Chiasso si dice sempre contraria alla Regione unica. Mendrisio appare più attendista. Colombo Regazzoni: ‘Succederà quando nascerà un solo Comune nel Distretto’.
Qui al Sud del Ticino non tutti sono propensi a digerire il boccone amaro della riorganizzazione delle Polizie comunali. Nelle stanze del Dipartimento delle istituzioni (Di) si è pronti (o quasi) a ridisegnare la mappa delle Regioni (quelle in divisa), ma nel Mendrisiotto non si è altrettanto disposti a mettersi sull’attenti. Non con la prospettiva di avere un solo polo di riferimento – ancora non si è deciso quale, se Chiasso o Mendrisio – e con la possibilità, concreta, per Stabio di dover rinunciare a un Corpo strutturato. Quest’ultimo Comune, infatti, non le ha mandate a dire all’autorità cantonale, mettendo nero su bianco tutte le sue perplessità (cfr. ‘laRegione’ del 16 novembre). Ma da queste parti non è il solo a fare resistenza. La cittadina di confine non sembra, infatti, così incline a rinunciare al suo ruolo di polo. Sonia Colombo Regazzoni, capodicastero Sicurezza pubblica a Chiasso, non fa fatica a dichiarare la sua contrarietà. Per la serie, i riformisti ‘no pasaran’. Anzi, non ha avuto remore a dichiararlo in modo chiaro anche allo stesso direttore del Di Norman Gobbi in occasione dell’ultimo incontro informativo. «Mi sono permessa di ribadire – ci dice – che questo tema andrà trattato quando il Mendrisiotto sarà un Comune unico. A quel punto, ci si potrà chinare sulla problematica e trovare delle soluzioni». E Gobbi? «Mi ha confermato che occorre puntare sulle aggregazioni». Il che ha colto persino un po’ di sorpresa la municipale chiassese. In ogni caso di aperture, ora come ora, non se ne fanno. Non a caso Chiasso (come Stabio realtà di confine) punta molto sulla prossimità territoriale. In posizione più attendista, invece, appare il capoluogo. Samuel Maffi, capodicastero Sicurezza pubblica di Mendrisio, ha provato a mettersi nei panni del direttore del Dipartimento. «Posso comprendere che le Polizie strutturate, così come si presentano oggi, in certi casi facciano fatica: gli esempi concreti in questi primi tre anni di esperienza non sono mancati – motiva Maffi –. Basta che i rapporti interni non siano idilliaci e un piccolo Corpo va subito in crisi, perché non ha numeri sufficienti (in termini di effettivi, ndr). E allora i poli devono subentrare. Capisco, allora, che il Cantone, in un’ottica più ampia, a livello procedurale e operativo voglia mettere un po’ di ordine». La revisione, però, toccherà anche Stabio, ora convenzionato con Mendrisio. «Dal profilo tecnico-operativo, ma anche politico e morale, la situazione a Stabio è diversa: è un’unicità – puntualizza il capodicastero –. Dunque si possono capire le rimostranze locali. Si è sempre collaborato bene e si è trovata un’intesa per una copertura sulle 24 ore». Come è nelle aspettative cantonali.
Mendrisio è disposta ad aprire la discussione? «Il Dipartimento sembra deciso a portare avanti il progetto. Quindi, ci si dovrà giocare i temi in ambito di modifica del Regolamento. Visto che per la revisione legislativa si coinvolgerà il Gran Consiglio». E lì sul tavolo ci sarà il futuro dei piccoli enti locali. E sulla visione cantonale di un polo unico nel Distretto? «Per quanto riguarda il polo unico staremo a vedere l’evolversi della situazione», ribadisce Maffi. L’orizzonte è quello del 2025. «Chiariamo: non andrà a sparire uno dei due Corpi di Polizia – saranno mantenuti agenti e convenzioni, ndr –: una delle due Polizie polo coordinerà la sicurezza a livello regionale e sarà l’interlocutore del Cantone». Anche perché, fa capire Maffi, tenere i contatti con i Comuni ‘alleati’ è già ora un bell’impegno. «È evidente – ammette in conclusione – pure per noi sarebbe un peccato non essere presenti sul territorio come polo». La partita è tutt’altro che chiusa.