, direttore del Sistema bibliotecario ticinese, se ‘La Filanda’ è diventata «meta di delegazioni di altre biblioteche svizzere», conquistate soprattutto dall’ampia fascia oraria di apertura (resa possibile dall’impegno dei Filanderi). Del resto, «tende a far scuola anche negli altri istituti del Sistema», assicura. Il prestito automatico che si sta pensando di introdurre a Lugano è stato sperimentato qui.
E allora, si capisce bene come sia stato possibile raddoppiare i prestiti librari da un anno all’altro. E può non sorprendere scoprire che il settore di punta non sia tanto la narrativa quanto la saggistica divulgativa. Ma la vera peculiarità , come osserva Simone Soldini, curatore del Museo d’arte di Mendrisio, è rappresentata dal «fattore sociale». Ovvero «dall’impatto avuto dal Centro sul tessuto sociale». Di fatto ‘La Filanda’ è diventata «un punto di riferimento per persone con esigenze (ed età, ndr) diversissime».
Se lo chiedete ad Agnès Pierret, capoprogetto, vi dirà che questi spazi sono «un luogo di vera inclusione per l’intera regione, dove coesistono le più disparate attività». Il motivo? «Un’alchimia di cui non sono in grado di spiegare le ragioni», ammette; ma alla quale non è estranea la volontà di fare cultura popolare (nella sua accezione migliore). Sta di fatto che le premesse, come conferma il capodicastero Museo e cultura Paolo Danielli, «non solo si sono confermate, ma sono andate ben oltre le attese». E hanno convinto a pensare concretamente al futuro (come riferito da ‘laRegione’ dell’11 settembre). Di che rendere «orgoglioso» l’ex sindaco Carlo Croci, che oggi guida la cordata dell’Associazione LaFilanda.